Recensione
Danganronpa: The Animation
7.0/10
Basato su un videogioco, Danganrompa è un anime che mescola i caratteri di un Battle Royal (necessità di uccidersi per salvarsi) a quelli, ben più complessi, di "Dieci piccoli indiani". Il tutto parte quando Makoto Naegi, uno studente senza particolari abilità, viene ammesso alla Hope's Peak Academy, prestigiosissimo istituto che raccoglie solo gli studenti più abili e dotati. Appena entrato, Naegi si ritrova nella palestra insieme ad un gruppo di studenti, ognuno dei quali spicca in un determinato ambito (dal baseball al pop), mentre uno strano orso a due colori rivela loro che sono stati rapiti, e che verranno tenuti bloccati nell'accademia per sempre. Unico modo di uscire, uccidere uno dei propri compagni. Da questo inizio confuso, si dipana una storia fatta di continui omicidi e sospetti, mentre i sopravvissuti cercano, in numero sempre decrescente, di spiegare le ragioni dietro a questo crudele gioco.
Letta la trama, chiunque ami le sensazioni di mistero e sospetto che ogni buona storia di questo tipo riserva potrebbe credere di aver trovato ciò che stava da lungo cercando. Purtroppo, questa aspettativa viene ben presto delusa: lo schema morte, investigazione e scoperta del colpevole diventa quasi di routine, lasciando ben poco spazio all'atmosfera di sospetto ed attesa che sono il sale di questo genere narrativo. Lacunose sono poi le motivazioni dietro alle cause scatenanti della vicenda, che non vengono mai chiarite.
I personaggi sono ridotti spesso a macchiette stereotipate, senza grandi approfondimenti riguardo alle loro personalità, che pure spesso sono interessanti.
Altra nota dolente è la grafica, più simile a quella di un cartone che ad un anime, con oggetti mal disegnati e dai colori sgargianti ed inappropriati (il sangue per esempio è fucsia).
In definitiva l'anime. seppur gradevole e spesso interessante, non esprime al pieno le sue potenzialità, e lascia in colui che lo guarda l'ormai abituale sensazione di aver visto un anime a metà e sottosviluppato.
Letta la trama, chiunque ami le sensazioni di mistero e sospetto che ogni buona storia di questo tipo riserva potrebbe credere di aver trovato ciò che stava da lungo cercando. Purtroppo, questa aspettativa viene ben presto delusa: lo schema morte, investigazione e scoperta del colpevole diventa quasi di routine, lasciando ben poco spazio all'atmosfera di sospetto ed attesa che sono il sale di questo genere narrativo. Lacunose sono poi le motivazioni dietro alle cause scatenanti della vicenda, che non vengono mai chiarite.
I personaggi sono ridotti spesso a macchiette stereotipate, senza grandi approfondimenti riguardo alle loro personalità, che pure spesso sono interessanti.
Altra nota dolente è la grafica, più simile a quella di un cartone che ad un anime, con oggetti mal disegnati e dai colori sgargianti ed inappropriati (il sangue per esempio è fucsia).
In definitiva l'anime. seppur gradevole e spesso interessante, non esprime al pieno le sue potenzialità, e lascia in colui che lo guarda l'ormai abituale sensazione di aver visto un anime a metà e sottosviluppato.