Recensione
Danganronpa: The Animation
4.0/10
Con molta curiosità mi sono approcciata alla visione di "Danganronpa", anime tratto dall'omonimo videogioco, poiché il genere poliziesco/survival game suscita in me sempre un certo fascino. Non avevo particolari aspettative, non conoscendo praticamente nulla riguardo alla serie, eppure sono riuscita lo stesso a rimanere delusa.
Le premesse, che sembrano andare molto forte in questo periodo, sono le seguenti: Naegi vince con la sua fortuna una borsa di studio che gli permetterà di studiare in una rinomatissima Accademia, che accoglie ragazzi talentuosi da tutto il mondo/Giappone (non si capisce bene). Presto, i nostri quindici baldi giovini si ritroveranno alle prese con Processi di Classe e risoluzione di delitti: le condizioni del burattinaio -un orso bicolore assolutamente disgustoso ed irritante- sono che loro potranno uscire dalla scuola solo qualora commetteranno un omicidio senza farsi scoprire dagli altri studenti. L'alternativa, è una "punizione" ad opera del sopracitato Monokuma.
Già i primi episodi colpiscono subito per la loro demenzialità: a partire dal character design dei personaggi, continuando con le loro voci e il loro modo di comportarsi, per concludere con il primo omicidio. Tutto è troppo enfatizzato, troppo portato al limite, troppo "strambo" per essere anche solo credibile che si parli di una scuola nella quale si commettono omicidi; ma tant'è, e tanto vale farsene una ragione.
Quando il cadavere di una vittima viene scoperto da tre persone, viene annunciato l'inizio delle indagini: gli studenti si mobilitano per cercare ogni indizio possibile nello spazio a loro concesso, e quando il burattinaio è stanco, annuncia l'inizio del Processo di Classe, dove bisogna discutere insieme su indizi e prove e scovare il colpevole.
Ho trovato molto furba -e invero molto azzeccata- questa scelta di dotare Monokuma di un vero e proprio potere assoluto: la trama procede troppo lenta? Interrompiamo le indagini. C'è bisogno di un colpo di scena? Facciamogli fare un annuncio straordinario. Quasi tutti gli indizi che ci giungono, soprattutto con l'avvicinarsi del processo finale, nella maggior parte dei casi ci vengono forniti da un intervento di Monokuma, e ciò rende quasi tutti i personaggi fondamentalmente inutili. Infatti, questi iniziano a suscitare un minimo di interesse nello spettatore solo da metà serie in poi, ovvero quando il loro numero in un modo o nell'altro viene dimezzato (e ciò porterà anche ad un minimo di sviluppi interessanti).
La trama è molto lineare nel suo svolgersi, per via dello schema omicidio-processo-punizione, e ciò alla lunga risulta davvero noioso, a maggior ragione perché nei processi di classe, il colpevole sarà sempre la persona con l'alibi migliore e la più insospettabile, quella che si credeva la più innocente. Anche in quell'unica occasione dove la situazione vittima-carnefice è diversa dal solito, il tutto non viene sfruttato, e si pensa invece di dare allo spettatore tutti gli indizi necessari alla comprensione della soluzione, quando invece si poteva puntare su qualcosa di più contorto.
La grafica è abbastanza nella norma, non spicca per eccellenza o innovazione ne è particolarmente brutta. Da quel che ho capito si rimane molto attaccati all'impostazione del videogioco, fatto che in certi punti può risultare perfino irritante. Le uniche situazioni un po' particolari sono quelle delle punizioni, dove si adotta un tipo di disegno diverso.
Le musiche sono molto grintose, ma non ce n'è nessuna di particolarmente memorabile. La opening è carina, l'ending pure, ma quell'orribile canzoncina di Monokuma in uno dei primi episodi non si può proprio sentire.
In conclusione, "Danganronpa" è un anime che sconsiglio vivamente, quel che poteva esserci di buono non è stato sfruttato a dovere tranne che negli ultimi episodi. Il finale lascia basiti per la sua mancanza di un qualsiasi senso logico, ma anzi per la sovrabbondanza di irritante buonismo, e non ha fatto altro che rovinare delle interessanti premesse che si erano venute a creare nei quattro episodi precedenti.
I personaggi sono insignificanti, con l'eccezione di tre o quattro, e proprio perché sono così tanti non si ha il tempo materiale di approfondirli a dovere.
Il trash non manca di certo -vedi il sangue fucsia o la trovata del burro, davvero nauseante- tanto che in alcuni punti si arriva a chiedersi perché si sta continuando a guardare questa serie.
Voto finale: 4, solo per quel pochissimo che c'è di buono negli episodi dall'otto al dodici.
Le premesse, che sembrano andare molto forte in questo periodo, sono le seguenti: Naegi vince con la sua fortuna una borsa di studio che gli permetterà di studiare in una rinomatissima Accademia, che accoglie ragazzi talentuosi da tutto il mondo/Giappone (non si capisce bene). Presto, i nostri quindici baldi giovini si ritroveranno alle prese con Processi di Classe e risoluzione di delitti: le condizioni del burattinaio -un orso bicolore assolutamente disgustoso ed irritante- sono che loro potranno uscire dalla scuola solo qualora commetteranno un omicidio senza farsi scoprire dagli altri studenti. L'alternativa, è una "punizione" ad opera del sopracitato Monokuma.
Già i primi episodi colpiscono subito per la loro demenzialità: a partire dal character design dei personaggi, continuando con le loro voci e il loro modo di comportarsi, per concludere con il primo omicidio. Tutto è troppo enfatizzato, troppo portato al limite, troppo "strambo" per essere anche solo credibile che si parli di una scuola nella quale si commettono omicidi; ma tant'è, e tanto vale farsene una ragione.
Quando il cadavere di una vittima viene scoperto da tre persone, viene annunciato l'inizio delle indagini: gli studenti si mobilitano per cercare ogni indizio possibile nello spazio a loro concesso, e quando il burattinaio è stanco, annuncia l'inizio del Processo di Classe, dove bisogna discutere insieme su indizi e prove e scovare il colpevole.
Ho trovato molto furba -e invero molto azzeccata- questa scelta di dotare Monokuma di un vero e proprio potere assoluto: la trama procede troppo lenta? Interrompiamo le indagini. C'è bisogno di un colpo di scena? Facciamogli fare un annuncio straordinario. Quasi tutti gli indizi che ci giungono, soprattutto con l'avvicinarsi del processo finale, nella maggior parte dei casi ci vengono forniti da un intervento di Monokuma, e ciò rende quasi tutti i personaggi fondamentalmente inutili. Infatti, questi iniziano a suscitare un minimo di interesse nello spettatore solo da metà serie in poi, ovvero quando il loro numero in un modo o nell'altro viene dimezzato (e ciò porterà anche ad un minimo di sviluppi interessanti).
La trama è molto lineare nel suo svolgersi, per via dello schema omicidio-processo-punizione, e ciò alla lunga risulta davvero noioso, a maggior ragione perché nei processi di classe, il colpevole sarà sempre la persona con l'alibi migliore e la più insospettabile, quella che si credeva la più innocente. Anche in quell'unica occasione dove la situazione vittima-carnefice è diversa dal solito, il tutto non viene sfruttato, e si pensa invece di dare allo spettatore tutti gli indizi necessari alla comprensione della soluzione, quando invece si poteva puntare su qualcosa di più contorto.
La grafica è abbastanza nella norma, non spicca per eccellenza o innovazione ne è particolarmente brutta. Da quel che ho capito si rimane molto attaccati all'impostazione del videogioco, fatto che in certi punti può risultare perfino irritante. Le uniche situazioni un po' particolari sono quelle delle punizioni, dove si adotta un tipo di disegno diverso.
Le musiche sono molto grintose, ma non ce n'è nessuna di particolarmente memorabile. La opening è carina, l'ending pure, ma quell'orribile canzoncina di Monokuma in uno dei primi episodi non si può proprio sentire.
In conclusione, "Danganronpa" è un anime che sconsiglio vivamente, quel che poteva esserci di buono non è stato sfruttato a dovere tranne che negli ultimi episodi. Il finale lascia basiti per la sua mancanza di un qualsiasi senso logico, ma anzi per la sovrabbondanza di irritante buonismo, e non ha fatto altro che rovinare delle interessanti premesse che si erano venute a creare nei quattro episodi precedenti.
I personaggi sono insignificanti, con l'eccezione di tre o quattro, e proprio perché sono così tanti non si ha il tempo materiale di approfondirli a dovere.
Il trash non manca di certo -vedi il sangue fucsia o la trovata del burro, davvero nauseante- tanto che in alcuni punti si arriva a chiedersi perché si sta continuando a guardare questa serie.
Voto finale: 4, solo per quel pochissimo che c'è di buono negli episodi dall'otto al dodici.