Recensione
Computer Kakumei
6.0/10
Computer Kakumei è un corto da circa 10 minuti che ci trasporta in un futuro neanche troppo lontano mostrandoci uno squarcio di ciò che potrebbe essere.
Nei primi secondi ci accompagneranno delle scene reali di una strada giapponese, passando poi alla famosa statua di Hachiko (il cane a cui è stato dedicato un monumento sulla fedeltà), qui dalla protagonista ci verrà chiesto se vogliamo dare uno sguardo al futuro e la statua di Hachiko si trasformerà in un disegno dividendo così ciò che è reale da ciò che potrebbe avvenire.
A questo punto la breve storia avrà inizio, il mondo non sembra essere cambiato tantissimo, ma l'avanzamento tecnologico ha permesso ai computer di svolgere piccoli compiti quotidiani, quasi come se l'importanza dell'uomo fosse venuta a mancare, qui troveremo la nostra svogliata protaogista intenta a "non studiare" per gli esami di ammissione all'università, la storia evolverà, il padre della ragazza nonostante i suoi problemi di salute le farà capire che solo gli uomini possono fare alcune cose e che le macchine sono dei meri oggetti usati dall'uomo, così la nostra protagonista capirà che anche lei dovrà troare qualcosa che solo lei come essere umano può fare.
In seguito ci ritroveremo all'università nel primo giorno di lezione e qui oltre a vari nuovi normali colleghi ci sarà anche il primo "studente computer", un'intelligenza artificiale invisibile ad occhio nudo in grado di comunicare normalmente con gli altri quasi come fosse un essere umano normale.
Analizzando il corto il messaggio inviato sembra abbastanza ambiguo, in un primo momento grazie all'intervento del padre sembra come detto sopra che per quanto avanzata sia una macchina, sarà sempre l'uomo a poter fare determinate cose, per tale motivo la ragazza si iscriverà ad un corso seguibile secondo logica solo da umani, niente calcoli, niente numeri, ma interazione tra uomini, nllo specifico relazioni internazionali, qualcosa che lei possa fare ed un computer no.
Qui però entrerà in scena l'ambiguità detta prima, un computer in grado di interagire, il primo della probabile lunga serie, un nuovo computer in grado di fare ciò che solamente gli umani potevano...
Un messaggio sul fatto che l'uomo un giorno diventerà inutile, sul fatto che il sacrificio del padre di allontanarsi dalla sua famiglia per fare solo ciò che lui può fare sia inutile, tanto un giorno un computer lo avrebbe potuto fare senza sacrificare i suoi affetti...
L'unico senso trovato in questo corto potrebbe essere una denuncia nei confronti dello sviluppo tecnologico, ma anche questo viene messo in dubbio dai cuoricini (non visibili ma ovvi) negli occhi della ragazza alla vista dell'intelligenza artificiale, se fosse stata una serie romantica sarebbe potuto essere un buon incipit per il genere sentimentale, ma nel contesto in cui si trova la vista di quell'essere che nega il sacrificio del padre e ciò che lei ha deciso di fare nella vita avrebbe dovuto suscitare nient'altro che odio e frustrazione nella ragazza...
Corto da visionare solo per la bellezza delle ambientazioni e dei disegni e per avere uno squarcio di uno dei possibili futuri, ma con un risvolto finale inutile e abbastanza fastidioso.
Nei primi secondi ci accompagneranno delle scene reali di una strada giapponese, passando poi alla famosa statua di Hachiko (il cane a cui è stato dedicato un monumento sulla fedeltà), qui dalla protagonista ci verrà chiesto se vogliamo dare uno sguardo al futuro e la statua di Hachiko si trasformerà in un disegno dividendo così ciò che è reale da ciò che potrebbe avvenire.
A questo punto la breve storia avrà inizio, il mondo non sembra essere cambiato tantissimo, ma l'avanzamento tecnologico ha permesso ai computer di svolgere piccoli compiti quotidiani, quasi come se l'importanza dell'uomo fosse venuta a mancare, qui troveremo la nostra svogliata protaogista intenta a "non studiare" per gli esami di ammissione all'università, la storia evolverà, il padre della ragazza nonostante i suoi problemi di salute le farà capire che solo gli uomini possono fare alcune cose e che le macchine sono dei meri oggetti usati dall'uomo, così la nostra protagonista capirà che anche lei dovrà troare qualcosa che solo lei come essere umano può fare.
In seguito ci ritroveremo all'università nel primo giorno di lezione e qui oltre a vari nuovi normali colleghi ci sarà anche il primo "studente computer", un'intelligenza artificiale invisibile ad occhio nudo in grado di comunicare normalmente con gli altri quasi come fosse un essere umano normale.
Analizzando il corto il messaggio inviato sembra abbastanza ambiguo, in un primo momento grazie all'intervento del padre sembra come detto sopra che per quanto avanzata sia una macchina, sarà sempre l'uomo a poter fare determinate cose, per tale motivo la ragazza si iscriverà ad un corso seguibile secondo logica solo da umani, niente calcoli, niente numeri, ma interazione tra uomini, nllo specifico relazioni internazionali, qualcosa che lei possa fare ed un computer no.
Qui però entrerà in scena l'ambiguità detta prima, un computer in grado di interagire, il primo della probabile lunga serie, un nuovo computer in grado di fare ciò che solamente gli umani potevano...
Un messaggio sul fatto che l'uomo un giorno diventerà inutile, sul fatto che il sacrificio del padre di allontanarsi dalla sua famiglia per fare solo ciò che lui può fare sia inutile, tanto un giorno un computer lo avrebbe potuto fare senza sacrificare i suoi affetti...
L'unico senso trovato in questo corto potrebbe essere una denuncia nei confronti dello sviluppo tecnologico, ma anche questo viene messo in dubbio dai cuoricini (non visibili ma ovvi) negli occhi della ragazza alla vista dell'intelligenza artificiale, se fosse stata una serie romantica sarebbe potuto essere un buon incipit per il genere sentimentale, ma nel contesto in cui si trova la vista di quell'essere che nega il sacrificio del padre e ciò che lei ha deciso di fare nella vita avrebbe dovuto suscitare nient'altro che odio e frustrazione nella ragazza...
Corto da visionare solo per la bellezza delle ambientazioni e dei disegni e per avere uno squarcio di uno dei possibili futuri, ma con un risvolto finale inutile e abbastanza fastidioso.