Recensione
5 centimetri al secondo
8.0/10
Film uscito nel 2007 per la regia di Makoto Shinkai, "5 cm Per Second" è un anime critico e criticato per vari motivi. Alcuni dicono che mascheri il vuoto cosmico con scontate e mielose riflessioni, altri che è un capolavoro indiscusso: qual è la verità?
Posto che non sprecherò nemmeno un secondo a parlare dell'animazione sublime che mi ha lasciato a bocca aperta, "5 cm Per Second" non è un film facile. Mettere in scena una storia d'amore senza approfondire i personaggi è una mossa rischiosa, c'è sempre il pericolo che il tutto scivoli nell'apatia dello spettatore e che esso non riesca a identificarsi nella vicenda. Che è più o meno quello che succede qui: dopo tutto si tratta di un film di circa settanta minuti, diviso in tre episodi che coprono un arco temporale notevole, di quindici anni circa. Lo spettatore non si identifica davvero nel ragazzo innamorato, nella ragazzina timida che lo aspetta per ore o in quella timida che non riesce a confessarsi a lui; così come è vero che non vi è una vera e propria trama, quanto un paio di situazioni che sembrano quasi buttate lì a caso. Un film che parla di niente, se non dei pensieri dei personaggi, in particolar modo del protagonista.
Ed è in questo niente che si arriva al messaggio del regista: i discorsi sono insufficienti, le parole fuorvianti, perché l'amore è un sentimento che non si può esprimere razionalmente, ma solo attraverso gesti e sguardi, che per un secondo possono colmare il vuoto esistenziale all'interno di ognuno di noi. La domanda che ogni spettatore si dovrebbe porre, non è "A che velocità cadono i petali di ciliegio o i fiocchi di neve?", quanto "Cosa succede tra l'atterraggio di un petalo e l'altro?".
Takaki si dichiara ad Arai durante la fioritura dei ciliegi e lei ricambia il sentimento: questo fatto sconvolge terribilmente la vita del ragazzo, tanto che per anni non farà altro che pensare al suo amore perduto, mentre lei presto o tardi capirà che altro non si trattava se non di una cotta adolescenziale, bella e intensa ma destinata a finire. Anche cadendo a cinque cm al secondo, il petalo di Takaki impiega quindici anni per toccare terra, con quale risultato? Che finalmente si accorge di aver perso qualcosa molti anni prima e che sino ad allora la sua vita è stato un vano cercare di non notare l'evidenza. Incapace di comunicare ad altri il suo malessere, Takaki non capisce che la sua cecità distrugge sé stesso e ferisce le persone accanto a lui, spingendolo sempre più nel suo guscio, da cui ormai diventa quasi impossibile uscire da solo; ma nel vuoto che si è creato nessuno più lo verrà a riprendere. Ed ecco che "5 cm Per Second" diventa una metafora sulla crescita: banalmente, ma non troppo, cresciamo solo quando siamo disposti a superare certi schemi di pensiero, altrimenti rimaniamo indietro. La distanza tra un petalo e l'altro.
"5 cm Per Second" non è un film da mezze misure, ed è difficile spiegarlo a parole evitando di diventare prolissi e verbosi. E' un anime che trasmette emozioni che possono essere colte a vari livelli, a seconda della sensibilità del singolo, ma io consiglio sempre di vederlo, quanto meno perché è bellissimo da guardare e non dura molto: se poi riesce a smuovere anche una piccola scintilla di emozione, allora avrà raggiunto il suo scopo.
Posto che non sprecherò nemmeno un secondo a parlare dell'animazione sublime che mi ha lasciato a bocca aperta, "5 cm Per Second" non è un film facile. Mettere in scena una storia d'amore senza approfondire i personaggi è una mossa rischiosa, c'è sempre il pericolo che il tutto scivoli nell'apatia dello spettatore e che esso non riesca a identificarsi nella vicenda. Che è più o meno quello che succede qui: dopo tutto si tratta di un film di circa settanta minuti, diviso in tre episodi che coprono un arco temporale notevole, di quindici anni circa. Lo spettatore non si identifica davvero nel ragazzo innamorato, nella ragazzina timida che lo aspetta per ore o in quella timida che non riesce a confessarsi a lui; così come è vero che non vi è una vera e propria trama, quanto un paio di situazioni che sembrano quasi buttate lì a caso. Un film che parla di niente, se non dei pensieri dei personaggi, in particolar modo del protagonista.
Ed è in questo niente che si arriva al messaggio del regista: i discorsi sono insufficienti, le parole fuorvianti, perché l'amore è un sentimento che non si può esprimere razionalmente, ma solo attraverso gesti e sguardi, che per un secondo possono colmare il vuoto esistenziale all'interno di ognuno di noi. La domanda che ogni spettatore si dovrebbe porre, non è "A che velocità cadono i petali di ciliegio o i fiocchi di neve?", quanto "Cosa succede tra l'atterraggio di un petalo e l'altro?".
Takaki si dichiara ad Arai durante la fioritura dei ciliegi e lei ricambia il sentimento: questo fatto sconvolge terribilmente la vita del ragazzo, tanto che per anni non farà altro che pensare al suo amore perduto, mentre lei presto o tardi capirà che altro non si trattava se non di una cotta adolescenziale, bella e intensa ma destinata a finire. Anche cadendo a cinque cm al secondo, il petalo di Takaki impiega quindici anni per toccare terra, con quale risultato? Che finalmente si accorge di aver perso qualcosa molti anni prima e che sino ad allora la sua vita è stato un vano cercare di non notare l'evidenza. Incapace di comunicare ad altri il suo malessere, Takaki non capisce che la sua cecità distrugge sé stesso e ferisce le persone accanto a lui, spingendolo sempre più nel suo guscio, da cui ormai diventa quasi impossibile uscire da solo; ma nel vuoto che si è creato nessuno più lo verrà a riprendere. Ed ecco che "5 cm Per Second" diventa una metafora sulla crescita: banalmente, ma non troppo, cresciamo solo quando siamo disposti a superare certi schemi di pensiero, altrimenti rimaniamo indietro. La distanza tra un petalo e l'altro.
"5 cm Per Second" non è un film da mezze misure, ed è difficile spiegarlo a parole evitando di diventare prolissi e verbosi. E' un anime che trasmette emozioni che possono essere colte a vari livelli, a seconda della sensibilità del singolo, ma io consiglio sempre di vederlo, quanto meno perché è bellissimo da guardare e non dura molto: se poi riesce a smuovere anche una piccola scintilla di emozione, allora avrà raggiunto il suo scopo.