Recensione
Welcome to the N.H.K.
8.0/10
Il Giappone ha una cultura completamente diversa dalla nostra, sembra quasi che siamo due mondi lontani, non solo per la distanza in longitudine.
Questo "Welcome to the N.H.K." ci permette di scoprirne alcuni lati sconcertanti, che i più ignoranti come me conoscevano, ma non si sono mai presi la briga di approfondire. In questo caso l'argomento trattato è la vita, o meglio la voglia di vivere, visto che in Giappone sono molto diffusi gli hikikomori (persone senza lavoro né vita sociale) e purtroppo sono molto frequenti anche i suicidi. Premetto che non ho letto il fumetto, quindi non sono in grado di fare un dovuto confronto tra le due opere, che a quanto pare sono leggermente diverse.
La trama parla di un ragazzo di nome Sato che da molto tempo sta chiuso in casa senza lavorare e senza fare alcunché. Viene mantenuto dai genitori ed esce di casa (dal suo piccolo monolocale) solo per comprare da mangiare. Più o meno subito ci viene detto che non è uno stupido, perché si era diplomato e iscritto anche all'università prima di finire isolato, a causa di sue paranoie sulle cospirazioni. In qualche modo una ragazzina di nome Misaki e una sua vecchia conoscenza che abita proprio nella stanza a fianco alla sua cambieranno nel bene e nel male la sua visione del mondo, mentre una sua vecchia senpai e la capoclasse delle superiori giocheranno un ruolo diverso.
Possiamo quindi definire sia protagonista che coprotagonisti, cinque in totale, tutti caratterizzati in maniera splendida. Sono portate avanti le problematiche di tutti, con approfondimenti su ogni personaggio man mano che la storia procede. Non posso negare che non tutti i personaggi hanno avuto il mio interesse, perché se la senpai all'inizio era molto intrigante, col passare delle puntate ho persino sperato che non comparisse più; la capoclasse invece è piuttosto stereotipata, così come Sato, che l'ho trovato fin stroppo stupido in certe situazioni, anche se ha avuto una certa evoluzione nell'andare avanti. Una spalla sopra gli altri sono Yamazaki (il vecchio conoscente di Sato, nonché suo attuale vicino di casa) e Misaki, la ragazzina che si propone di aiutare Sato a risolvere la sua situazione. Il primo ha forse persino più casini nella testa del protagonista, ma conduce una vita semi-normale, seppure sia un otaku della peggior specie, mentre la seconda ha un carattere molto particolare e interessante, ma per saperne di più sul suo conto dovremo aspettare le ultime puntate. Io alla fine mi sono innamorato del suo personaggio, e forse anche per questo non ho troppo digerito alcuni modi di fare di Sato.
La trama di per sé non è il massimo dell'allegria, come si può capire, e il suo incedere fin troppo lentamente fa sì che spesso la visione diventi un'impresa. Per fortuna spesso partivano un bel giro di chitarra acustica che manteneva alto il livello di malinconia, oppure, come verso la fine, alcune canzoni perfettamente riuscite e ben integrate nelle puntate. Colonna sonora: voto 10. La grafica invece ha un brusco calo nella parte finale, nonostante parta su ottimi livelli.
In definitiva, è un anime che sicuramente mi è piaciuto abbastanza, ma non riesco a elevarlo a capolavoro, lo vedo più come una splendida idea sfruttata non appieno.
Questo "Welcome to the N.H.K." ci permette di scoprirne alcuni lati sconcertanti, che i più ignoranti come me conoscevano, ma non si sono mai presi la briga di approfondire. In questo caso l'argomento trattato è la vita, o meglio la voglia di vivere, visto che in Giappone sono molto diffusi gli hikikomori (persone senza lavoro né vita sociale) e purtroppo sono molto frequenti anche i suicidi. Premetto che non ho letto il fumetto, quindi non sono in grado di fare un dovuto confronto tra le due opere, che a quanto pare sono leggermente diverse.
La trama parla di un ragazzo di nome Sato che da molto tempo sta chiuso in casa senza lavorare e senza fare alcunché. Viene mantenuto dai genitori ed esce di casa (dal suo piccolo monolocale) solo per comprare da mangiare. Più o meno subito ci viene detto che non è uno stupido, perché si era diplomato e iscritto anche all'università prima di finire isolato, a causa di sue paranoie sulle cospirazioni. In qualche modo una ragazzina di nome Misaki e una sua vecchia conoscenza che abita proprio nella stanza a fianco alla sua cambieranno nel bene e nel male la sua visione del mondo, mentre una sua vecchia senpai e la capoclasse delle superiori giocheranno un ruolo diverso.
Possiamo quindi definire sia protagonista che coprotagonisti, cinque in totale, tutti caratterizzati in maniera splendida. Sono portate avanti le problematiche di tutti, con approfondimenti su ogni personaggio man mano che la storia procede. Non posso negare che non tutti i personaggi hanno avuto il mio interesse, perché se la senpai all'inizio era molto intrigante, col passare delle puntate ho persino sperato che non comparisse più; la capoclasse invece è piuttosto stereotipata, così come Sato, che l'ho trovato fin stroppo stupido in certe situazioni, anche se ha avuto una certa evoluzione nell'andare avanti. Una spalla sopra gli altri sono Yamazaki (il vecchio conoscente di Sato, nonché suo attuale vicino di casa) e Misaki, la ragazzina che si propone di aiutare Sato a risolvere la sua situazione. Il primo ha forse persino più casini nella testa del protagonista, ma conduce una vita semi-normale, seppure sia un otaku della peggior specie, mentre la seconda ha un carattere molto particolare e interessante, ma per saperne di più sul suo conto dovremo aspettare le ultime puntate. Io alla fine mi sono innamorato del suo personaggio, e forse anche per questo non ho troppo digerito alcuni modi di fare di Sato.
La trama di per sé non è il massimo dell'allegria, come si può capire, e il suo incedere fin troppo lentamente fa sì che spesso la visione diventi un'impresa. Per fortuna spesso partivano un bel giro di chitarra acustica che manteneva alto il livello di malinconia, oppure, come verso la fine, alcune canzoni perfettamente riuscite e ben integrate nelle puntate. Colonna sonora: voto 10. La grafica invece ha un brusco calo nella parte finale, nonostante parta su ottimi livelli.
In definitiva, è un anime che sicuramente mi è piaciuto abbastanza, ma non riesco a elevarlo a capolavoro, lo vedo più come una splendida idea sfruttata non appieno.