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6.0/10
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Non troppi anni fa, Black Lagoon irruppe con roboante violenza nelle nostre case grazie al compianto Anime Night su MTV. Quali erano (sono) i caratteri che all'epoca lo fecero notare? E vale davvero la pena di guardarsi quelle 12 puntate di cui è composto?

Analizziamo un punto per volta, partendo dalla trama, tanto semplice quanto pretestuosa. Durante un'operazione di routine nel mare di un non meglio specificato paese dell'estremo oriente (probabilmente nella polinesia) un comune impiegato giapponese viene sequestrato da una banda di pirati su commissione, detti la Black Lagoon. Dopo vari eventi, l'impegato (che da li in poi decide di chiamarsi Rock) si unirà alla banda, constatando che nonostante i loro difetti dovuti alla natura grezza, indisponente ed anarchica dei membri, si troverà molto meglio che non tra i colletti bianchi giapponesi. Da li in poi, ci saranno un susseguirsi di puntate che ci presenteranno meglio i personaggi e catapulteranno Rock e Revy, la procace pistolera della Black Lagoon, in molte situazioni.
Situazioni che varieranno in forma ma mai in significato, dato che lo schema delle puntate è sempre lo stesso, a base di battute volgari, cazzotti, piombo, una buona dose di ironia e vago surrealismo di certe fasi: il che non è necessariamente un male, se si cerca un anime per passare 20 minuti con il cervello spento a godersi le sparatorie, ma priva di spessore l'opera. Vengono presentati personaggi appena abbozzati, senza un reale spessore psicologico (probabilmente sarebbe dovuto essere così nelle stagioni a seguire, ma su questo punto ci torniamo dopo), le motivazioni di questi ultimi e spesso del protagonista stesso sono insondabili, che rende fastidioso allo spettatore che utilizza più di dieci neuroni seguire la narrazione sempre linearissima. Ma in realtà questo non è necessariamente un problema, se fosse un anime semi-parodico, con personaggi quasi fumettistici, irrealistici fino all'eccesso, esagerati in tutto e per tutto, che mai si prendono davvero sul serio. Infatti, numerosissimi sono i richiami ai film d'azione anni '80, da Terminator a The Killer, da Aliens a Bullet in the Head che spesso divertono e strappano più di una risata o un'esclamazione di approvazione; tuttavia spesso questo viene vanificato da uno dei due punti deboli dell'anime.
Parliamo quindi del primo tasto dolente, il personaggio di Rock, che dovrebbe essere il protagonista principale. In un'ottica "ottimale", dovrebbe rappresentare gli occhi dello spettatore, che si immergono in un tessuto sociale ricco di violenza ed anarchia, dove la morte è dietro ogni angolo e dove la moralità non esiste più: peccato che nulla di tutto questo si veda davvero. La città in cui vivono i nostri è sì pericolosa, corrotta e chi più ne ha più ne metta, ma non si ha la percezione del pericolo e del male; spararsi in faccia non è mai stato così tranquillo e rilassante. Tutto è esageratamente sopra le righe, dai dialoghi, alle gesta, alle sparatorie, fino alla filosofia di vita: inspiegabile è allora il ruolo di Rock, che con i suoi pistolotti finali distrugge la divertente anarchia e cialtronaggine dell'episodio cercando di virare il tutto sul drammatico, spesso fallendo miseramente e lasciando nello spettatore un fastidio tremendo per il personaggio.
Inoltre, si vede che è una serie troncata: che si aprono tanti fili, tante sottotrame che mai vengono davvero riprese. Come lo spettatore potrà poi vedere nel seguito, Black Lagoon: Second Barrage, è evidente come il tutto fosse pensato per una serie unica che per qualche motivo non è stata portata avanti. Ma non si può terminare una serie senza riprendere almeno parte dei discorsi avviati, soprattutto se questa si prende sul serio.
E si che è proprio sotto questo versante che Black Lagoon crolla impietosamente: il comparto tecnico è di buona fattura e sebbene a volte le sparatorie risultino un po' statiche, non si ha mai la fastidiosa sensazione del riciclo di scene. Anche la musica si salva, mentre per i dialoghi va fatto un discorso a parte, dato che nell'adattamento italiano molte battute scurrili sono state riscritte per poter andare in tv, perdendo un pò la forza dirompente e cialtrona dell'originale.

Insomma, Black Lagoon (e il suo seguito, The Second Barrage) sono un prodotto destinato a chi apprezza i B-movie e gli action di Hong Kong anni '80 che vorrebbe ma non osa, soprattutto nella versione italiana. Un anime che oggettivamente sta nella media, frustrato dalla mancanza di obiettivi, messaggi da trasmettere e target di riferimento. Tuttavia la visione è estremamente consigliata: se lo prendete per il verso giusto, potreste divertirvi di brutto.