Recensione
Castaway On The Moon
8.0/10
Castaway on the Moon è un film coreano del 2009, diretto da Lee Hei-jun e distribuito in Italia dal 2010 (in realtà fu proiettato all'Udine Far East Film Festival, è andato in chiaro su Rai 4 nel 2013 mentre è ancora inedito nei cinema). Il film parla di Kim Seung-geun, colletto bianco coreano che è appena stato scaricato dalla sua ragazza e che decide di suicidarsi gettandosi da un ponte nel fiume Han, che taglia in due Seul; tutto va secondo le sue previsioni, tranne il fatto che la corrente lo porta ancora vivo e dolorante sulla spiaggia di un'isoletta deserta al centro del fiume stesso. Kim non sa nuotare e si trova quindi nell'imbarazzante situazione di essere Robinson Crusoe a 300 metri dal centro di Seul, ma egli vede questo bizzarro evento come la possibilità di un nuovo inizio: inizierà quindi ad arrangiarsi con quello che trova sull'isola, come il suo "collega" inglese nel romanzo. Nel frattempo, di tutta Seoul solo Kim Jung-yeon, una ragazza hikikomori sembra accorgersi di lui, spiandolo con un telescopio che utilizza anche per guardare la luna.
La sceneggiatura e l'intento di denuncia smaccatamente contro la società dell'immagine e della pressione sociale che la Corea del Sud (ma anche il Giappone) esercita sui propri cittadini non è la parte più imporntate, sebbene sia tra le più evideni. Il film infatti non vive di questo, come non vive della riscoperta delle radici del lavoro manuale o della metafora della primavera/estate come nuovo inizio per i protagonisti. Piuttosto il film poggia le sue basi sulla semplice solitudine: all'inizio lui è calato nella società, lei ne è del tutto esclusa. Ma man mano che il primo si stacca dal resto del mondo nella propria isola, lei osservandolo è spinta sempre di più ad uscire, ad avere un contatto con l'alieno, a provare anche lei le stesse sensazioni che provano gli uomini alla luce del sole.
E' praticamente impossibile fare una recensione di questo film senza fare spoiler, eppure è un film in cui non succede essenzialmente nulla per due ore, fatta eccezione per i 15 minuti iniziali e i 5 finali. Un film che parla del vuoto esistenziale, lo divora e propone il vuoto agli spettatori. Ma forse a ben guardare non si tratta di un vuoto, bensì di tanti piccoli gesti che nel complesso sono insignificanti (è così glorioso un piatto di noodles?) ma che ben rispecchiano le nostre vite, con i nostri piccoli drammi, le nostre mancanze, le nostre sconfitte, ma anche le nostre gioie, le nostre soddisfazioni, le nostre vittorie.
Castaway on the Moon è un film divertente e grottesco, ma anche delicato e a suo modo romantico che per qualche strano motivo, nonostante errori di regia e scivoloni vari resta meravigliosamente in piedi fino allo splendido e perfetto finale. Un miscuglio che normalmente avrebbe poco senso, prima di ricordarsi che nemmeno la nostra vita ha mai molto senso.
Consigliatissimo a tutti quelli che cercano una storia diventente, e anche a quelli che cercano una storia d'amore, e anche a quelli che vogliono una satira politica, e anche a quelli che si gustano i drammi psicologici. Insomma, un film consigliato a tutti.
La sceneggiatura e l'intento di denuncia smaccatamente contro la società dell'immagine e della pressione sociale che la Corea del Sud (ma anche il Giappone) esercita sui propri cittadini non è la parte più imporntate, sebbene sia tra le più evideni. Il film infatti non vive di questo, come non vive della riscoperta delle radici del lavoro manuale o della metafora della primavera/estate come nuovo inizio per i protagonisti. Piuttosto il film poggia le sue basi sulla semplice solitudine: all'inizio lui è calato nella società, lei ne è del tutto esclusa. Ma man mano che il primo si stacca dal resto del mondo nella propria isola, lei osservandolo è spinta sempre di più ad uscire, ad avere un contatto con l'alieno, a provare anche lei le stesse sensazioni che provano gli uomini alla luce del sole.
E' praticamente impossibile fare una recensione di questo film senza fare spoiler, eppure è un film in cui non succede essenzialmente nulla per due ore, fatta eccezione per i 15 minuti iniziali e i 5 finali. Un film che parla del vuoto esistenziale, lo divora e propone il vuoto agli spettatori. Ma forse a ben guardare non si tratta di un vuoto, bensì di tanti piccoli gesti che nel complesso sono insignificanti (è così glorioso un piatto di noodles?) ma che ben rispecchiano le nostre vite, con i nostri piccoli drammi, le nostre mancanze, le nostre sconfitte, ma anche le nostre gioie, le nostre soddisfazioni, le nostre vittorie.
Castaway on the Moon è un film divertente e grottesco, ma anche delicato e a suo modo romantico che per qualche strano motivo, nonostante errori di regia e scivoloni vari resta meravigliosamente in piedi fino allo splendido e perfetto finale. Un miscuglio che normalmente avrebbe poco senso, prima di ricordarsi che nemmeno la nostra vita ha mai molto senso.
Consigliatissimo a tutti quelli che cercano una storia diventente, e anche a quelli che cercano una storia d'amore, e anche a quelli che vogliono una satira politica, e anche a quelli che si gustano i drammi psicologici. Insomma, un film consigliato a tutti.