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Akira, ragazza dal carattere aperto e socievole, si iscrive all'accademia femminile Fujigaya per trascorrere lì gli anni delle scuole superiori. Nonostante frequenti un istituto differente, Akira rincontra la sua amica d'infanzia Fumi. Fumi Manjome è una giovane molto diversa da Akira: riservata, di poche parole e anche omosessuale. Manjome è infatti innamorata della sua senpai Yasuko. Spigliata e brillante, Yasuko non attirerà solo le attenzioni di Fumi ma anche quelle della bionda Kyoko, compagna di classa di Akira. Le quattro si troveranno gomito a gomito quando il club drammatico deciderà di eseguire una rappresentazione teatrale del romanzo di Emily Brontë "Cime Tempestose".

Questi sono gli eventi raccontati in "Aoi Hana", anime del 2009 tratto dall'omonimo manga di Takako Shimura. Ora, la trama da me sopra descritta, se questo fosse stato un buon anime, avrebbe solo dovuto essere l'incipit per uno svilupparsi degli eventi che sarebbero stati la base di una contemporanea crescita personale dei personaggi. Ma in "Aoi Hana" non succede niente di questo. I personaggi agiscono all'interno della medesima situazione (la rappresentazione di "Cime Tempestose") per quasi tutti gli undici episodi dell'anime.
Kyoko e Fumi si disperano innamorate di Yasuko versione Heathcliff e Akira cerca con tutta se stessa di capire i comportamenti della sua ritrovata amica e di esserle di supporto. La storia si sviluppa come all'interno di una bolla di sapone nella quale tutti, compreso lo spettatore, attendono che accada qualcosa di decisivo che dia una bella scossa alla trama che, putroppo, conserverà la sua lentezza e la sua sonnolenza fino alla fine. Un senso di incompiutezza pervade le fin troppo ovattate atmosfere di "Aoi Hana" e regala un finale da sbadiglio.