Recensione
Don't Click
6.0/10
Non sono la persona più qualificata per parlare di cinema horror, visto che comunque mi ci sono avvicinata solo da poco attraverso la visione di film cult, serie tv e letture del genere. Dunque spero di non offendere nessun esperto del settore se in questa recensione darò l'impressione di dire cavolate immani, ricordo che comunque il parere è puramente soggettivo. E ora iniziamo a scrivere, fresca fresca dalla visione del suddetto film!
"Don't click" è una produzione coreana del 2012, dove vediamo al centro dell'attenzione un video clip misterioso e proibito che gira su internet, in cui si mormora che chi lo guarda per intero alla fine gli capiterà qualcosa di brutto. Jeong Mi è un'adolescente interessata più alle novità sul web che allo studio, passa molto del suo tempo davanti al computer a chattare e visitare siti che la incuriosiscono. Per questo, una volta che ho scoperto di questo video maledetto, chiede ricattando al fidanzato di sua sorella di accedere per poter scaricare il file, essendo lui un genio del campo tecnologico che lavora per una squadra investigativa speciale di crimini informatici. Ma dopo aver guardato il famigerato video, una serie di strani eventi capitano alla ragazza... coinvolgendo anche Se Hee, la sorella maggiore.
Il lungometraggio ricorda per certi versi al più noto lavoro di Hideo Nakata, il regista asiatico del celebre "The Ring". A quanto pare, oggi la figura di Sadako è ancora onnipresente.
Kim Tae Kyung, nella sua versione, lo rende più giovanile e commerciale, avendo anche un gran coraggio a ingaggiare degli attori emergenti, benché alla fine non tutto combacia bene.
Ci sono delle scene in cui i produttori cercano di spaventare improvvisamente gli spettatori, purtroppo il più delle volte falliscono miseramente poiché neanche una volta riescono a terrorizzare, né a sorprendere particolarmente. Il che a mio avviso non è una pecca da poco se il film è catalogato come horror, il cui scopo è appunto scioccare o quantomeno intimorire. La pelle d'oca l'ho avuta un po' all'inizio, però dopo ero più interessata alle tematiche che alle sequenze d'orrore.
La storia si svolge nei tempi moderni, dove la gente è sempre munita e osservata dai telefoni cellulari, telecamere e webcam. Internet è un potente mezzo di comunicazione, utile ma anche distruttivo se si mettono in giro dei pettegolezzi che possono rovinare la vita di qualcuno. Il film funziona meglio quando si allontana dagli elementi tipici horror per concentrarsi sulla diffusione della tecnologia che in vari modi può influenzare negativamente la quotidianità delle persone. Il regista raffigura una società sorvegliata da videocamere in ogni angolo e stanza, in cui tutti personaggi sembrano trascorrere la maggior parte del loro tempo online tramite smartphone e computer. A inquietare seriamente sono i pericoli che possono derivare mettendo pubblicamente anche una sciocchezza in rete che usufruito male può diventare qualcosa di grosso e irreparabile. "Don't Click" riesce come critica sociale che lega questi contenuti anche a problemi attuali come il bullismo e l'invidia, con le minacce di virus e le crisi di personalità; quando la solitudine e i rimorsi possono essere più allarmanti di un fantasma.
Gli attori non sono male, la loro interpretazione è abbastanza credibile in certi fragenti e in altre meno, però le urla continue di Jung Mi a un certo punto non le potevo più sopportare. Ho apprezzato la recitazione di Se Hee da sorella premurosa ed erano ben percettibili le sue preoccupazioni, mentre del personaggio di Joo Won ho ammirato la coerenza.
Finale che lascia un senso di ansia…
"Don't click" è una produzione coreana del 2012, dove vediamo al centro dell'attenzione un video clip misterioso e proibito che gira su internet, in cui si mormora che chi lo guarda per intero alla fine gli capiterà qualcosa di brutto. Jeong Mi è un'adolescente interessata più alle novità sul web che allo studio, passa molto del suo tempo davanti al computer a chattare e visitare siti che la incuriosiscono. Per questo, una volta che ho scoperto di questo video maledetto, chiede ricattando al fidanzato di sua sorella di accedere per poter scaricare il file, essendo lui un genio del campo tecnologico che lavora per una squadra investigativa speciale di crimini informatici. Ma dopo aver guardato il famigerato video, una serie di strani eventi capitano alla ragazza... coinvolgendo anche Se Hee, la sorella maggiore.
Il lungometraggio ricorda per certi versi al più noto lavoro di Hideo Nakata, il regista asiatico del celebre "The Ring". A quanto pare, oggi la figura di Sadako è ancora onnipresente.
Kim Tae Kyung, nella sua versione, lo rende più giovanile e commerciale, avendo anche un gran coraggio a ingaggiare degli attori emergenti, benché alla fine non tutto combacia bene.
Ci sono delle scene in cui i produttori cercano di spaventare improvvisamente gli spettatori, purtroppo il più delle volte falliscono miseramente poiché neanche una volta riescono a terrorizzare, né a sorprendere particolarmente. Il che a mio avviso non è una pecca da poco se il film è catalogato come horror, il cui scopo è appunto scioccare o quantomeno intimorire. La pelle d'oca l'ho avuta un po' all'inizio, però dopo ero più interessata alle tematiche che alle sequenze d'orrore.
La storia si svolge nei tempi moderni, dove la gente è sempre munita e osservata dai telefoni cellulari, telecamere e webcam. Internet è un potente mezzo di comunicazione, utile ma anche distruttivo se si mettono in giro dei pettegolezzi che possono rovinare la vita di qualcuno. Il film funziona meglio quando si allontana dagli elementi tipici horror per concentrarsi sulla diffusione della tecnologia che in vari modi può influenzare negativamente la quotidianità delle persone. Il regista raffigura una società sorvegliata da videocamere in ogni angolo e stanza, in cui tutti personaggi sembrano trascorrere la maggior parte del loro tempo online tramite smartphone e computer. A inquietare seriamente sono i pericoli che possono derivare mettendo pubblicamente anche una sciocchezza in rete che usufruito male può diventare qualcosa di grosso e irreparabile. "Don't Click" riesce come critica sociale che lega questi contenuti anche a problemi attuali come il bullismo e l'invidia, con le minacce di virus e le crisi di personalità; quando la solitudine e i rimorsi possono essere più allarmanti di un fantasma.
Gli attori non sono male, la loro interpretazione è abbastanza credibile in certi fragenti e in altre meno, però le urla continue di Jung Mi a un certo punto non le potevo più sopportare. Ho apprezzato la recitazione di Se Hee da sorella premurosa ed erano ben percettibili le sue preoccupazioni, mentre del personaggio di Joo Won ho ammirato la coerenza.
Finale che lascia un senso di ansia…