Recensione
Sword Art Online
2.0/10
Recensione di MokeyMokey
-
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Non credo che questo anime abbia dei lati positivi, a parte i fondali e il comparto sonoro, per questo il mio voto è due.
La trama la conosciamo tutti: viene messo in vendita un videogioco che sfrutta la realtà virtuale, il primo del suo genere, ma i giocatori, dopo aver acquistato e avviato il gioco, si ritroveranno intrappolati al suo interno senza possibilità di log-out, e l'unico modo per scappare sarà completare il gioco sconfiggendo i cento boss dislocati in cento piani previsti dal gioco. Il nostro protagonista è Kirigaya Kazuto, in arte Kirito, giovane sfigato con zero vita sociale e la passione per tutto ciò che non somiglia nemmeno vagamente a un'attività sana. Dal primo episodio notiamo quanto è anonimo e scarno come personaggio, a cominciare dal suo chara: capelli corti, mediamente alto e con i capelli neri; se a tutto questo aggiungiamo il suo comportamento che varia nel modo più prevedibile possibile, possiamo dire di avere un personaggio poco originale e poco carismatico. Durante tutto l'anime si comporta nel modo più appropriato per piacere a tutte le ragazze che incontra, e infatti non ce n'è una che sfugge al suo "enorme" fascino da hikikomori che si rinchiude in casa per giocare da solo a un videogioco. Notate qualcosa di sbagliato? Non siete gli unici.
L'anime mostra dei fondali veramente degni di nota e un incipit molto interessante, presentando il tutto come un survival game. Certo, l'ambientazione videoludica non spicca per originalità, l'abbiamo già vista in ".hack//Sign" e in "Summer Wars", senza menzionare "Accel World" dello stesso autore, ma comunque interessante e attuale.
La narrazione poi distrugge quel poco filo logico presente, variando genere più volte, da survival game a slice of life/romance, per poi diventare un action. I pochi spunti carini della novel, scritta evidentemente da un principiante per lessico usato e sintassi, sono stati eliminati per rendere l'anime ancora più fruibile alle masse: basti notare che con i videogiochi ha veramente poco a che fare, escluso qualche termine qua e là.
Come dicevo, qualsiasi personaggio femminile presente nell'anime si innamorerà di Kirito; in ordine: una pettanko timidona, una loli, una fabbra (?), la tsun tsun di turno, skynet e sua cugina. Fantastico. I personaggi sono banali, scontati e fatti per essere apprezzati da chi ha poche conoscenze letterarie e cinematografiche.
La narrazione procede lenta, sconclusionata e salta tutti i combattimenti che potremo aspettarci da un anime con un incipit del genere. Sui combattimenti voglio fare un approfondimento, molte volte mi è capitato di sentirli definiti "pochi ma buoni". Falso. I combattimenti di "Sword Art Online" sono solo composti da frame grezzissimi ma con coreografie che rasentano il ridicolo, basati tutti su una scarica di colpi che per tecnica sono paragonabili a delle cinghiate, ma muniti di tanti, troppi effetti particellari volti sì a enfatizzare i colpi, ma soprattutto a nascondere i frame senza senso dei combattimenti.
Così, dopo il primo villain che dimentica il motivo per cui ha agito, ci ritroveremo contro un tipo che, nonostante sulla carta sia maschio, è probabilmente un utero-munito in continuo e infinito menarca. Urla istericamente e perde spesso la calma senza un motivo logico, ottenendo l'effetto desiderato dall'autore: quello di irritare e farsi odiare dallo spettatore che, però, nel caso sia una persona con un minimo di conoscenze e senso critico, si ritroverà a odiare meno di Kirito, che, nel frattempo, continua a fare il latin lover con tutte le ragazze che incontra, nonostante non abbia personalità né aspetto fisico gradevoli.
Molti, come difesa all'anime, dicono che bisogna soffermarsi sulla parte romance, sull'amore adolescenziale dei protagonisti che sboccia in un mondo di disperazione e ansia. Sono d'accordo, il problema è che non funziona, è una storia d'amore forzata. Innanzitutto, Asuna, la prescelta del protagonista, dopo un'entrata in scena misteriosa quanto Cluedo, si dimostra subito poco disposta verso il protagonista; nonostante tutto, cucina per lui e lo aiuta nei dungeon, si innamora senza nessun vero motivo logico (come tutte le altre) e gli offre di giacere con lei, ma il protagonista, pregno di testosterone adolescenziale, rifiuta, dall'alto della sua cavalleria - se non consideriamo il fantomatico capitolo 16.5 della novel, pubblicato sul sito dell'autore.
Ma, se mentre nella prima parte dell'anime si poteva arrivare tranquillamente a un quattro pieno, la seconda parte dimezza il voto raddoppiando fanservice e inutilità, eliminando quella traccia di psicologia pur spicciola ma gradevole presente in alcune scene della prima parte. Persone che hanno visto la morte in faccia affrontano con nessuna vera preoccupazione, in un grandioso exploit psicologico, la stessa situazione che li aveva messi in pericolo. Volete sapere cosa ne pensa della persistenza dei traumi un vero esperto? Chiedete a Sandor Clegane, per gli amici il Mastino, se ha voglia di frutta flambé.
La logica dell'anime continua il suo stravolgimento colpendo la medicina, dove le persone, a quanto pare, possono sopravvivere due anni interi con il cervello in piena attività e non riportare nessun vero danno psicologico come conseguenza, per non parlare del fisico: un po' di riabilitazione e passa tutto, Heidi consiglia anche del latte di capra e un po' d'aria di montagna.
Non contento, l'autore scomoda l'informatica, facendo mantenere, nel passaggio da un gioco all'altro, le statistiche, le abilità e gli oggetti a Kirito, nonostante egli abbia creato un nuovo account e un nuovo personaggio. Il pretesto del gioco che utilizza lo stesso server non regge minimamente da nessun punto di vista.
Abbiamo qui un anime al limite del trash, a un gradino più basso di "Twilight"; esso può far ridere per le sue incongruenze e per i suoi numerosissimi deus ex machina, ma comunque meno di un cinepanettone all'italiana.
Animazioni grezze, pochissimi combattimenti e con coreografie ridicole, trama svolta in modo ridicolo con vari cambiamenti di genere, contraddizioni logiche e buchi di sceneggiatura (a cominciare dalla creazione di SAO) e, appunto, deus ex machina clamorosi, come il lag di Kirito che gli permette di battere il boss, l'abilità unica data solo a lui (ovviamente), la console admin in una stanza sicura di un dungeon (?), eccetera.
I personaggi sono piatti e stereotipati, le tempistiche caotiche.
Io mi chiedo, esiste davvero un motivo per definire questo anime mediocre (ovvero sul 6)? Alla fine della fiera no.
Non credo che questo anime abbia dei lati positivi, a parte i fondali e il comparto sonoro, per questo il mio voto è due.
La trama la conosciamo tutti: viene messo in vendita un videogioco che sfrutta la realtà virtuale, il primo del suo genere, ma i giocatori, dopo aver acquistato e avviato il gioco, si ritroveranno intrappolati al suo interno senza possibilità di log-out, e l'unico modo per scappare sarà completare il gioco sconfiggendo i cento boss dislocati in cento piani previsti dal gioco. Il nostro protagonista è Kirigaya Kazuto, in arte Kirito, giovane sfigato con zero vita sociale e la passione per tutto ciò che non somiglia nemmeno vagamente a un'attività sana. Dal primo episodio notiamo quanto è anonimo e scarno come personaggio, a cominciare dal suo chara: capelli corti, mediamente alto e con i capelli neri; se a tutto questo aggiungiamo il suo comportamento che varia nel modo più prevedibile possibile, possiamo dire di avere un personaggio poco originale e poco carismatico. Durante tutto l'anime si comporta nel modo più appropriato per piacere a tutte le ragazze che incontra, e infatti non ce n'è una che sfugge al suo "enorme" fascino da hikikomori che si rinchiude in casa per giocare da solo a un videogioco. Notate qualcosa di sbagliato? Non siete gli unici.
L'anime mostra dei fondali veramente degni di nota e un incipit molto interessante, presentando il tutto come un survival game. Certo, l'ambientazione videoludica non spicca per originalità, l'abbiamo già vista in ".hack//Sign" e in "Summer Wars", senza menzionare "Accel World" dello stesso autore, ma comunque interessante e attuale.
La narrazione poi distrugge quel poco filo logico presente, variando genere più volte, da survival game a slice of life/romance, per poi diventare un action. I pochi spunti carini della novel, scritta evidentemente da un principiante per lessico usato e sintassi, sono stati eliminati per rendere l'anime ancora più fruibile alle masse: basti notare che con i videogiochi ha veramente poco a che fare, escluso qualche termine qua e là.
Come dicevo, qualsiasi personaggio femminile presente nell'anime si innamorerà di Kirito; in ordine: una pettanko timidona, una loli, una fabbra (?), la tsun tsun di turno, skynet e sua cugina. Fantastico. I personaggi sono banali, scontati e fatti per essere apprezzati da chi ha poche conoscenze letterarie e cinematografiche.
La narrazione procede lenta, sconclusionata e salta tutti i combattimenti che potremo aspettarci da un anime con un incipit del genere. Sui combattimenti voglio fare un approfondimento, molte volte mi è capitato di sentirli definiti "pochi ma buoni". Falso. I combattimenti di "Sword Art Online" sono solo composti da frame grezzissimi ma con coreografie che rasentano il ridicolo, basati tutti su una scarica di colpi che per tecnica sono paragonabili a delle cinghiate, ma muniti di tanti, troppi effetti particellari volti sì a enfatizzare i colpi, ma soprattutto a nascondere i frame senza senso dei combattimenti.
Così, dopo il primo villain che dimentica il motivo per cui ha agito, ci ritroveremo contro un tipo che, nonostante sulla carta sia maschio, è probabilmente un utero-munito in continuo e infinito menarca. Urla istericamente e perde spesso la calma senza un motivo logico, ottenendo l'effetto desiderato dall'autore: quello di irritare e farsi odiare dallo spettatore che, però, nel caso sia una persona con un minimo di conoscenze e senso critico, si ritroverà a odiare meno di Kirito, che, nel frattempo, continua a fare il latin lover con tutte le ragazze che incontra, nonostante non abbia personalità né aspetto fisico gradevoli.
Molti, come difesa all'anime, dicono che bisogna soffermarsi sulla parte romance, sull'amore adolescenziale dei protagonisti che sboccia in un mondo di disperazione e ansia. Sono d'accordo, il problema è che non funziona, è una storia d'amore forzata. Innanzitutto, Asuna, la prescelta del protagonista, dopo un'entrata in scena misteriosa quanto Cluedo, si dimostra subito poco disposta verso il protagonista; nonostante tutto, cucina per lui e lo aiuta nei dungeon, si innamora senza nessun vero motivo logico (come tutte le altre) e gli offre di giacere con lei, ma il protagonista, pregno di testosterone adolescenziale, rifiuta, dall'alto della sua cavalleria - se non consideriamo il fantomatico capitolo 16.5 della novel, pubblicato sul sito dell'autore.
Ma, se mentre nella prima parte dell'anime si poteva arrivare tranquillamente a un quattro pieno, la seconda parte dimezza il voto raddoppiando fanservice e inutilità, eliminando quella traccia di psicologia pur spicciola ma gradevole presente in alcune scene della prima parte. Persone che hanno visto la morte in faccia affrontano con nessuna vera preoccupazione, in un grandioso exploit psicologico, la stessa situazione che li aveva messi in pericolo. Volete sapere cosa ne pensa della persistenza dei traumi un vero esperto? Chiedete a Sandor Clegane, per gli amici il Mastino, se ha voglia di frutta flambé.
La logica dell'anime continua il suo stravolgimento colpendo la medicina, dove le persone, a quanto pare, possono sopravvivere due anni interi con il cervello in piena attività e non riportare nessun vero danno psicologico come conseguenza, per non parlare del fisico: un po' di riabilitazione e passa tutto, Heidi consiglia anche del latte di capra e un po' d'aria di montagna.
Non contento, l'autore scomoda l'informatica, facendo mantenere, nel passaggio da un gioco all'altro, le statistiche, le abilità e gli oggetti a Kirito, nonostante egli abbia creato un nuovo account e un nuovo personaggio. Il pretesto del gioco che utilizza lo stesso server non regge minimamente da nessun punto di vista.
Abbiamo qui un anime al limite del trash, a un gradino più basso di "Twilight"; esso può far ridere per le sue incongruenze e per i suoi numerosissimi deus ex machina, ma comunque meno di un cinepanettone all'italiana.
Animazioni grezze, pochissimi combattimenti e con coreografie ridicole, trama svolta in modo ridicolo con vari cambiamenti di genere, contraddizioni logiche e buchi di sceneggiatura (a cominciare dalla creazione di SAO) e, appunto, deus ex machina clamorosi, come il lag di Kirito che gli permette di battere il boss, l'abilità unica data solo a lui (ovviamente), la console admin in una stanza sicura di un dungeon (?), eccetera.
I personaggi sono piatti e stereotipati, le tempistiche caotiche.
Io mi chiedo, esiste davvero un motivo per definire questo anime mediocre (ovvero sul 6)? Alla fine della fiera no.