Recensione
Neon Genesis Evangelion
4.0/10
Recensione di Blackish Christmas Eve
-
"Neon Genesis Evangelion" è un anime intoccabile. Se devi parlarne ti conviene non vituperarlo, di' solo cose positive ed esalta il genio di Anno, onora con le tue parole ciò che ha segnato con un marchio indelebile l'animazione giapponese. Ma io sono una persona normale, con un QI nella media, che si è fermata agli studi superiori, quindi - evidentemente, eh - io non sono in grado di comprendere il numero esorbitante di sfaccettature che compongono questa serie.
Quando ero piccola e alla televisione davano solamente le repliche che potevo recitare a memoria, prendevo in mano il mio compagno di vita (leggasi Game Boy Color) e, se con un occhio seguivo i cartoni, con l'altro giocavo a qualunque cartuccia ci fosse dentro. A distanza di anni e anni, questa mia abitudine l'ho persa. Eppure c'è stato un momento in cui, vedendo "Evangelion" e probabilmente in preda a una crisi di noia, avrei volentieri rispolverato il Game Boy e ci avrei giocato nuovamente. Ma avrei potuto pure leggere un libro, fare le pulizie, sturare il water, perché tanto al mio ritorno avrei compreso grosso modo quel che capivo prima, ossia niente.
"Come fai a non capire un semplice anime di mecha?" si chiederà chi non ha ancora intrapreso la visione di "Evangelion". Ma magari fosse nato e finito come mecha! Il problema è la seconda parte, in cui "Neon Genesis Evangelion" si trasforma in "Esplorando le menti di Shinji & Co.".
Il motivo per cui ho fatto davvero fatica a capire "Evangelion" è semplice: la trama si perde. Che fosse voluto è palese anche a me, ma dopo episodi su episodi in cui il sentiero si fa via via più nebbioso, in me non è il pensiero del "Devo capire cosa sta succedendo! Ora mi vedo l'episodio daccapo!" a sopraggiungere, bensì la noia. Tanta, tanta noia. Stare di fronte a una moltitudine di personaggi dai complessi esistenziali che nessun adolescente sano di mentre avrebbe, alla lunga, è pesante da sopportare. Chi perde il padre, la madre, chi tutti e due, chi viene sopraffatto da crisi di pianto, di isterismo, rabbia, frustrazione e la lista continua e continua. E senza nessuna logica di fondo: i protagonisti si muovono mediante una forza esterna a loro stessi e si comportano amplificando le proprie emozioni a tal punto che penso che nemmeno il più forte degli antidepressivi avrebbe effetto per dare loro un po' di sollievo.
L'impulso principale che ho avuto durante la visione della serie è stato quello di andare in cucina, prendere il frigo e scagliarlo violentemente sulla TV. Ma anche prendere a sprangate chi compare in Eva non era certo da meno!
E il finale. Ce lo vedo, io, Anno che mi dice: "Caro telespettatore. Mi sono finiti i soldi, non avevo la ben che minima idea su come finire la serie e ci tenevo a darti il colpo di grazia. Eccoti i due episodi finali. Probabilmente non li troverai molto diversi dal tuo libro di filosofia, ma tu non risparmiarti dal gridare al miracolo e definire la mia opera come il capolavoro del secolo. Ma che dico! Di questo millennio e anche del prossimo, visto che ci siamo! Nel frattempo io mi crogiolo nei frutti dati dal mio lavoro e attenderò con impazienza l'implosione definitiva del tuo cervello." Un finale su cui ci hanno fatto di tutto: tesi di laurea, analisi, scritto libri e chissà che altro, ma a me ha generato solo fastidio.
Che cosa caratterizza questi due episodi? Innanzitutto, la trama non c'è più. Se prima era un filo sottile che ancora riusciva a guidare il mio cammino, ora s'è fatto invisibile. È una serie di sequenze - molte delle quali avrei potuto disegnare tranquillamente anche io - che non hanno grandi connessioni tra loro e che si limitano a riprendere concetti, citazioni e idee. Non c'è limite al numero di persone che hanno scavato sotto la sua superficie, accampando così tante e disparate (e disperate) ipotesi che racchiuderle in un solo libro sarebbe impossibile. Ma tutto ciò a me proprio non interessa. È un finale nato perché non c'erano più soldi, che ha la pigrizia di dire allo spettatore "Costruiscimi tu, perché a me non va". Non mi piace, l'ho trovato di pessimo gusto. E lo si può considerare un grido contro gli otaku? Sì e no, ma con tutte le opere fatte appositamente per loro nel corso degli anni sulla base di "Evangelion" io ho i miei dubbi.
Ha influenzato il genere mecha? Sì, direi di sì. Ha introdotto l'innovativo elemento dell'antieroe (che ad oggi ha forse un po' stufato) e una maggiore analisi introspettiva nei personaggi. Ma ciò non fa di "Evangelion" un capolavoro, perché non ha influenzato granché altri ambiti, a parte casi isolati. Lo si può considerare innovativo nel genere, ma finisce lì. E ciò nemmeno dà credito al fatto che sia un buon prodotto. Per me, un buon prodotto è ciò che ha un inizio, una fine, uno svolgimento appassionante, una trama ben distribuita e dei personaggi azzeccati e costruiti come si deve. Ed "Evangelion" non rientra in questi canoni.
E la grafica, tanto esaltata, se è buona nella prima metà (e ci credo, se già è un anime da ventisei episodi), nella seconda si assiste a un riciclaggio di scene, un continuo calo fino al baratro degli ultimi episodi.
Ma lo consiglio, eh! Pare, infatti, che io sia un'eccezione e per di più ignorante. Il più delle persone che lo guarda ne rimane affascinato e come potrei non dire: "Vedilo!"?
Ma per me è il voto è 4. Non mi è piaciuto per niente e non lo rivedrò. Non ne sento il bisogno.
Quando ero piccola e alla televisione davano solamente le repliche che potevo recitare a memoria, prendevo in mano il mio compagno di vita (leggasi Game Boy Color) e, se con un occhio seguivo i cartoni, con l'altro giocavo a qualunque cartuccia ci fosse dentro. A distanza di anni e anni, questa mia abitudine l'ho persa. Eppure c'è stato un momento in cui, vedendo "Evangelion" e probabilmente in preda a una crisi di noia, avrei volentieri rispolverato il Game Boy e ci avrei giocato nuovamente. Ma avrei potuto pure leggere un libro, fare le pulizie, sturare il water, perché tanto al mio ritorno avrei compreso grosso modo quel che capivo prima, ossia niente.
"Come fai a non capire un semplice anime di mecha?" si chiederà chi non ha ancora intrapreso la visione di "Evangelion". Ma magari fosse nato e finito come mecha! Il problema è la seconda parte, in cui "Neon Genesis Evangelion" si trasforma in "Esplorando le menti di Shinji & Co.".
Il motivo per cui ho fatto davvero fatica a capire "Evangelion" è semplice: la trama si perde. Che fosse voluto è palese anche a me, ma dopo episodi su episodi in cui il sentiero si fa via via più nebbioso, in me non è il pensiero del "Devo capire cosa sta succedendo! Ora mi vedo l'episodio daccapo!" a sopraggiungere, bensì la noia. Tanta, tanta noia. Stare di fronte a una moltitudine di personaggi dai complessi esistenziali che nessun adolescente sano di mentre avrebbe, alla lunga, è pesante da sopportare. Chi perde il padre, la madre, chi tutti e due, chi viene sopraffatto da crisi di pianto, di isterismo, rabbia, frustrazione e la lista continua e continua. E senza nessuna logica di fondo: i protagonisti si muovono mediante una forza esterna a loro stessi e si comportano amplificando le proprie emozioni a tal punto che penso che nemmeno il più forte degli antidepressivi avrebbe effetto per dare loro un po' di sollievo.
L'impulso principale che ho avuto durante la visione della serie è stato quello di andare in cucina, prendere il frigo e scagliarlo violentemente sulla TV. Ma anche prendere a sprangate chi compare in Eva non era certo da meno!
E il finale. Ce lo vedo, io, Anno che mi dice: "Caro telespettatore. Mi sono finiti i soldi, non avevo la ben che minima idea su come finire la serie e ci tenevo a darti il colpo di grazia. Eccoti i due episodi finali. Probabilmente non li troverai molto diversi dal tuo libro di filosofia, ma tu non risparmiarti dal gridare al miracolo e definire la mia opera come il capolavoro del secolo. Ma che dico! Di questo millennio e anche del prossimo, visto che ci siamo! Nel frattempo io mi crogiolo nei frutti dati dal mio lavoro e attenderò con impazienza l'implosione definitiva del tuo cervello." Un finale su cui ci hanno fatto di tutto: tesi di laurea, analisi, scritto libri e chissà che altro, ma a me ha generato solo fastidio.
Che cosa caratterizza questi due episodi? Innanzitutto, la trama non c'è più. Se prima era un filo sottile che ancora riusciva a guidare il mio cammino, ora s'è fatto invisibile. È una serie di sequenze - molte delle quali avrei potuto disegnare tranquillamente anche io - che non hanno grandi connessioni tra loro e che si limitano a riprendere concetti, citazioni e idee. Non c'è limite al numero di persone che hanno scavato sotto la sua superficie, accampando così tante e disparate (e disperate) ipotesi che racchiuderle in un solo libro sarebbe impossibile. Ma tutto ciò a me proprio non interessa. È un finale nato perché non c'erano più soldi, che ha la pigrizia di dire allo spettatore "Costruiscimi tu, perché a me non va". Non mi piace, l'ho trovato di pessimo gusto. E lo si può considerare un grido contro gli otaku? Sì e no, ma con tutte le opere fatte appositamente per loro nel corso degli anni sulla base di "Evangelion" io ho i miei dubbi.
Ha influenzato il genere mecha? Sì, direi di sì. Ha introdotto l'innovativo elemento dell'antieroe (che ad oggi ha forse un po' stufato) e una maggiore analisi introspettiva nei personaggi. Ma ciò non fa di "Evangelion" un capolavoro, perché non ha influenzato granché altri ambiti, a parte casi isolati. Lo si può considerare innovativo nel genere, ma finisce lì. E ciò nemmeno dà credito al fatto che sia un buon prodotto. Per me, un buon prodotto è ciò che ha un inizio, una fine, uno svolgimento appassionante, una trama ben distribuita e dei personaggi azzeccati e costruiti come si deve. Ed "Evangelion" non rientra in questi canoni.
E la grafica, tanto esaltata, se è buona nella prima metà (e ci credo, se già è un anime da ventisei episodi), nella seconda si assiste a un riciclaggio di scene, un continuo calo fino al baratro degli ultimi episodi.
Ma lo consiglio, eh! Pare, infatti, che io sia un'eccezione e per di più ignorante. Il più delle persone che lo guarda ne rimane affascinato e come potrei non dire: "Vedilo!"?
Ma per me è il voto è 4. Non mi è piaciuto per niente e non lo rivedrò. Non ne sento il bisogno.