Recensione
Mushishi Zoku Shou
10.0/10
A quasi otto anni di distanza dalla messa in onda dell'ultimo episodio della prima serie, "Mushishi" è tornato sugli schermi con un blocco di dieci puntate tra aprile e giugno e con uno special, adattamento di ulteriori due capitoli del manga di Yuki Urushibara, trasmesso il 20 agosto.
Ovviamente la trama è sempre incentrata sul cammino di Ginko attraverso suggestivi paesaggi giapponesi e sui suoi incontri con persone influenzate dai Mushi, esseri primitivi e ultraterreni, dissimili da qualsiasi altra forma di vita, nonché oggetto di studio del protagonista. Quest'ultimo, grazie alla preparazione in materia e agli strumenti di cui è in possesso, qualora sia possibile, tenterà di curare coloro che sono entrati in contatto con le strane creature e hanno vissuto sotto il loro influsso.
Gli episodi sono autoconclusivi, in quanto si occupano di casi differenti, come da tradizione dell'anime, ma capiterà di imbattersi in qualche elemento già presente nella prima stagione: personaggi, guardiani delle montagne e il Koumyaku sono i principali. Inoltre, per apprezzare al meglio alcuni gesti all'apparenza insignificanti, è meglio tenere a mente la storia di Ginko. A chi dunque, leggendo la recensione o avvicinandosi a "Mushishi" per la prima volta, si chiedesse se è possibile visionare la seconda stagione senza aver guardato la precedente, rispondo che non è un requisito necessario, ma è consigliato.
Descrivere "Mushishi Zoku Shou" è un'ardua impresa, in quanto qualsiasi parola sarebbe riduttiva. Si tratta, infatti, di un anime che punta a creare un'atmosfera atta a catturare lo spettatore e coinvolgerlo emotivamente. È inutile dire che il risultato è quello sperato, ma è importante sottolineare come le basi per una buona riuscita vengano poste già da una fantastica opening, "Shiver" di Lucy Rose, che, così come del resto tutta la colonna sonora, è dotata della lentezza e della delicatezza caratteristiche della serie. Il loro sviluppo è reso possibile grazie alle storie di personaggi assolutamente umani che affrontano e convivono con situazioni personali verosimili (rotture di legami di amicizia, perdita di persone care, mancanza di fiducia in sé stessi e negli altri, problemi familiari, eccessiva dedizione al lavoro, convivenza con una malattia, impossibilità di realizzare un'aspirazione, ecc.) e provano sentimenti reali comunissimi, dall'amore alla preoccupazione, dalla disperazione alla gioia. Se da un lato l'elemento soprannaturale, i Mushi, è utilizzato meramente come mezzo, forse più come scusa nonostante il ruolo primario che ricopre, per porre le basi di uno di quegli aspetti da approfondire, dall'altro i gesti e le ambientazioni fisiche e temporali recitano un ruolo fondamentale nel calcarli più marcatamente. In particolare, a temi più lugubri mostratici indirettamente, ad esempio il mancato rispetto della natura da parte dell'uomo, corrisponderanno spesso e volentieri un paesaggio notturno, capace di appesantire l'atmosfera, e azioni con conseguenze più macabre.
Volendo paragonare "Mushishi Zoku Shou" a "Mushishi" si può dire che soggettivamente l'ago della bilancia può pendere su uno qualsiasi dei due pesi, considerata la notevole qualità di entrambe le stagioni, ma due fattori potrebbero indurre i più a preferire la seconda: il primo, seppur scontato e relazionato allo sviluppo del settore, è il miglioramento grafico, piuttosto importante in una serie in cui il soggetto di molte inquadrature è il panorama; il secondo è il minor numero di episodi, non necessariamente un punto a favore, in quanto costituisce una minore molteplicità di storie e temi, ma svariate critiche erano state mosse alla corposità della prima stagione, pertanto accusata (erroneamente) di ripetitività.
"Mushishi Zoku Shou" è una serie in grado di trasmettere molto allo spettatore, se guardata col giusto spirito e con una buona dose di attenzione. E' estremamente consigliata a chiunque voglia cimentarsi in una visione unica e inimitabile, di altissima qualità, o semplicemente a qualunque amante di anime.
In un 2014 che non ha regalato sessioni molto felici, questa è fin qui la vera perla, in attesa del sequel in uscita a novembre. Voto 10, senza storie.
Ovviamente la trama è sempre incentrata sul cammino di Ginko attraverso suggestivi paesaggi giapponesi e sui suoi incontri con persone influenzate dai Mushi, esseri primitivi e ultraterreni, dissimili da qualsiasi altra forma di vita, nonché oggetto di studio del protagonista. Quest'ultimo, grazie alla preparazione in materia e agli strumenti di cui è in possesso, qualora sia possibile, tenterà di curare coloro che sono entrati in contatto con le strane creature e hanno vissuto sotto il loro influsso.
Gli episodi sono autoconclusivi, in quanto si occupano di casi differenti, come da tradizione dell'anime, ma capiterà di imbattersi in qualche elemento già presente nella prima stagione: personaggi, guardiani delle montagne e il Koumyaku sono i principali. Inoltre, per apprezzare al meglio alcuni gesti all'apparenza insignificanti, è meglio tenere a mente la storia di Ginko. A chi dunque, leggendo la recensione o avvicinandosi a "Mushishi" per la prima volta, si chiedesse se è possibile visionare la seconda stagione senza aver guardato la precedente, rispondo che non è un requisito necessario, ma è consigliato.
Descrivere "Mushishi Zoku Shou" è un'ardua impresa, in quanto qualsiasi parola sarebbe riduttiva. Si tratta, infatti, di un anime che punta a creare un'atmosfera atta a catturare lo spettatore e coinvolgerlo emotivamente. È inutile dire che il risultato è quello sperato, ma è importante sottolineare come le basi per una buona riuscita vengano poste già da una fantastica opening, "Shiver" di Lucy Rose, che, così come del resto tutta la colonna sonora, è dotata della lentezza e della delicatezza caratteristiche della serie. Il loro sviluppo è reso possibile grazie alle storie di personaggi assolutamente umani che affrontano e convivono con situazioni personali verosimili (rotture di legami di amicizia, perdita di persone care, mancanza di fiducia in sé stessi e negli altri, problemi familiari, eccessiva dedizione al lavoro, convivenza con una malattia, impossibilità di realizzare un'aspirazione, ecc.) e provano sentimenti reali comunissimi, dall'amore alla preoccupazione, dalla disperazione alla gioia. Se da un lato l'elemento soprannaturale, i Mushi, è utilizzato meramente come mezzo, forse più come scusa nonostante il ruolo primario che ricopre, per porre le basi di uno di quegli aspetti da approfondire, dall'altro i gesti e le ambientazioni fisiche e temporali recitano un ruolo fondamentale nel calcarli più marcatamente. In particolare, a temi più lugubri mostratici indirettamente, ad esempio il mancato rispetto della natura da parte dell'uomo, corrisponderanno spesso e volentieri un paesaggio notturno, capace di appesantire l'atmosfera, e azioni con conseguenze più macabre.
Volendo paragonare "Mushishi Zoku Shou" a "Mushishi" si può dire che soggettivamente l'ago della bilancia può pendere su uno qualsiasi dei due pesi, considerata la notevole qualità di entrambe le stagioni, ma due fattori potrebbero indurre i più a preferire la seconda: il primo, seppur scontato e relazionato allo sviluppo del settore, è il miglioramento grafico, piuttosto importante in una serie in cui il soggetto di molte inquadrature è il panorama; il secondo è il minor numero di episodi, non necessariamente un punto a favore, in quanto costituisce una minore molteplicità di storie e temi, ma svariate critiche erano state mosse alla corposità della prima stagione, pertanto accusata (erroneamente) di ripetitività.
"Mushishi Zoku Shou" è una serie in grado di trasmettere molto allo spettatore, se guardata col giusto spirito e con una buona dose di attenzione. E' estremamente consigliata a chiunque voglia cimentarsi in una visione unica e inimitabile, di altissima qualità, o semplicemente a qualunque amante di anime.
In un 2014 che non ha regalato sessioni molto felici, questa è fin qui la vera perla, in attesa del sequel in uscita a novembre. Voto 10, senza storie.