Recensione
Cenerentola
8.0/10
È curioso notare che ancora oggi, al mondo Walt Disney, si accosti prima di tutto le sue fiabe: pensi fiabe animate, pensi Disney. Eppure numericamente le fiabe sono ben poche, rispetto alla totalità dei film d'animazione della casa di Walt, e lo erano ancor meno nella sua "Golden Age" (1937-1959), e per vederne un'altra bisognerà aspettare La Sirenetta, trent'anni dopo.
Da Biancaneve a Cenerentola, passano invece tredici anni, nei quali nel frattempo escono una decina di film, tra cui capolavori del calibro di Fantasia e Bambi, ma anche una sequenza di "film collettivi", ovvero lungometraggi ad episodi come Saludos Amigos, Bongo e i Tre Avventurieri, e Le avventure di Ichabod e Mr. Toad. Oggi è difficile crederlo, ma a metà anni quaranta la Disney non aveva un soldo, era ricoperta di debiti e all'epoca rischiava seriamente di chiudere (e non sarà l'ultima volta). La guerra aveva tarpato non poco le ali alle mire di diffusione dei suoi film, pertanto non poté fare altro che congelare i progetti più ambiziosi e nel frattempo tirare a campare con filmetti come i succitati o live action, questi ultimi decisamente più redditizi.
Il 1950 però è la svolta, la guerra è finita, è l'epoca della scintillante Hollywood, dei colossal, dei musical zuccherosi, e ovviamente anche la Disney si unisce alla festa. Il successo di Cenerentola era tuttavia tutt'altro che scontato, il budget aveva raggiunto una cifra considerevole e se il film non avesse incassato a sufficienza, non ci sarebbero stati altri lungometraggi d'animazione. Fortunatamente il trionfo al botteghino arrivò, permettendo così allo studio di continuare la sua tradizione.
La seconda fiaba Disney evolve quindi la formula della precedente. Cenerentola rispetto a Biancaneve è meglio costruito, a partire dalla protagonista, più umana (Biancaneve era quasi "eterea"), fino all'ambientazione, bellissima e maestosa nella sua fiabesca concretezza.
La fiaba risale a tempi antichi (la versione di Perrault è solo una delle 300 e passa varianti) e la storia credo sia nota a tutti rendendo superfluo ogni riassunto: Disney come suo solito la prende e la fa sua, quasi impossibile oggi non focalizzare mentalmente la fiaba con la sua controparte animata. E qui ci colleghiamo al concetto iniziale di fiaba indissolubilmente legato al marchio Disney, queste hanno quel qualcosa in più che entra nell'immaginario collettivo, di generazione in generazione, e non ne esce più. Walt Disney è uno che ci vedeva lungo e lo sapeva bene, da qui il logo, da qui il castello di Disneyland, e per questo Cenerentola sopra ogni cosa.
I personaggi secondari messi in scena dal film sono come ci si aspetterebbe semplici e caricaturali. Quella di Cenerentola è una nobile famiglia decaduta, impossibilitata probabilmente a permettersi una derattizzazione, e per questo Cenerentola si trova circondata da topi, cantando e ballando con loro. I topi e altri esseri in generale svolgono l'immancabile funzione di spalle comiche, ma anche di aiutanti della stessa protagonista, contrapposti a Lucifero, il temibile gatto della matrigna. Il bene e il male come due cose ben distinte e tali rimarranno, fin dall'inizio, ed essendo una fiaba classica non potrebbe essere altrimenti. La matrigna è un buon cattivo, astuto e odioso, mossa sì dalla gelosia nei confronti della protagonista, ma di una tipologia diversa da quella della strega di Biancaneve: Cenerentola è bella, graziata canta bene, mentre le sue figlie naturali sono delle cozze e anche rozze e stupide, e questo elemento è ben enfatizzato durante tutta la durata del lungometraggio.
Cenerentola vanta alcuni degli elementi più iconici di tutta la storia del cinema, non necessariamente limitata al cinema d'animazione. Impossibile non citare le musiche, "I Sogni son Desideri" e "Bibbidi-bobbidi-bu" sono di diritto entrate nell'infanzia di milioni di bambine e bambini, ma al di là di questo desta ancora un certo stupore la spettacolare resa scenica degli ambienti, su tutti lo spettacolare castello dove tutto è enorme, assurdo e ovviamente fiabesco, basti notare le strette e altissime porte.
In definitiva come si presenta Cenerentola ad un occhio critico 60 anni dopo? Banale, prevedibile, stucchevole, come tutte le fiabe del resto, ma come tale, ancora sognante ed efficace e che ben si bulla della sua immortalità sui più recenti tentativi di modernizzazione, "decostruzione" o addirittura distruzione di una formula centenaria. Non che il Classico Disney non sia esente da difetti, ma qualunque critica sul suo presunto maschilismo di fondo che tanto va di moda ("Cenerentola canticchia ed è felice di lavorare senza opporsi", certo), cade a vuoto, priva di una reale contestualizzazione dell'epoca, soffocata in ogni caso da altri valori che la fiaba è capace di trasmettere. Alla più classica delle fiabe Disney, seguirà il più assurdo dei sui Classici (Alice) prima di arrivare, dopo altri due film, al più ambizioso film d'animazione fino ad allora prodotto dopo Fantasia: "La Bella Addormentata nel Bosco", la terza fiaba che chiuderà la prima Epoca d'Oro. Ma questa è un'altra storia.
Da Biancaneve a Cenerentola, passano invece tredici anni, nei quali nel frattempo escono una decina di film, tra cui capolavori del calibro di Fantasia e Bambi, ma anche una sequenza di "film collettivi", ovvero lungometraggi ad episodi come Saludos Amigos, Bongo e i Tre Avventurieri, e Le avventure di Ichabod e Mr. Toad. Oggi è difficile crederlo, ma a metà anni quaranta la Disney non aveva un soldo, era ricoperta di debiti e all'epoca rischiava seriamente di chiudere (e non sarà l'ultima volta). La guerra aveva tarpato non poco le ali alle mire di diffusione dei suoi film, pertanto non poté fare altro che congelare i progetti più ambiziosi e nel frattempo tirare a campare con filmetti come i succitati o live action, questi ultimi decisamente più redditizi.
Il 1950 però è la svolta, la guerra è finita, è l'epoca della scintillante Hollywood, dei colossal, dei musical zuccherosi, e ovviamente anche la Disney si unisce alla festa. Il successo di Cenerentola era tuttavia tutt'altro che scontato, il budget aveva raggiunto una cifra considerevole e se il film non avesse incassato a sufficienza, non ci sarebbero stati altri lungometraggi d'animazione. Fortunatamente il trionfo al botteghino arrivò, permettendo così allo studio di continuare la sua tradizione.
La seconda fiaba Disney evolve quindi la formula della precedente. Cenerentola rispetto a Biancaneve è meglio costruito, a partire dalla protagonista, più umana (Biancaneve era quasi "eterea"), fino all'ambientazione, bellissima e maestosa nella sua fiabesca concretezza.
La fiaba risale a tempi antichi (la versione di Perrault è solo una delle 300 e passa varianti) e la storia credo sia nota a tutti rendendo superfluo ogni riassunto: Disney come suo solito la prende e la fa sua, quasi impossibile oggi non focalizzare mentalmente la fiaba con la sua controparte animata. E qui ci colleghiamo al concetto iniziale di fiaba indissolubilmente legato al marchio Disney, queste hanno quel qualcosa in più che entra nell'immaginario collettivo, di generazione in generazione, e non ne esce più. Walt Disney è uno che ci vedeva lungo e lo sapeva bene, da qui il logo, da qui il castello di Disneyland, e per questo Cenerentola sopra ogni cosa.
I personaggi secondari messi in scena dal film sono come ci si aspetterebbe semplici e caricaturali. Quella di Cenerentola è una nobile famiglia decaduta, impossibilitata probabilmente a permettersi una derattizzazione, e per questo Cenerentola si trova circondata da topi, cantando e ballando con loro. I topi e altri esseri in generale svolgono l'immancabile funzione di spalle comiche, ma anche di aiutanti della stessa protagonista, contrapposti a Lucifero, il temibile gatto della matrigna. Il bene e il male come due cose ben distinte e tali rimarranno, fin dall'inizio, ed essendo una fiaba classica non potrebbe essere altrimenti. La matrigna è un buon cattivo, astuto e odioso, mossa sì dalla gelosia nei confronti della protagonista, ma di una tipologia diversa da quella della strega di Biancaneve: Cenerentola è bella, graziata canta bene, mentre le sue figlie naturali sono delle cozze e anche rozze e stupide, e questo elemento è ben enfatizzato durante tutta la durata del lungometraggio.
Cenerentola vanta alcuni degli elementi più iconici di tutta la storia del cinema, non necessariamente limitata al cinema d'animazione. Impossibile non citare le musiche, "I Sogni son Desideri" e "Bibbidi-bobbidi-bu" sono di diritto entrate nell'infanzia di milioni di bambine e bambini, ma al di là di questo desta ancora un certo stupore la spettacolare resa scenica degli ambienti, su tutti lo spettacolare castello dove tutto è enorme, assurdo e ovviamente fiabesco, basti notare le strette e altissime porte.
In definitiva come si presenta Cenerentola ad un occhio critico 60 anni dopo? Banale, prevedibile, stucchevole, come tutte le fiabe del resto, ma come tale, ancora sognante ed efficace e che ben si bulla della sua immortalità sui più recenti tentativi di modernizzazione, "decostruzione" o addirittura distruzione di una formula centenaria. Non che il Classico Disney non sia esente da difetti, ma qualunque critica sul suo presunto maschilismo di fondo che tanto va di moda ("Cenerentola canticchia ed è felice di lavorare senza opporsi", certo), cade a vuoto, priva di una reale contestualizzazione dell'epoca, soffocata in ogni caso da altri valori che la fiaba è capace di trasmettere. Alla più classica delle fiabe Disney, seguirà il più assurdo dei sui Classici (Alice) prima di arrivare, dopo altri due film, al più ambizioso film d'animazione fino ad allora prodotto dopo Fantasia: "La Bella Addormentata nel Bosco", la terza fiaba che chiuderà la prima Epoca d'Oro. Ma questa è un'altra storia.