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Questo lungometraggio animato, della durata di circa un'ora e mezza, risale al 1979 e riassume il primo arco narrativo del manga "Ace o Nerae!", di Sumika Yamamoto, meglio noto in Italia con il titolo dell'anime, "Jenny la tennista".

La protagonista è Jenny (in originale Hiromi Oka), una quindicenne semplice e un po' timida, che come tante sue compagne si è iscritta al tennis club del suo liceo soprattutto spinta dall'ammirazione nei confronti della campionessa Reika Ryuzaki, da tutti soprannominata Madama Butterfly per la sua bellezza e per il suo stile raffinato ed elegante. Passata sempre inosservata, Jenny viene invece subito notata dal nuovo allenatore, Jin Munakata, un campione che aveva lasciato la carriera agonistica e che inspiegabilmente la sceglie come quinto membro della squadra che parteciperà al campionato interscolastico: la selezione di una novellina come Jenny a prezzo dell'esclusione di altre giocatrici almeno apparentemente più meritevoli creerà ovviamente notevole scompiglio nel club, attirando contro di lei molte critiche malevole da parte di quasi tutte le compagne di squadra; in compenso però sarà determinante nella sua vita, perché le farà scoprire quanto ami realmente il tennis, per il quale possiede un talento che nemmeno lei stessa avrebbe mai immaginato di avere. Ma non solo, perché Jenny avrà modo di scoprire anche l'amore…

Questo film uscì inizialmente in videocassetta alla fine degli anni '90, e a quanto pare in seguito è stato realizzato anche il DVD a cura della Mondo TV.
Io lo vidi per la prima volta in TV diversi anni fa, quando su una rete locale c'era la splendida abitudine, ormai purtroppo perduta, di trasmettere film di animazione giapponese ogni domenica pomeriggio; in seguito ho avuto modo di rivederlo più volte, perciò lo ricordo bene. Non altrettanto posso dire della prima serie dell'anime, e non solo perché ero piccola quando l'ho vista, ma soprattutto perché non mi piacque, e ciò ha fatto sì che ne fissassi soprattutto i lati negativi, che nel film sono stati fortunatamente eliminati.
Innanzitutto sono stati ripristinati i nomi originali, dunque Reika Ross è tornata ad essere Reika Ryuzaki, Teddy è tornato ad essere Takayuki Todo, Jeremy è tornato ad essere Jin Munakata, Rosy O'Connors è tornata ad essere Ranko Midorikawa. Ed è stata fatta giustizia al povero Yuu Ozaki, che all'epoca era stato ribattezzato Norman e aveva chissà perché un aspetto totalmente diverso da quello che aveva nel manga! Soltanto la protagonista è rimasta Jenny, probabilmente per richiamare meglio l'attenzione dei piccoli telespettatori della serie in un'epoca in cui non si conosceva qui in Italia l'esistenza dei manga; in compenso Hiromi ne è divenuto il cognome: forse perché sentire l'originale Oka avrebbe potuto richiamare il simpatico palmipede il cui nome si pronuncia allo stesso modo?

Ho trovato molto più gradevole il doppiaggio, non solo per alcune voci che mi parvero davvero ridicole nella serie del '73, ma soprattutto per la voce di Jenny, che con l'interpretazione di Pietra Vidale mi ispirava molta antipatia (la Vidale mi sembra perfetta per un personaggio invadente e puntiglioso come Alice in "Occhi di gatto", ma l'ho trovata sgradevole su una ragazza timida, dolce e insicura come Jenny) e che mi pare in questo film molto più consona al personaggio grazie a Susanna Fassetta. Certo, ci sono alcune imperfezioni, come la non perfetta coincidenza fra voci e movimento delle labbra in alcune brevi sequenze oppure l'inserimento di alcune parole in giapponese (come le giocatrici che dicono: "I… Ni; i… ni" invece di "Un… due; un… due"), ma mi paiono dettagli non rilevanti nell'ambito di un lavoro complessivamente ottimo.
La madre di Jenny che ad un certo punto risponde al telefono e dice "Pronto, qui casa Hiromi!" fa un po' sorridere chi ha letto il manga originale, ma passa inosservato a coloro che non conoscono i nomi originali. I quali non baderanno nemmeno a come sia stata modificata la traduzione di una frase scritta su un certo quaderno (ovviamente per non spoilerare non specificherò le circostanze né tantomeno chi ha scritto tale frase), resa con un generico "Devi vincere!" e che in realtà è la frase che dà il titolo al manga, "Punta all'ace!", riferendosi quindi a un qualcosa, l'ace, che ha un significato ben preciso nel tennis.
Più grave è a mio avviso un errore di cui mi sono accorta solo dopo una mia visione molto più recente del film, perché si tratta di un errore che un bambino non può certo notare: mi riferisco all'invenzione di una "leucemia del midollo spinale"… Insomma, mica esiste la leucemia del midollo spinale! Ma pazienza, dato che da quanto ho potuto constatare confondere il midollo spinale ed il midollo osseo è un errore abbastanza ricorrente in traduzioni da varie lingue, anche in serie ambientate in ambiente medico come "Dottor House": come non tollerarlo in una storia il cui tema principale è lo sport? Anche se sarebbe bastato non voler tentare di tradurre parola per parola per evitarlo: leucemia sarebbe bastato, per non dire che sarebbe stato il termine più corretto…

Il character design è di Akio Sugino, che ha curato questo aspetto anche della prima serie TV e degli OAV: anche se il mio preferito resta Shingo Araki, devo dire che anche questo stile non mi dispiace affatto!
La sceneggiatura ha modificato diverse cose rispetto alla serie animata: ovviamente per raccontare tutta la prima serie in meno di mezz'ora sono stati necessari molti tagli, dei quali hanno risentito alcuni personaggi, come Kyoko Otowa (Evelyn nell'anime), a proposito della quale nella serie animata non solo vengono spiegate le motivazioni per cui Jin l'ha esclusa (a parte la questione del talento di Jenny), ma viene anche mostrata una certa evoluzione del personaggio dovuta a un particolare evento di cui ella è protagonista: il tutto nel film manca, e Otowa è ridotta a poco più che una comparsa, che pronuncia pochissime battute.
Oltre a lei anche Reika spicca un po' meno, mentre la storia si incentra praticamente solo su Jenny, Jin e Todo, con un minimo di risalto lasciato solo ai personaggi più vicini rispettivamente a Jenny e al suo allenatore, ovvero Maki, la migliore amica di Jenny, che resta l'unica a starle vicino in un momento così difficile in cui tutte le compagne si accaniscono contro di lei (cosa che nel film è molto attenuata, ma che si rivela ben più seria nell'anime, in cui ricordo una scena in cui la poverina si ferisce un piede con una puntina da disegno che qualcuno le aveva messo di proposito in una scarpa!), e Ranko, sorellastra per parte di padre di Jin, a lui molto affezionata (il cui rapporto con il fratellastro è un tantino più equivoco nel manga, dato che Ranko sembrerebbe addirittura infatuata di lui).

Come ogni storia in tema sportivo che si rispetti gli allenamenti e la crescita di Jenny come tennista sovrastano nettamente la componente amorosa, tuttavia quelle poche scene mi sono parse adeguatamente incisive da non far risentire troppo di ciò.

Le musiche sono state affidate a Kouji Makaino: l'adattamento italiano ha mantenuto la opening e la ending originali, rispettivamente "Mabushii Kitesu" e "Harukana Yume" (quest'ultima inserita curiosamente all'interno del film, cantata da Jenny stessa), ed entrambe mi sono piaciute. Come pure mi è piaciuta molto la colonna sonora, a proposito della quale mi pare doverosa una precisazione: gli amanti del genere non possono non notare immediatamente la presenza di alcuni temi musicali già sentiti nella meravigliosa serie animata di "Lady Oscar": dato che in Italia abbiamo avuto modo di vedere quella serie molto prima del film di Jenny si potrebbe pensare che in quest'ultimo vi sia stato un piccolo "riciclaggio"; in realtà è il contrario, dato che il film è del 1979, mentre la serie animata di "Lady Oscar" è stata realizzata fra l'ottobre del 1979 e il settembre dell'anno successivo! Ma dato che il compositore è lo stesso non possiamo parlare di plagio, e dopotutto tali temi musicali si adattano bene al contesto di entrambe le produzioni.

Il regista è il compianto Osamu Dezaki, che ha diretto magnificamente molte serie animate, come "Lady Oscar", "Rocky Joe" ("Ashita no Joe") e "Caro fratello" ("Onisama e"), oltre vari lungometraggi, fra cui "Black Jack - La sindrome di Moira" e alcuni film su Lupin. In "Jenny la tennista - Il film" ritroviamo alcune caratteristiche del suo stile, come l'ampio uso di inquadrature oblique e angolate dal basso, l'uso di fermi immagine su disegni particolarmente curati (inseriti per dare maggior risalto a determinate espressioni dei personaggi) e lo spit-screen (ovvero lo schermo diviso), che si presta nel contesto non solo al classico uso nelle telefonate ma anche e soprattutto nel corso delle partite di tennis: il risultato dell'associazione di questi espedienti con le musiche di Makaino è magnifico.

Cos'altro potrei aggiungere, dunque? "Jenny la tennista - Il film" mostra tutte le caratteristiche dell'epoca in cui è stato realizzato, ma ne mostra sicuramente tutti i lati positivi. E' una storia di sport, ma anche una storia di amicizia e di amore, non priva di momenti intensi e commoventi. Chi conosce il manga e/o l'anime sa che quel finale non è altro che il preludio a un nuovo fondamentale arco narrativo delle vicende che hanno come protagonista Jenny, ma è anche vero che quel finale anche da solo è perfettamente godibile, perché reso in modo tale da andare benissimo come un finale semi-aperto che si presta ottimamente alla libera interpretazione dello spettatore e che non necessariamente richiede un seguito, quello che ci è stato dato nel manga o qualsiasi altro.
Insomma, è un film che consiglio caldamente a tutti: innanzitutto alla generazione cresciuta negli anni'70-'80, che lo apprezzerà maggiormente, ma anche ai più giovani, che, sebbene abituati a uno stile più moderno, potranno, superata la ritrosia iniziale di fronte a un prodotto palesemente "vecchio", godere anch'essi degli aspetti positivi che ho citato.
Voto globale: 10