Recensione
Hi-sCoool! SeHa Girls
8.0/10
C'è tanto e allo stesso tempo poco da dire su HisCoool! Seha Girl. Il tanto sono le citazioni, ciò che mostra, il poco è invece ciò che è, il suo effettivo contenuto, essendo riservato ad un pubblico abbastanza ristretto. Una serie citazionista senza dubbio, forse celebrativa, umoristica sicuramente; di certo vi è il rispetto nei confronti di ciò che esibisce, a differenza di altri, disastrosi prodotti (qualcuno starà pensando ad Aoi Sekai no Chuushin de). Certo qui è coinvolta la stessa Sega direte, ma vedendo il modo in cui tratta la serie di Sonic non è poi un fattore di riuscita così scontato.
Tratto da una serie di light novel, HisCoool! Seha Girl punta forte non solo sulla nostalgia, ma anche e soprattutto sulla divulgazione, o meglio ancora, alla preservazione della memoria Sega, tramite uno "show" (termine più adatto, rispetto ad "anime") di tredici piccoli episodi da una dozzina di minuti l'uno, realizzati con una semplice ma mai come in questo caso azzeccata CG animation.
Alla bizzarra SeHaGaga Academy si iscrivono tre ragazze, Dreamcast, Saturn e Mega Drive, decisamente diverse tra loro ma che finiscono ben presto per fare amicizia, anche perché non ci sono molti altri studenti intorno. Per diplomarsi in questa scuola è necessario accumulare 100 coins, i quali dovranno essere accumulati tramite delle prove davvero particolari, che consistono nell'entrare in alcuni dei più storici videogame Sega e raggiungere determinati obiettivi.
Qui una persona con un briciolo di intelletto dovrebbe già capire il perché della CG. Se ad un primo approccio la grafica potrebbe far storcere il naso ad alcuni (specie all'animefan medio che difficilmente guarda di buon occhio la CG), ben presto ci si accorge di quanto questa sia fondamentale nell'universo di HisCoool! Seha Girl. Inizialmente raffigurate con uno stile super-deformed, una volta dentro al videogioco di turno le ragazze effettuano una trasformazione assumendo un aspetto decisamente più gradevole, grazie anche al riuscito character design di KEI (Hatsune Miku e affini). L'ausilio della CG permette alle protagoniste di amalgamarsi, in modo a volte sorprendente, ai mondi che andranno man mano a visitare, da quello di Virtua Fighter fino all'ultimo successo per smartphone, passando per l'immancabile porcospino blu. Siamo davanti ad un caso, raro nell'animazione giapponese, in cui la tridimensionalità dei personaggi si sposa con il contesto e permette ciò che sarebbe impossibile con l'animazione tradizionale. I videogiochi vengono rappresentati con una fedeltà maniacale, utilizzando la medesima grafica, le stesse musiche e addirittura i medesimi modelli poligonali, raggiungendo un risultato "immersivo" davvero lodevole. Il primo apice in tal senso è sicuramente l'episodio 4, dieci minuti di puro delirio nel mondo di Space Channel 5, in cui convergono una versione allupata del nano Gilius di Golden Axe e un Jeffry di Virtua Fighter alto una decina di metri. Impossibile non divertirsi.
I tredici episodi che compongono la serie, pur non raggiungendo tutti quel livello di epicità retroludica, risultano per buona parte abbastanza gradevoli con il finale che arriverà fin troppo presto. Difficile non affezionarsi alla goffaggine di Dreamcast, alle strigliate di Saturn o alle osservazioni di Mega Drive, nonostante non dimostrino chissà quale cima inesplorata di caratterizzazione. Tuttavia anche nei caratteri delle tre protagoniste si nascondono riferimenti alle rispettive console, magari impercettibili a i più: su tutti il carattere palesemente tsundere e gli sbalzi d'umore di Saturn, che rappresenterebbe la difficoltà di programmazione del 32-bit di Sega, contrapposta alla sicurezza ed esperienza di Mega Drive, mentre Dreamcast, console che ha ospitato quelli che sono esteticamente i migliori giochi Sega, è ovviamente carina, vivace e moe come una idol. Center-sensei altri non è che il coniglietto Asobin, prima "mascotte" Sega presente nei manuali dell' SG-1000 (stiamo parlando del 1983) e del Sega Mark III (l'equivalente giapponese del Master System) per dispensare consigli.
Ma se mi metto ad elencare tutto ciò che viene citato verrebbe fuori un polpettone ad alto tasso nerd di difficile digestione; come si può intuire, HisCoool! Seha Girl è caldamente consigliato agli appassionati di videogames che furono, rischiando di conseguenza di lasciare fuori tutti gli altri. Tuttavia come si diceva all'inizio, la serie assume anche un ruolo culturale (a metà episodio appaiono schede sui giochi), e la sua visione potrebbe essere un modo carino per imparare, partendo dalla teoria, un pezzo di storia Sega. Cresce quindi il rammarico per ciò che è mancato, un episodio dedicato Shenmue o un livello aereo di Nights per esempio, avrebbero ispirato sicuramente ulteriori momenti di divertimento.
Le simpatiche sigle e un bel finale dolceamaro completano una visione finita troppo presto, quei dodici minuti scarsi il mercoledì stavano diventando per chi vi scrive un appuntamento irrinunciabile come pochi altri, a volte divertente e altre un po' meno, ma che con semplicità e senza pretese intratteneva e metteva sempre di buon umore. Se non appartenete alla categoria dei retrogamer, o se non avete mai posseduto una console Sega e la vostra massima aspirazione videoludica si chiama GTA V, abbassate il voto di 2 o 3 punti, l'8 a questa roba è un segnale di anarchica follia come i graffiti di Jet Set Radio.
Tratto da una serie di light novel, HisCoool! Seha Girl punta forte non solo sulla nostalgia, ma anche e soprattutto sulla divulgazione, o meglio ancora, alla preservazione della memoria Sega, tramite uno "show" (termine più adatto, rispetto ad "anime") di tredici piccoli episodi da una dozzina di minuti l'uno, realizzati con una semplice ma mai come in questo caso azzeccata CG animation.
Alla bizzarra SeHaGaga Academy si iscrivono tre ragazze, Dreamcast, Saturn e Mega Drive, decisamente diverse tra loro ma che finiscono ben presto per fare amicizia, anche perché non ci sono molti altri studenti intorno. Per diplomarsi in questa scuola è necessario accumulare 100 coins, i quali dovranno essere accumulati tramite delle prove davvero particolari, che consistono nell'entrare in alcuni dei più storici videogame Sega e raggiungere determinati obiettivi.
Qui una persona con un briciolo di intelletto dovrebbe già capire il perché della CG. Se ad un primo approccio la grafica potrebbe far storcere il naso ad alcuni (specie all'animefan medio che difficilmente guarda di buon occhio la CG), ben presto ci si accorge di quanto questa sia fondamentale nell'universo di HisCoool! Seha Girl. Inizialmente raffigurate con uno stile super-deformed, una volta dentro al videogioco di turno le ragazze effettuano una trasformazione assumendo un aspetto decisamente più gradevole, grazie anche al riuscito character design di KEI (Hatsune Miku e affini). L'ausilio della CG permette alle protagoniste di amalgamarsi, in modo a volte sorprendente, ai mondi che andranno man mano a visitare, da quello di Virtua Fighter fino all'ultimo successo per smartphone, passando per l'immancabile porcospino blu. Siamo davanti ad un caso, raro nell'animazione giapponese, in cui la tridimensionalità dei personaggi si sposa con il contesto e permette ciò che sarebbe impossibile con l'animazione tradizionale. I videogiochi vengono rappresentati con una fedeltà maniacale, utilizzando la medesima grafica, le stesse musiche e addirittura i medesimi modelli poligonali, raggiungendo un risultato "immersivo" davvero lodevole. Il primo apice in tal senso è sicuramente l'episodio 4, dieci minuti di puro delirio nel mondo di Space Channel 5, in cui convergono una versione allupata del nano Gilius di Golden Axe e un Jeffry di Virtua Fighter alto una decina di metri. Impossibile non divertirsi.
I tredici episodi che compongono la serie, pur non raggiungendo tutti quel livello di epicità retroludica, risultano per buona parte abbastanza gradevoli con il finale che arriverà fin troppo presto. Difficile non affezionarsi alla goffaggine di Dreamcast, alle strigliate di Saturn o alle osservazioni di Mega Drive, nonostante non dimostrino chissà quale cima inesplorata di caratterizzazione. Tuttavia anche nei caratteri delle tre protagoniste si nascondono riferimenti alle rispettive console, magari impercettibili a i più: su tutti il carattere palesemente tsundere e gli sbalzi d'umore di Saturn, che rappresenterebbe la difficoltà di programmazione del 32-bit di Sega, contrapposta alla sicurezza ed esperienza di Mega Drive, mentre Dreamcast, console che ha ospitato quelli che sono esteticamente i migliori giochi Sega, è ovviamente carina, vivace e moe come una idol. Center-sensei altri non è che il coniglietto Asobin, prima "mascotte" Sega presente nei manuali dell' SG-1000 (stiamo parlando del 1983) e del Sega Mark III (l'equivalente giapponese del Master System) per dispensare consigli.
Ma se mi metto ad elencare tutto ciò che viene citato verrebbe fuori un polpettone ad alto tasso nerd di difficile digestione; come si può intuire, HisCoool! Seha Girl è caldamente consigliato agli appassionati di videogames che furono, rischiando di conseguenza di lasciare fuori tutti gli altri. Tuttavia come si diceva all'inizio, la serie assume anche un ruolo culturale (a metà episodio appaiono schede sui giochi), e la sua visione potrebbe essere un modo carino per imparare, partendo dalla teoria, un pezzo di storia Sega. Cresce quindi il rammarico per ciò che è mancato, un episodio dedicato Shenmue o un livello aereo di Nights per esempio, avrebbero ispirato sicuramente ulteriori momenti di divertimento.
Le simpatiche sigle e un bel finale dolceamaro completano una visione finita troppo presto, quei dodici minuti scarsi il mercoledì stavano diventando per chi vi scrive un appuntamento irrinunciabile come pochi altri, a volte divertente e altre un po' meno, ma che con semplicità e senza pretese intratteneva e metteva sempre di buon umore. Se non appartenete alla categoria dei retrogamer, o se non avete mai posseduto una console Sega e la vostra massima aspirazione videoludica si chiama GTA V, abbassate il voto di 2 o 3 punti, l'8 a questa roba è un segnale di anarchica follia come i graffiti di Jet Set Radio.