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Attenzione: la recensione contiene spoiler

Dopo il controverso capitolo 700 del manga, non stupisce che l'ultimo film di una delle serie più longeve degli ultimi dieci anni sia interamente dedicato a una love story, quella fra Naruto e Hinata. L'epilogo del manga aveva tagliato nettamente la piega action a suon di power-up inspiegabili dell'ultima battaglia fra ninja, incanalando il corso della storia verso lidi più rosei e zuccherosi: coppie più o meno strampalate gettate sullo sfondo, con figli dal character design discutibile (la capigliatura arancione del figlio di Sai e Ino è forse uno degli esempi più eclatanti) e sogni d'amore di gioventù coronati. Uno di questi ultimi riguardava proprio la timida ereditiera Hyuga e il futuro Hokage del Villaggio, anche se le avventure del giovane protagonista avevano fatto intuire come l'amore della ragazza fosse tristemente a senso unico. E la conclusione della serie si era premurata bene di non elargire spiegazioni sulla formazione delle varie coppie.
Appariva, perciò, una scelta obbligata quella di chiarire come l'ingenuo Naruto fosse stato in grado di comprendere i sentimenti di Hinata e di ricambiarli, e tutto grazie al valido aiuto di Kishimoto alla sceneggiatura, essendo l'unico vero conoscitore della psicologia delle sue stesse creature, anche se lo strano sviluppo dei suoi personaggi nel manga lascerebbe intendere altrimenti.

Nasce così "The Last: Naruto the Movie", un'opera che avrebbe avuto bisogno di bilanciare forma e sostanza per essere veramente credibile, ma che purtroppo si abbandona a una valanga di cliché tanto cari ai film romantici, senza farli "propri" per renderli meno evidenti nel corso del film. Si parte subito con un flashback in cui Naruto salva Hinata da un gruppo di bulletti, i quali la stavano prendendo in giro per i suoi innaturali occhi bianchi. Sorprende che questi bambinetti fossero completamente ignari dell'importanza di una famiglia praticamente aristocratica come gli Hyuga e della reputazione straordinaria della loro abilità oculare, ma si soprassiede per dare spazio allo sbocciare dell'ammirazione di Hinata per Naruto, che vede rovinata la sua sciarpa rossa per averla aiutata a uscire da una situazione difficile. Si ritorna al presente, due anni dopo la conclusione dell'ultima grande guerra ninja: Naruto ha sedici anni ed è considerato un eroe da tutto il Villaggio della Foglia, viene chiamato all'Accademia Ninja per presenziare ad alcune lezioni e intrattenere i genin del domani, i quali lo idolatrano, soprattutto le ragazze. Anche altre kunoichi sembrano lottare per ottenere un posto permanente nel cuore del biondino dall'orrendo taglio di capelli a spazzola, mentre Hinata si confonde con lo sfondo, non trovando il coraggio di rivelare i suoi sentimenti alla cotta di sempre. Si chiude ancora un occhio sul fatto che Hinata abbia già fatto una dichiarazione molto audace durante la saga di Pain, ma evidentemente i due ninja devono avere qualche problema alla memoria.
La ragazza vorrebbe dichiararsi dopo aver finito di lavorare a maglia una sciarpa identica a quella rovinata quando erano bambini, ma non riesce ad aprire il suo cuore nemmeno dopo averla compiuta, soprattutto perché continua a vedere uno stuolo di ammiratrici attorno al ragazzo, che non sembra essere dispiaciuto dalle loro attenzioni. Le cose potrebbero mutare in seguito al rapimento di Hanabi da parte di un misterioso ragazzo, desideroso di prendere in sposa Hinata e responsabile del progressivo avvicinarsi della Luna alla Terra: sarà il pretesto adatto per unire i due ragazzi con il filo rosso del destino?

La risposta migliore è: nì. Il film riesce e non riesce nella sua ricerca di dare un senso alla relazione fra i due: ci sono momenti di quotidianità durante il viaggio per trovare Hanabi in cui si percepisce una certa alchimia fra Naruto e Hinata, peccato che molti di essi siano mostrati in sequenza senza uno straccio di sceneggiatura, la quale sarebbe stata utilissima per comprendere le emozioni dei ragazzi durante le passeggiate in mezzo alle rovine della Luna. Il film dà per assodato che il solo fatto che abbiano parlato e interagito come due ragazzi normali sia la prova inconfutabile del loro amore eterno. L'ammirazione della ragazza è un conto, quella è stata sviscerata e resa plateale in tutti i modi possibili, ma Naruto è un altro problema da gestire. E' stato utilizzato un sistema graficamente interessante (la sciarpa rossa come simbolico filo del destino) come ponte d'accesso per il ragazzo ai ricordi e all'amore di Hinata, ma conoscere non è sinonimo di accettare e ricambiare: da dove arriva la maturazione improvvisa dei suoi sentimenti? Perché Hinata è così importante per lui?

Per spezzare una lancia a favore del film, ci sono delle scene cariche di significato e ben realizzate in cui Naruto osserva Hinata e sembra quasi percepire la bellezza della neo nominata "Principessa Byakugan", ma non bastano né uno sguardo distante mentre i capelli di Hinata ondeggiano al vento né una marea di farfalle luminose nella radura in cui avviene la confessione di Naruto a rendere consistente l'amore del ragazzo, che apparirà fioco e subitaneo, privo della benché minima introspezione. Ha più spessore la chiacchierata chiarificatrice fra Naruto e Sakura, dove grazie all'ottimo paragone fra amore per i dolci e amore vero, si spiega perché Naruto non sia veramente interessato alla compagna di Team, allontanando definitivamente qualsiasi speranza di vederli assieme.

Che dire, invece, dello svolgimento della trama, piena di cliché, e degli altri personaggi, relegati al ruolo di comparse? La storia è un pretesto che si muove per cliché, viene sfruttata almeno tre volte la figura della "Damigella in pericolo" per far progredire la trama, in un primo tempo con Hanabi e successivamente con Hinata. E' assolutamente imbarazzante come la maggiore fra le sorelle non sia in grado di opporsi al nemico, quasi fosse una bambolina, quando in realtà dovrebbe sapersi difendere e lottare senza il costante intervento di Naruto. Non aiuta il fatto che gli ostacoli posti di fronte ai ragazzi, composti da delle semplici marionette e da Toneri (il villain del film), sfuggente e per nulla intimidatorio, siano molto blandi all'inizio, delle sciocchezze in confronto a quanto affrontato due anni prima.

Poco entusiasmanti sono anche i comprimari di contorno alla vicenda: nel team di salvataggio sono presenti anche Sai e Shikamaru, ma non è un'esagerazione dire che la loro partecipazione ai fatti è impalpabile. Hanno giusto un paio di battute, così come altri personaggi impegnati nella distruzione dei meteoriti che stanno precipitando sulla Terra: i Kage, qualche ninja e niente di più. Il film fa di tutto per concentrarsi sulla relazione fra Naruto e Hinata, senza riuscire a inquadrarla appieno.

Nota di merito per le animazioni e la qualità grafica del film, con cui si ammira uno scontro finale decisamente ineccepibile e fluido, nonché una nuova bellezza per le protagoniste femminili: il character design di Hinata pare dare veridicità al titolo nobiliare di "principessa", mentre Sakura ha un viso più armonioso del solito e una capigliatura morbida, invece dei soliti spuntoni.

Un prodotto che fa dell'aspetto grafico la sua punta di diamante, senza eccellere, perché è impossibile dimenticare l'anonimo sfondo grigio mattone delle rovine, lasciando la trama e i personaggi a naufragare nel mare delle incongruenze; non riesce di certo a imprimere una buona impressione allo spettatore, nemmeno grazie alla scoperta di una nuova abilità innata con i poteri copiati spudoratamente dal rinnegan e neanche con una scena finale inaspettata e carica di pathos. Il film si conclude con un senso di incompletezza, non bastano né le risate di fronte a un improbabile selfie con Hinata e le altre ragazze né davanti a Sai in perfetto completo D&G nei titoli di coda ad arginare il malcontento.

Sarebbe stato più interessante approfondire lo sviluppo della relazione fra Sakura e Sasuke, almeno si sarebbe spiegato come la ragazza fosse finita fra le braccia del suo assassino mancato!

Quattro, per gli errori protratti fino all'ultimo, nonostante la piccola rivincita dell'aspetto grafico.