Recensione
Con un annuncio un po' a sorpresa, quando tutti si aspettavano l'imminente uscita del terzo film della saga, ecco che invece arriva la quarta serie televisiva ambientata nell'universo di "Mahou Shoujo Lyrical Nanoha: Vivid".
Nato come manga nel 2009 e ancora attualmente in corso di pubblicazione, "Vivid" ripercorre fedelmente la sua controparte cartacea e in dodici episodi traspone i primi sei volumi del manga. C'è da sperare quindi che questa sia solo una prima stagione, e che in futuro possa venire animata anche il resto della storia (che attualmente conta quattordici volumi all'attivo).
La serie è ambientata quattro anni dopo "StrikerS", e vede come protagonista Vivio, la bambina che Nanoha ha adottato alla fine della terza serie e che adesso vive insieme a lei e Fate su Mid-Childa. A differenza di "StrikerS", qui Vivio è una bambina molto vivace e ottimista (è il caso di dire tale madre, tale figlia), che ha chiaramente superato i traumi dell'infanzia e conduce una vita assolutamente normale... per quanto possa essere normale avere come mamme due supereroine come Nanoha e Fate, e infatti è probabilmente seguendo il loro esempio che Vivio si è appassionata alle "Strike Arts", un'arte marziale corpo a corpo che fa uso anche della magia.
La cosa purtroppo la rende vittima di un misterioso assalitore che per ignoti motivi va in giro a sfidare tutti i combattenti di "Strike Arts", e che si rivelerà un personaggio legato alla precedente reincarnazione della bambina: Olivie Sägebrecht.
Come spesso accade alle serie che riprendono manga in corso di pubblicazione, "Vivid" soffre del problema di non avere una degna conclusione: la tematica delle reincarnazioni, i Saint Kaiser e le guerre del passato vengono affrontati pochissimo, per lasciare spazio in questa prima parte della storia ai combattimenti, che sfoceranno nella partecipazione di Vivio e delle sue amiche a un vero e proprio torneo di arti marziali, novità assoluta per la saga di Nanoha. Chi come me conosce il manga sa che le tematiche che ho accennato sopra diventeranno preponderanti con il passare dei volumi, ma purtroppo in questa serie si ha l'impressione che una trama vera e propria non ci sia, e che sia tutto un susseguirsi di allenamenti e scontri "solo per diventare più forte". Intendiamoci, i combattimenti sono molto belli e personalmente ho apprezzato molto il fatto che si siano concentrati anche sui personaggi secondari (Corona in primis), ma nell'insieme tutto appare molto superficiale. Siamo lontani anni luce dalla profondità psicologica della Fate della prima serie, di Hayate e i suoi cavalieri nella seconda, perfino di Teana e Subaru nella terza: ed è un peccato, perché penso che Vivio sia un personaggio interessante con ottime potenzialità.
Per quanto riguarda il comparto grafico, nulla da eccepire: ho faticato un po' all'inizio ad abituarmi ai colori sgargianti della serie, ma dopo qualche episodio non ci ho fatto più caso. Come ho già detto i combattimenti sono ben fatti, e le animazioni sono nella media.
Come è ormai tradizione consolidata nella saga di Nanoha, opening ed ending sono affidate rispettivamente a Nana Mizuki e Yukari Tamura (squadra che vince non si cambia), le doppiatrici di Nanoha e Fate: "Angel Blossom" è una bella canzone che parla di nuovi incontri, ammetto che mi è rimasta maggiormente impressa "Pleasure Treasure" della Tamura, più ritmata e grintosa rispetto alla opening.
In conclusione, nonostante i difetti mi sento comunque di consigliare questa serie ai fan di Nanoha, perché ci mostra - anche se solo di sfuggita - le nostre beniamine "after StrikerS", sperando però che questa sia solo una prima stagione di una serie più lunga e meritevole. Il mio voto finale per ora è un sei e mezzo, dalla saga di Nanoha è lecito aspettarsi molto di più.
Nato come manga nel 2009 e ancora attualmente in corso di pubblicazione, "Vivid" ripercorre fedelmente la sua controparte cartacea e in dodici episodi traspone i primi sei volumi del manga. C'è da sperare quindi che questa sia solo una prima stagione, e che in futuro possa venire animata anche il resto della storia (che attualmente conta quattordici volumi all'attivo).
La serie è ambientata quattro anni dopo "StrikerS", e vede come protagonista Vivio, la bambina che Nanoha ha adottato alla fine della terza serie e che adesso vive insieme a lei e Fate su Mid-Childa. A differenza di "StrikerS", qui Vivio è una bambina molto vivace e ottimista (è il caso di dire tale madre, tale figlia), che ha chiaramente superato i traumi dell'infanzia e conduce una vita assolutamente normale... per quanto possa essere normale avere come mamme due supereroine come Nanoha e Fate, e infatti è probabilmente seguendo il loro esempio che Vivio si è appassionata alle "Strike Arts", un'arte marziale corpo a corpo che fa uso anche della magia.
La cosa purtroppo la rende vittima di un misterioso assalitore che per ignoti motivi va in giro a sfidare tutti i combattenti di "Strike Arts", e che si rivelerà un personaggio legato alla precedente reincarnazione della bambina: Olivie Sägebrecht.
Come spesso accade alle serie che riprendono manga in corso di pubblicazione, "Vivid" soffre del problema di non avere una degna conclusione: la tematica delle reincarnazioni, i Saint Kaiser e le guerre del passato vengono affrontati pochissimo, per lasciare spazio in questa prima parte della storia ai combattimenti, che sfoceranno nella partecipazione di Vivio e delle sue amiche a un vero e proprio torneo di arti marziali, novità assoluta per la saga di Nanoha. Chi come me conosce il manga sa che le tematiche che ho accennato sopra diventeranno preponderanti con il passare dei volumi, ma purtroppo in questa serie si ha l'impressione che una trama vera e propria non ci sia, e che sia tutto un susseguirsi di allenamenti e scontri "solo per diventare più forte". Intendiamoci, i combattimenti sono molto belli e personalmente ho apprezzato molto il fatto che si siano concentrati anche sui personaggi secondari (Corona in primis), ma nell'insieme tutto appare molto superficiale. Siamo lontani anni luce dalla profondità psicologica della Fate della prima serie, di Hayate e i suoi cavalieri nella seconda, perfino di Teana e Subaru nella terza: ed è un peccato, perché penso che Vivio sia un personaggio interessante con ottime potenzialità.
Per quanto riguarda il comparto grafico, nulla da eccepire: ho faticato un po' all'inizio ad abituarmi ai colori sgargianti della serie, ma dopo qualche episodio non ci ho fatto più caso. Come ho già detto i combattimenti sono ben fatti, e le animazioni sono nella media.
Come è ormai tradizione consolidata nella saga di Nanoha, opening ed ending sono affidate rispettivamente a Nana Mizuki e Yukari Tamura (squadra che vince non si cambia), le doppiatrici di Nanoha e Fate: "Angel Blossom" è una bella canzone che parla di nuovi incontri, ammetto che mi è rimasta maggiormente impressa "Pleasure Treasure" della Tamura, più ritmata e grintosa rispetto alla opening.
In conclusione, nonostante i difetti mi sento comunque di consigliare questa serie ai fan di Nanoha, perché ci mostra - anche se solo di sfuggita - le nostre beniamine "after StrikerS", sperando però che questa sia solo una prima stagione di una serie più lunga e meritevole. Il mio voto finale per ora è un sei e mezzo, dalla saga di Nanoha è lecito aspettarsi molto di più.