Recensione
Serial Experiments Lain
9.0/10
Recensione di -YureiKenshin-
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"serial experiments lain": un prodotto le cui parole "anime sperimentale" racchiudono perfettamente in sé l'animo di questa serie, senza comunque imprigionarlo nelle pareti di una categoria, ma soltanto per fare un po' d'ordine.
Accennando vagamente al contenuto della trama, giusto per tracciare i binari sui quali si viaggia (letteralmente) ed evitare spoiler, "serial experiments lain" tratta il rapporto che il mondo reale che conosciamo ha con il cyberspazio, noto nella serie come "Wired" (ing. "connessi"), e di una lotta intestina fra due entità che si dipana secondariamente su questo scenario non fantasioso. La suddetta lotta ha come punto di convergenza la protagonista, che dà anche il nome alla serie: Iwakura Lain.
Lain è una "ragazzina" di tredici anni che frequenta le scuole medie, all'apparenza normale, se non per il fatto che sia molto timida e riservata, e, attraverso la sua prospettiva, lo spettatore affronterà tutti gli avvenimenti di questa particolare storia cyberpunk. Ragazzina che svolge anche da "ponte" (agli interessati scoprire come) fra realtà e ambiente virtuale.
La "sperimentalità" della serie, si può notare sostanzialmente nella serie stessa.
Le scene "mute" sono parecchie, i giochi di sguardi tra i personaggi numerosissimi, e le discussioni passano in secondo piano più di una volta, nonostante, verso la fine, ci siano un paio di 'spiegoni', giusto per riportare lo spettatore "in carreggiata", dopo averlo lasciato per più di metà serie in balia a un turbinio di sottintesi, ambiguità, afonie varie e inquadrature apparentemente senza senso. E, appunto, questo ruolo secondario dei dialoghi rappresenta uno dei tanti motivi che fanno entrare "la storia di Lain" nella mia top 10, facendole mancare la top 5 per un soffio. Ma, come ho detto, questo è solo uno dei molti motivi.
Altra caratteristica che mi ha sorpreso per la sua particolarità è che durante i tredici episodi vi è la quasi totale assenza (anzi, io non ne ricordo) di musiche (escludiamo opening, ending e musiche contestuali come quelle di locali notturni) che accompagnano situazioni particolarmente chiave, sia per la storia sia per lo sviluppo della protagonista, solitamente di consuetudine negli anime. Niente. Il silenzio puro.
E "coincidenza" vuole che proprio quelle scene chiave mancanti di musiche empatizzanti sono proprio quelle situazioni (la maggior parte delle volte) nelle quali mancano pure i dialoghi: tutto si riduce a silenzi fra i personaggi e primi piani spiazzanti; silenzi che celano un senso di calma e fanno calare una sottile inquietudine. Questa è la caratteristica che più ho amato di "serial experiments lain". Non l'avevo mai provata in nessun altro caso (magari perché è difficile crearla) e, sarò onesto, mi ha lasciato piacevolmente smarrito fra quei deserti visivi che sono alcune scene di "serial experiments lain".
Inoltre, diciamocelo, per quanto reali e vicini a noi i temi trattati non sono dei più concreti (e per fortuna), e fa piacere il contrasto fra la relativa astrattezza delle tematiche e il tratto che sembra quasi voler recuperare la dose di realismo andata perduta, durante la trasposizione in anime. Uno stile di disegno estremamente in sintonia con la serie, ad opera di Kishida Takahiro, autore delle caratteristiche iridi striate di Lain. Avremo quindi a che fare con tratti definiti, e talvolta alquanto dettagliati, che su di me hanno sortito l'effetto di accentuare quel senso di smarrimento infusomi da quest'opera: delizioso.
A trovare ancor più (stranamente) delizioso, e a farmi pensare che "serial experiments lain" fosse più un thriller che altro, sono state alcune scene veramente inquietanti, catalizzate dalle perfette inquadrature che, come in un climax, avvicinano semi-brutalmente lo spettatore al momento 'creep', facendogli esclamare "What the fuck?!" e mostrando il "versante oscuro" di questa storia al "fortunato" (prendiamoci una licenza, va) spettatore.
Storia non immediata e "multistrato" (layer, usando terminologie dell'anime), che domanda di essere rivista più di una volta per essere compresa totalmente e che richiede qualche riflessione per comprendere i suddetti "giochi di sguardi" e "silenzi".
Se avete voglia di qualcosa di particolare, questo anime vi soddisferà ampiamente.
Accennando vagamente al contenuto della trama, giusto per tracciare i binari sui quali si viaggia (letteralmente) ed evitare spoiler, "serial experiments lain" tratta il rapporto che il mondo reale che conosciamo ha con il cyberspazio, noto nella serie come "Wired" (ing. "connessi"), e di una lotta intestina fra due entità che si dipana secondariamente su questo scenario non fantasioso. La suddetta lotta ha come punto di convergenza la protagonista, che dà anche il nome alla serie: Iwakura Lain.
Lain è una "ragazzina" di tredici anni che frequenta le scuole medie, all'apparenza normale, se non per il fatto che sia molto timida e riservata, e, attraverso la sua prospettiva, lo spettatore affronterà tutti gli avvenimenti di questa particolare storia cyberpunk. Ragazzina che svolge anche da "ponte" (agli interessati scoprire come) fra realtà e ambiente virtuale.
La "sperimentalità" della serie, si può notare sostanzialmente nella serie stessa.
Le scene "mute" sono parecchie, i giochi di sguardi tra i personaggi numerosissimi, e le discussioni passano in secondo piano più di una volta, nonostante, verso la fine, ci siano un paio di 'spiegoni', giusto per riportare lo spettatore "in carreggiata", dopo averlo lasciato per più di metà serie in balia a un turbinio di sottintesi, ambiguità, afonie varie e inquadrature apparentemente senza senso. E, appunto, questo ruolo secondario dei dialoghi rappresenta uno dei tanti motivi che fanno entrare "la storia di Lain" nella mia top 10, facendole mancare la top 5 per un soffio. Ma, come ho detto, questo è solo uno dei molti motivi.
Altra caratteristica che mi ha sorpreso per la sua particolarità è che durante i tredici episodi vi è la quasi totale assenza (anzi, io non ne ricordo) di musiche (escludiamo opening, ending e musiche contestuali come quelle di locali notturni) che accompagnano situazioni particolarmente chiave, sia per la storia sia per lo sviluppo della protagonista, solitamente di consuetudine negli anime. Niente. Il silenzio puro.
E "coincidenza" vuole che proprio quelle scene chiave mancanti di musiche empatizzanti sono proprio quelle situazioni (la maggior parte delle volte) nelle quali mancano pure i dialoghi: tutto si riduce a silenzi fra i personaggi e primi piani spiazzanti; silenzi che celano un senso di calma e fanno calare una sottile inquietudine. Questa è la caratteristica che più ho amato di "serial experiments lain". Non l'avevo mai provata in nessun altro caso (magari perché è difficile crearla) e, sarò onesto, mi ha lasciato piacevolmente smarrito fra quei deserti visivi che sono alcune scene di "serial experiments lain".
Inoltre, diciamocelo, per quanto reali e vicini a noi i temi trattati non sono dei più concreti (e per fortuna), e fa piacere il contrasto fra la relativa astrattezza delle tematiche e il tratto che sembra quasi voler recuperare la dose di realismo andata perduta, durante la trasposizione in anime. Uno stile di disegno estremamente in sintonia con la serie, ad opera di Kishida Takahiro, autore delle caratteristiche iridi striate di Lain. Avremo quindi a che fare con tratti definiti, e talvolta alquanto dettagliati, che su di me hanno sortito l'effetto di accentuare quel senso di smarrimento infusomi da quest'opera: delizioso.
A trovare ancor più (stranamente) delizioso, e a farmi pensare che "serial experiments lain" fosse più un thriller che altro, sono state alcune scene veramente inquietanti, catalizzate dalle perfette inquadrature che, come in un climax, avvicinano semi-brutalmente lo spettatore al momento 'creep', facendogli esclamare "What the fuck?!" e mostrando il "versante oscuro" di questa storia al "fortunato" (prendiamoci una licenza, va) spettatore.
Storia non immediata e "multistrato" (layer, usando terminologie dell'anime), che domanda di essere rivista più di una volta per essere compresa totalmente e che richiede qualche riflessione per comprendere i suddetti "giochi di sguardi" e "silenzi".
Se avete voglia di qualcosa di particolare, questo anime vi soddisferà ampiamente.