Recensione
Kyōkai no Rinne
10.0/10
"Kyoukai no Rinne" è un anime di venticinque episodi della stagione primaverile del 2015 prodotto dallo studio Brain's Base e tratto dal manga di Rumiko Takahashi iniziato nel 2009 e attualmente in corso.
Premetto che sono un po' di parte, dato il mio grande amore verso questa mangaka che con i suoi lavori si è creata uno spazio importante dentro di me, a partire da "Urusei Yatsura" fino a "Kyoukai no Rinne", attraverso anche le sue opere minori, segnandomi particolarmente.
L'opera in questione si propone come un anime leggero, demenziale e con situazioni tipiche della principessa dei manga, accompagnato da toni sovrannaturali/sentimentali.
"Kyoukai no Rinne" racconta le vicende di un mezzo Shinigami che, circondato da una moltitudine di personaggi pazzoidi e scapestrati, tenta di far trasmigrare quelle anime che dopo la morte non si sono ancora reincarnate, perché si sentono legate da vari motivi al mondo terreno. In sua compagnia vi è Sakura Mamiya, una studentessa del suo stesso liceo capace di percepire la presenza degli spiriti, di vederli e di interagire addirittura con loro. La trama procede in maniera auto-conclusiva: a parte qualche doppio episodio, ogni puntata è infatti slegata dalle altre, pur mantenendo gli stessi personaggi.
Leggendo tutto questo e non notando probabilmente chissà quale elemento eclatante, ci si può chiedere: bene, ma perché proprio un 10 a "Kyoukai no Rinne", quando la trama in fondo è costituita per lo più da mini-saghe e non vi è una vera e propria storia di base avvincente e piena d'azione? Perché "Kyoukai no Rinne" si distingue per la sua capacità di saper divertire dalla prima puntata fino all'ultima con una vena demenziale unica, con situazioni che mi ricordano la sensei ai tempi di "Ranma ½" e con personaggi che riescono a trasmettere simpatia. Quest'ultima fatica della Takahashi dimostra che non sono necessarie scene di fanservice accanito per intrattenere, e soprattutto che l'autrice non ha ancora smesso di far sorridere dopo tutti questi anni.
Mi sono ritrovato infatti ad adorare ogni singolo personaggio, anche quelli che dovrebbero essere più fastidiosi perché ostacolano il protagonista. Tutti sono capaci di far scappare una risata: Rinne Rokudou, con la sua costante sfortuna in materia di denaro; Sakura Mamiya, con la sua indifferenza che calza a pennello in tutte le situazioni equivoche; Sabato Rokudou, che con i suoi pazzi obiettivi intralcia costantemente la vita del figlio Rinne; Ageha, che tenta disperatamente di farsi notare dal protagonista che sembra invece attratto da Sakura (persino Ageha si è ritagliata la mia simpatia, non risultando eccessivamente insistente come una Shampoo in "Ranma ½"); Tsubasa, Tamako, Kain e anche il piccolo Rokumon.
In quest'opera non è il protagonista a mandare avanti lo spettacolo, ma una sfilza di personaggi ben riusciti.
Il design tipico dell'autrice è stupendo, i tratti sono meno tondeggianti rispetto ai suoi primissimi lavori, ma sono comunque belli e pieni di espressioni facciali divertenti.
Le OST si adattano bene ai contesti. Ho adorato la prima opening, la seconda meno, ma comunque non intacca il mio parere sull'anime.
Il finale è ovviamente aperto, dato che l'anime è l'adattamento solo dei primi volumi del manga ed è stata annunciata una seconda stagione in primavera del 2016, notizia che mi rende felicissimo e fiducioso che saprà divertirmi come la prima; nel mentre attenderò leggendo il manga, che contiene sicuramente più dettagli, ma la sua controparte animata sa il fatto suo e ha saputo semplificare magistralmente.
Infine consiglio "Kyoukai no Rinne" agli amanti della Takahashi che apprezzano i suoi manga, da "Urusei Yatsura" a "InuYasha", ma anche semplicemente a chi apprezza il genere demenziale e a chi desidera trascorrere venti minuti di spensieratezza: "Kyoukai no Rinne" e i suoi personaggi sapranno riempire con allegria le giornate del loro spettatore.
Premetto che sono un po' di parte, dato il mio grande amore verso questa mangaka che con i suoi lavori si è creata uno spazio importante dentro di me, a partire da "Urusei Yatsura" fino a "Kyoukai no Rinne", attraverso anche le sue opere minori, segnandomi particolarmente.
L'opera in questione si propone come un anime leggero, demenziale e con situazioni tipiche della principessa dei manga, accompagnato da toni sovrannaturali/sentimentali.
"Kyoukai no Rinne" racconta le vicende di un mezzo Shinigami che, circondato da una moltitudine di personaggi pazzoidi e scapestrati, tenta di far trasmigrare quelle anime che dopo la morte non si sono ancora reincarnate, perché si sentono legate da vari motivi al mondo terreno. In sua compagnia vi è Sakura Mamiya, una studentessa del suo stesso liceo capace di percepire la presenza degli spiriti, di vederli e di interagire addirittura con loro. La trama procede in maniera auto-conclusiva: a parte qualche doppio episodio, ogni puntata è infatti slegata dalle altre, pur mantenendo gli stessi personaggi.
Leggendo tutto questo e non notando probabilmente chissà quale elemento eclatante, ci si può chiedere: bene, ma perché proprio un 10 a "Kyoukai no Rinne", quando la trama in fondo è costituita per lo più da mini-saghe e non vi è una vera e propria storia di base avvincente e piena d'azione? Perché "Kyoukai no Rinne" si distingue per la sua capacità di saper divertire dalla prima puntata fino all'ultima con una vena demenziale unica, con situazioni che mi ricordano la sensei ai tempi di "Ranma ½" e con personaggi che riescono a trasmettere simpatia. Quest'ultima fatica della Takahashi dimostra che non sono necessarie scene di fanservice accanito per intrattenere, e soprattutto che l'autrice non ha ancora smesso di far sorridere dopo tutti questi anni.
Mi sono ritrovato infatti ad adorare ogni singolo personaggio, anche quelli che dovrebbero essere più fastidiosi perché ostacolano il protagonista. Tutti sono capaci di far scappare una risata: Rinne Rokudou, con la sua costante sfortuna in materia di denaro; Sakura Mamiya, con la sua indifferenza che calza a pennello in tutte le situazioni equivoche; Sabato Rokudou, che con i suoi pazzi obiettivi intralcia costantemente la vita del figlio Rinne; Ageha, che tenta disperatamente di farsi notare dal protagonista che sembra invece attratto da Sakura (persino Ageha si è ritagliata la mia simpatia, non risultando eccessivamente insistente come una Shampoo in "Ranma ½"); Tsubasa, Tamako, Kain e anche il piccolo Rokumon.
In quest'opera non è il protagonista a mandare avanti lo spettacolo, ma una sfilza di personaggi ben riusciti.
Il design tipico dell'autrice è stupendo, i tratti sono meno tondeggianti rispetto ai suoi primissimi lavori, ma sono comunque belli e pieni di espressioni facciali divertenti.
Le OST si adattano bene ai contesti. Ho adorato la prima opening, la seconda meno, ma comunque non intacca il mio parere sull'anime.
Il finale è ovviamente aperto, dato che l'anime è l'adattamento solo dei primi volumi del manga ed è stata annunciata una seconda stagione in primavera del 2016, notizia che mi rende felicissimo e fiducioso che saprà divertirmi come la prima; nel mentre attenderò leggendo il manga, che contiene sicuramente più dettagli, ma la sua controparte animata sa il fatto suo e ha saputo semplificare magistralmente.
Infine consiglio "Kyoukai no Rinne" agli amanti della Takahashi che apprezzano i suoi manga, da "Urusei Yatsura" a "InuYasha", ma anche semplicemente a chi apprezza il genere demenziale e a chi desidera trascorrere venti minuti di spensieratezza: "Kyoukai no Rinne" e i suoi personaggi sapranno riempire con allegria le giornate del loro spettatore.