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Ce l'avete presente "Detective Conan"? Sì, parlo di quel ragazzino spocchioso che in realtà è un adolescente diventato bambino da un bel po' (cit). Bene, questa serie (che in realtà - come si nota dal titolo - è il "ritorno" di una serie originale andata in onda nel 1997 e che consta di 148 puntate, tratte anche loro dal manga omonimo) può essere definita la versione adulta di "Detective Conan".
No, non intendo dire che il protagonista sia un anziano o comunque un uomo di mezza età; Hajime Kindaichi è un detective di diciassette anni che aiuta la polizia a risolvere i propri casi: alcuni molto semplici e banali; altri più complicati. Un po' come il nostro Conan, direte voi. Beh, sì. Del resto, le somiglianze tra i due personaggi sono molte: anche Kindaichi, infatti, ha un'amica d'infanzia/fidanzata-anche-se-ancora-non-lo-sanno, Miyuki, che lo accompagna nelle sue avventure e, inconsapevolmente o meno, aiuta il nostro detective nella soluzione dei casi; come Conan, anche Kindaichi è figlio d'arte: mentre il primo, infatti, ha un padre scrittore di gialli, il secondo è il nipote di Kosaku Kindaichi, celeberrimo detective conosciuto in tutto il Giappone (protagonista di una serie di romanzi di Seishi Yokomizo); ambedue, inoltre, collaborano con la polizia: Kindaichi, ufficialmente; Conan, narcotizzando qualcuno, perché, giustamente, è solo un bambino (tant'è che quando i casi li risolve in versione Shin'ichi nessuno ha niente da ridire); infine, in ambedue le serie ci sono dei nemici fissi: Kaitou Kid e gli Uomini in nero per Conan; Il Ladro Gentiluomo e il Marionettista, per Kindaichi.

Nonostante le similitudini, per il resto i due anime sono molto diversi, a cominciare dal protagonista: Kindaichi è un ragazzo come tanti, con un fiuto eccezionale, ma con tanti difetti: è un po' maniaco (come tutti i ragazzini della sua età, tant'è che spesso la stessa Miyuki lo mette in riga) e non è esattamente uno studente modello (tant'è che ha bisogno di ripetizioni); è un adolescente normale, insomma e, per questo motivo, molto più umano e simpatico di altri detective.
Anche per quanto riguarda i casi siamo su piani completamente diversi e, per quanto mi riguarda, sono molto più belli e complessi: qui non abbiamo fili da pesca che vengono usati in modi disparati, ma gente che progetta omicidi in modo machiavellico, complicatissimi, ma anche estremamente logici.
Ma il punto non è soltanto l'omicidio di turno, ma è proprio l'intero caso che è sviluppato in modo molto maturo: quasi mai, infatti, la situazione finale ricalca quella che sembrava all'inizio; spesso, infatti, l'ultimo episodio dei casi più lunghi è dedicato non solo alla spiegazione di Kindaichi, ma al racconto del criminale di turno che porta anche a chiedersi chi sia davvero la vittima e chi il carnefice. Il tutto, condito da atmosfere spesso da brivido, quasi soprannaturali, e da una colonna sonora davvero ottima e adattissima alle atmosfere che l'autore vuole esprimere; anche le sigle non sono male.

I disegni sono in linea con quelli della serie originale, anche se più moderni; non spettacolari, insomma, ma a me piacciono: in fondo, si tratta di un giallo, incentrato più sullo sviluppo di una trama con delle atmosfere ben precise, che su disegni meravigliosi e/o effetti speciali stratosferici.
In conclusione, una serie molto bella che consiglio soprattutto agli amanti del genere.