Recensione
Death Parade
8.0/10
A pensarci bene Death Parade ripropone in chiave sci-fi/spirituale un classico concetto del Teatro, la Catarsi, cioè il purificarsi e il rinascere ripercorrendo la tragedia della morte violenta su un palcoscenico. Non siamo però su uno stage dove sfilano gli attori intrecciandosi in una trama commentata dal pubblico/coro, ma su di un campo di gioco' sempre diverso dove un giudice unico e asettico soppesa le singole performance al di là della vittoria e della sconfitta.
È dunque l'occasione d'indagare alcuni dei difetti tipici di un'umanità tanto semplice e banale nelle sue piccole vicende quanto profonda nell'analisi dei loro presupposti. Certo alcuni contorni sono esasperati e conditi da retroscena in grado di provocare quella valanga di emozioni contrastanti che ti porta a prendere le parti dell'uno o dell'altro imputato, ma la freddezza del giudizio, spesso indirizzato verso esiti inaspettati e originali', è abbastanza soddisfacente anche se il beniamino di turno viene scaricato'. Insomma, Death Parade non è un prodotto semplice da metabolizzare nonostante una certa deriva finale che potrebbe annacquarne il contenuto (oddio, a me il finale è piaciuto) verso una sostanziale normalizzazione' (d'you know happy end?).
In generale opere tali rischiano di soffrire dei difetti che affliggono produzioni basate su episodi perlopiù autoconclusivi, cioè il risolversi in una certa monotonia. Per fortuna l'aver proposto solo 12 puntate evita quasi del tutto questa possibile defaillance, lasciandoci invece una piece abbastanza compatta e adatta alle sue dimensioni temporali'.
Da un punto di vista tecnico, si confermano le buoni impressioni avute fin dal prequel, l'opera maestra Death Billiards. Grafica e Character Design sono ben curati e gradevoli alla visione e anche l'animazione scorre via fluida senza alcuna fastidiosa sensazione scattosa' (passatemi il termine). Punto in meno per le musiche - per me una componente ormai fondamentale in un anime -, poiché a differenza di molti che la amano ho trovato la opening veramente poco in sintonia con il resto dell'opera.
È dunque l'occasione d'indagare alcuni dei difetti tipici di un'umanità tanto semplice e banale nelle sue piccole vicende quanto profonda nell'analisi dei loro presupposti. Certo alcuni contorni sono esasperati e conditi da retroscena in grado di provocare quella valanga di emozioni contrastanti che ti porta a prendere le parti dell'uno o dell'altro imputato, ma la freddezza del giudizio, spesso indirizzato verso esiti inaspettati e originali', è abbastanza soddisfacente anche se il beniamino di turno viene scaricato'. Insomma, Death Parade non è un prodotto semplice da metabolizzare nonostante una certa deriva finale che potrebbe annacquarne il contenuto (oddio, a me il finale è piaciuto) verso una sostanziale normalizzazione' (d'you know happy end?).
In generale opere tali rischiano di soffrire dei difetti che affliggono produzioni basate su episodi perlopiù autoconclusivi, cioè il risolversi in una certa monotonia. Per fortuna l'aver proposto solo 12 puntate evita quasi del tutto questa possibile defaillance, lasciandoci invece una piece abbastanza compatta e adatta alle sue dimensioni temporali'.
Da un punto di vista tecnico, si confermano le buoni impressioni avute fin dal prequel, l'opera maestra Death Billiards. Grafica e Character Design sono ben curati e gradevoli alla visione e anche l'animazione scorre via fluida senza alcuna fastidiosa sensazione scattosa' (passatemi il termine). Punto in meno per le musiche - per me una componente ormai fondamentale in un anime -, poiché a differenza di molti che la amano ho trovato la opening veramente poco in sintonia con il resto dell'opera.