Recensione
Metropolis
8.0/10
"Metropolis" è un lungometraggio di animazione del 2001 diretto da Rintaro, sviluppato e prodotto dallo studio Madhouse. L'opera in questione è basata sull'omonimo manga del 1949 di Osamu Tezuka, a sua volta lontanamente ispirato al capolavoro della cinematografia fantascientifica del 1927 di Fritz Lang.
La trama ruota intorno alle vicende di un manipolo di personaggi che, in un modo o nell'altro, sono collegati tra loro. Innanzi tutto v'è Shunsaku Ban, anziano investigatore incaricato di arrestare uno scienziato pazzo trafficante di organi umani e bollato come criminale internazionale. Con lui vi è Kenichi, il nipotino che ricopre anche il ruolo di suo assistente personale. Il ricercato di cui parlavamo poc'anzi, ovvero il dottor Laughton, è al servizio di un altro importante personaggio della pellicola: il Duca Red, capo del partito Marduk, formazione politica di stampo autoritario fortemente avversa alla popolazione robotica di Metropolis. Ed è a tal proposito che incontriamo un'altra figura cardine della trama: Rock, freddo e spietato figlio adottivo del Duca, la cui principale occupazione nell'organigramma del partito del padre è quella di killer. Infatti egli è deputato ad eliminare fisicamente i robot impazziti. Infine, ultima ma non ultima, vi è Tima, il risultato del lavoro dello scienziato pazzo, una dolce ragazzina androide che rivestirà in seguito un ruolo di prim'ordine nella storia di cui stiamo parlando. Tutto ciò avviene a Metropolis, città potentissima destinata a salire sul tetto del mondo. Va però precisato come essa sia una città ricca di problemi dal punto di vista sociale. La disoccupazione è dilagante, così come la corruzione. La disuguaglianza tra gli abitanti è grandissima e ciò ci viene testimoniato dalla suddivisione stessa della città. Infatti essa è divisa in tre zone sotterranee in cui convergono tutti i vari attori di questa fittizia società distopica e, ad ogni livello, troviamo un diverso grado di ricchezza e potere.
Da questo abbozzo di trama possiamo notare come, all'interno dell'opera di Rintaro, siano presenti cenni a importanti tematiche politiche e sociali quali possono essere l'alienazione delle masse e la corruzione e l'avidità dei potenti. Non scordiamo inoltre la tematica che costituisce il cardine della cibernetica, ovvero la sostituibilità tra gli uomini e i robot dal punto di vista lavorativo.
Dal punto di vista tecnico il film è realizzato in modo eccellente. L'ambientazione, ovvero Metropolis, è efficace, in quanto riesce a mostrare la dimensione futuristica nella quale la storia si sviluppa. Merita una speciale considerazione la fantastica colonna sonora interamente costituita da pezzi swing e jazz degli anni '20 e '30, chiaro rimando all'opera del cineasta austriaco accennato a inizio recensione. Le musiche, inoltre, stridono fortemente con il contesto del film, contribuendo così a rendere il tutto ancor più surreale e fantascientifico.
In conclusione, affermo che "Metropolis" è un'opera di qualità, sia dal punto di vista strettamente tecnico che dal punto di vista della mera narrazione cinematografica. Un bel film, per esser tale, oltre a dover essere fatto bene, deve essere in grado di lasciare un segno, di emozionare lo spettatore. Ebbene, questa pellicola con me ci è riuscita in pieno. Ha scatenato in me varie emozioni che, alla sua conclusione, mi hanno subito fatto considerare "Metropolis" un gran bel film che consiglierò sicuramente a qualcuno.
La trama ruota intorno alle vicende di un manipolo di personaggi che, in un modo o nell'altro, sono collegati tra loro. Innanzi tutto v'è Shunsaku Ban, anziano investigatore incaricato di arrestare uno scienziato pazzo trafficante di organi umani e bollato come criminale internazionale. Con lui vi è Kenichi, il nipotino che ricopre anche il ruolo di suo assistente personale. Il ricercato di cui parlavamo poc'anzi, ovvero il dottor Laughton, è al servizio di un altro importante personaggio della pellicola: il Duca Red, capo del partito Marduk, formazione politica di stampo autoritario fortemente avversa alla popolazione robotica di Metropolis. Ed è a tal proposito che incontriamo un'altra figura cardine della trama: Rock, freddo e spietato figlio adottivo del Duca, la cui principale occupazione nell'organigramma del partito del padre è quella di killer. Infatti egli è deputato ad eliminare fisicamente i robot impazziti. Infine, ultima ma non ultima, vi è Tima, il risultato del lavoro dello scienziato pazzo, una dolce ragazzina androide che rivestirà in seguito un ruolo di prim'ordine nella storia di cui stiamo parlando. Tutto ciò avviene a Metropolis, città potentissima destinata a salire sul tetto del mondo. Va però precisato come essa sia una città ricca di problemi dal punto di vista sociale. La disoccupazione è dilagante, così come la corruzione. La disuguaglianza tra gli abitanti è grandissima e ciò ci viene testimoniato dalla suddivisione stessa della città. Infatti essa è divisa in tre zone sotterranee in cui convergono tutti i vari attori di questa fittizia società distopica e, ad ogni livello, troviamo un diverso grado di ricchezza e potere.
Da questo abbozzo di trama possiamo notare come, all'interno dell'opera di Rintaro, siano presenti cenni a importanti tematiche politiche e sociali quali possono essere l'alienazione delle masse e la corruzione e l'avidità dei potenti. Non scordiamo inoltre la tematica che costituisce il cardine della cibernetica, ovvero la sostituibilità tra gli uomini e i robot dal punto di vista lavorativo.
Dal punto di vista tecnico il film è realizzato in modo eccellente. L'ambientazione, ovvero Metropolis, è efficace, in quanto riesce a mostrare la dimensione futuristica nella quale la storia si sviluppa. Merita una speciale considerazione la fantastica colonna sonora interamente costituita da pezzi swing e jazz degli anni '20 e '30, chiaro rimando all'opera del cineasta austriaco accennato a inizio recensione. Le musiche, inoltre, stridono fortemente con il contesto del film, contribuendo così a rendere il tutto ancor più surreale e fantascientifico.
In conclusione, affermo che "Metropolis" è un'opera di qualità, sia dal punto di vista strettamente tecnico che dal punto di vista della mera narrazione cinematografica. Un bel film, per esser tale, oltre a dover essere fatto bene, deve essere in grado di lasciare un segno, di emozionare lo spettatore. Ebbene, questa pellicola con me ci è riuscita in pieno. Ha scatenato in me varie emozioni che, alla sua conclusione, mi hanno subito fatto considerare "Metropolis" un gran bel film che consiglierò sicuramente a qualcuno.