Recensione
Erased
10.0/10
Vorrei comparare Erased ad una perla irregolare, diversa nel senso buono del termine, che è riuscita ad offrire qualcosa di nuovo all'interno dell'ininterrotta "anaciclosi" che si perpetua nel mercato d'animazione giapponese da anni ormai, un mondo sempre più colmo di fanservice e sempre più carente di storie solide e significative.
Ma non sarà la trama in sé il vero punto di forza di questa serie, che sicuramente risulta intrigante a primo impatto: l'espediente del revival appare sempre affascinante, la dimensione thriller dell'opera tratta un tema molto delicato e allo stesso tempo poco ricorrente negli anime e ciò non fa altro che attirare fortemente l'attenzione dello spettatore.
Ho considerato l'evidenza riguardo l'identità dell'assassino inizialmente un errore grossolano, ma subito dopo ho compreso che sarebbe stato impossibile con una regia così capace rendere se non solo di proposito questo aspetto così esplicito e l'ho poi interpretato invece come una mancanza di attenzione da parte di Satoru, accecato dalla fiducia per quel maestro che ha sempre identificato nella figura del padre mai avuto. La negazione dell'evidenza rende inoltre più credibile la natura infantile che si era insidiata nuovamente, anche se in modo parziale, nel protagonista durante i revival e riesce a donare al personaggio un'interessante sfumatura.
Tuttavia dopo un esordio molto promettente la trama perde vigore nell'epilogo della vicenda, anche se non penalizzo l'opera per questo, poiché sono convinta che con un paio di episodi in più si sarebbe potuto ottenere un quadro più chiaro sulle motivazioni dell'assassino e sulle vicende accadute dopo l'ultimo revival.
Apprezzo anche il lieto fine, che oggi può sembrare un cliché di poco effetto, ma che in realtà rimane sempre una scelta molto azzardata e coraggiosa: in questo caso non lede la qualità della serie, ma anzi riesce a commuovere spontaneamente, senza ulteriori perdite (che spesso potrebbero risultare forzate).
Mettendo da parte la curiosità e la voglia di un ulteriore approfondimento sulle vicende, trovo che nonostante le carenze, il tutto sia stato gestito nel migliore dei modi, addirittura modificando in meglio determinati ruoli sul finale (come quello di Airi).
Proprio nella regia si identifica il punto di forza di Erased: l'anime è stato diretto in maniera davvero magistrale, non provavo un coinvolgimento simile da anni. Le scelte narrative azzeccate, le minuzie ed i piccoli dettagli nelle inquadrature (spesso utili per comprendere l'evoluzione di determinate situazioni) e i ripetuti colpi di scena alla fine degli episodi sono riusciti a mantenere estremamente vivo l'interesse per la serie fino all'ultimo fotogramma.
Il mio entusiasmo per le scelte registiche si conferma anche per il clima generale che caratterizza l'intera serie: realistico, a tratti inquieto nelle scene di alta tensione emotiva, ricordava quasi un film vero e proprio.
I personaggi e i loro mutamenti sono il vero sostegno dell'opera: è proprio grazie a loro, più che per la trama in sé che l'intera serie risulta pienamente godibile. Lo stesso Satoru rispetto al primo episodio, proprio paradossalmente ritornando un bambino, intraprenderà un cammino di maturazione, che lo reinserirà in una cerchia di valori che aveva perduto fino ad istituire quasi una palingenesi, che trasmette speranza e fiducia, sentimenti che è sempre bene ricordare.
Nonostante il poco tempo a disposizione il carattere dei personaggi emerge da subito: non sempre appare realistico (sopratutto se si prendono in considerazione i bambini) ma funzionale e inevitabile a fini narrativi.
Interessante anche come i loro rapporti siano organizzati in modo assolutamente intenzionale, creando un incrocio di destini immutabili (basta pensare a come Hiromi e Kayo siano in entrambi i casi accomunati da una sorte comune) o come il ritorno al passato debba essere comunque compensato da una mancanza (seppur minore rispetto agli eventi presenti) per Satoru.
Sentimenti come l'amicizia e l'amore materno sono trattati con particolare profondità e sorretti da personalità davanti alle quali è impossibile non affezionarsi e commuoversi: salta all'occhio la figura di Sachiko,di Kenya e di Hiromi, che proprio grazie al salto nel passato sono tornati ad essere parte integrante della vita del protagonista.
La grafica esprime nel modo più adeguato l'essenza della serie: l'aria retrò, tenue e opaca del passato contrapposta alle luci abbaglianti, ai colori vivaci e alle tinte opalescenti del presente. Il pieno clima invernale molto poetico risulta in piena sintonia anche con la stagione della messa in onda della serie, e non ha fatto altro che alimentare ancora di più il coinvolgimento nella visione.
L' opening e la ending risultano orecchiabili e facilmente memorizzabili fin dal primo ascolto e anche esse adempiono ad uno scopo preciso, poiché al loro interno sono espresse appieno le tematiche dell'opera.
Insomma Erased è stata una vera e propria scoperta, che sicuramente non rasenta la perfezione (del resto nulla lo ha mai fatto), ma che è riuscita dopo diversi anni a risvegliare in me il piacere autentico di vedere anime, con la sua semplicità, la sua suspence,i suoi personaggi, la varietà delle tematiche trattate e anche grazie alle sue imperfezioni, che spesso hanno anche portato ad esiti positivi.
Ritengo quindi di dare a questa serie un 10 di incoraggiemento per quello che ha espresso, per i sentimenti suscitati e per il messaggio diverso che è riuscita ad imporre in un settore sempre più caratterizzato dalla mediocrità e dalla monotonia.
Ma non sarà la trama in sé il vero punto di forza di questa serie, che sicuramente risulta intrigante a primo impatto: l'espediente del revival appare sempre affascinante, la dimensione thriller dell'opera tratta un tema molto delicato e allo stesso tempo poco ricorrente negli anime e ciò non fa altro che attirare fortemente l'attenzione dello spettatore.
Ho considerato l'evidenza riguardo l'identità dell'assassino inizialmente un errore grossolano, ma subito dopo ho compreso che sarebbe stato impossibile con una regia così capace rendere se non solo di proposito questo aspetto così esplicito e l'ho poi interpretato invece come una mancanza di attenzione da parte di Satoru, accecato dalla fiducia per quel maestro che ha sempre identificato nella figura del padre mai avuto. La negazione dell'evidenza rende inoltre più credibile la natura infantile che si era insidiata nuovamente, anche se in modo parziale, nel protagonista durante i revival e riesce a donare al personaggio un'interessante sfumatura.
Tuttavia dopo un esordio molto promettente la trama perde vigore nell'epilogo della vicenda, anche se non penalizzo l'opera per questo, poiché sono convinta che con un paio di episodi in più si sarebbe potuto ottenere un quadro più chiaro sulle motivazioni dell'assassino e sulle vicende accadute dopo l'ultimo revival.
Apprezzo anche il lieto fine, che oggi può sembrare un cliché di poco effetto, ma che in realtà rimane sempre una scelta molto azzardata e coraggiosa: in questo caso non lede la qualità della serie, ma anzi riesce a commuovere spontaneamente, senza ulteriori perdite (che spesso potrebbero risultare forzate).
Mettendo da parte la curiosità e la voglia di un ulteriore approfondimento sulle vicende, trovo che nonostante le carenze, il tutto sia stato gestito nel migliore dei modi, addirittura modificando in meglio determinati ruoli sul finale (come quello di Airi).
Proprio nella regia si identifica il punto di forza di Erased: l'anime è stato diretto in maniera davvero magistrale, non provavo un coinvolgimento simile da anni. Le scelte narrative azzeccate, le minuzie ed i piccoli dettagli nelle inquadrature (spesso utili per comprendere l'evoluzione di determinate situazioni) e i ripetuti colpi di scena alla fine degli episodi sono riusciti a mantenere estremamente vivo l'interesse per la serie fino all'ultimo fotogramma.
Il mio entusiasmo per le scelte registiche si conferma anche per il clima generale che caratterizza l'intera serie: realistico, a tratti inquieto nelle scene di alta tensione emotiva, ricordava quasi un film vero e proprio.
I personaggi e i loro mutamenti sono il vero sostegno dell'opera: è proprio grazie a loro, più che per la trama in sé che l'intera serie risulta pienamente godibile. Lo stesso Satoru rispetto al primo episodio, proprio paradossalmente ritornando un bambino, intraprenderà un cammino di maturazione, che lo reinserirà in una cerchia di valori che aveva perduto fino ad istituire quasi una palingenesi, che trasmette speranza e fiducia, sentimenti che è sempre bene ricordare.
Nonostante il poco tempo a disposizione il carattere dei personaggi emerge da subito: non sempre appare realistico (sopratutto se si prendono in considerazione i bambini) ma funzionale e inevitabile a fini narrativi.
Interessante anche come i loro rapporti siano organizzati in modo assolutamente intenzionale, creando un incrocio di destini immutabili (basta pensare a come Hiromi e Kayo siano in entrambi i casi accomunati da una sorte comune) o come il ritorno al passato debba essere comunque compensato da una mancanza (seppur minore rispetto agli eventi presenti) per Satoru.
Sentimenti come l'amicizia e l'amore materno sono trattati con particolare profondità e sorretti da personalità davanti alle quali è impossibile non affezionarsi e commuoversi: salta all'occhio la figura di Sachiko,di Kenya e di Hiromi, che proprio grazie al salto nel passato sono tornati ad essere parte integrante della vita del protagonista.
La grafica esprime nel modo più adeguato l'essenza della serie: l'aria retrò, tenue e opaca del passato contrapposta alle luci abbaglianti, ai colori vivaci e alle tinte opalescenti del presente. Il pieno clima invernale molto poetico risulta in piena sintonia anche con la stagione della messa in onda della serie, e non ha fatto altro che alimentare ancora di più il coinvolgimento nella visione.
L' opening e la ending risultano orecchiabili e facilmente memorizzabili fin dal primo ascolto e anche esse adempiono ad uno scopo preciso, poiché al loro interno sono espresse appieno le tematiche dell'opera.
Insomma Erased è stata una vera e propria scoperta, che sicuramente non rasenta la perfezione (del resto nulla lo ha mai fatto), ma che è riuscita dopo diversi anni a risvegliare in me il piacere autentico di vedere anime, con la sua semplicità, la sua suspence,i suoi personaggi, la varietà delle tematiche trattate e anche grazie alle sue imperfezioni, che spesso hanno anche portato ad esiti positivi.
Ritengo quindi di dare a questa serie un 10 di incoraggiemento per quello che ha espresso, per i sentimenti suscitati e per il messaggio diverso che è riuscita ad imporre in un settore sempre più caratterizzato dalla mediocrità e dalla monotonia.