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8.0/10
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Per partire un piccolo accenno di trama:
in un comunissimo e modernissimo Giappone entriamo in conoscenza di un ragazzo di nome Minami Itsuki aka Ikki, patito di AT: pattini speciali che permettono di correre a grandi velocità usati dagli Storm Riders per effettuare Trick mozzafiato, quest'ultimo sarà successivamente protagonista di varie vicende dai risvolti essenzialmente banalotti nella prima parte e più accattivanti e strani nella seconda con il condimento di varie sfaccettature più fantasy, del tutto estranee a quello che può condividere essenzialmente l'opera nel suo primo esordio.
Naturalmente come tutti quelli che arrivano alla serie animata dalla sua originale forma cartacea, non posso fare altro che notare un calo sia a livello tecnico che narrativo (la presenza di troppe censure mirate ad avvenimenti che altro non facevano che rendere un ambiente di strada: buio, insicuro e pericoloso come quello della notte ben realizzato e in un certo senso molto più realistico).
Naturalmente gli anni si fanno sentire e per quanto si impegnino ad oggi ci sono ben poche case d'animazione che possono rendere a pieno quello che è lo stile di Ogure Ito in arte Oh!Great ed il suo personale tratto, ciò per qui il manga può apparire molto più fruibile e divertente per certi versi e in casi ben lungi dal "singolari" anche Caciarone (un misto tra stupido, divertente, fico e tamarro).
I personaggi, fedelmente al manga, rimangono però eccezionali: una rivisitazione degli stereotipi classici ma dal carattere accentuato all'inverosimile. Profondi, emozionanti e simpatici questi sono gli aggettivi attribuibili ad ognuno di essi.
Personalmente una cosa che ho apprezzato molto è la "road" di ognuno di essi, la strada, il percorso evolutivo che ognuno ha nell'opera, di tutti ne assaporiamo le prime titubanze fino ad arrivare alle ultime e inamovibili certezze (caratteristica persa nei manga o in generale nelle storie moderne, corte, puntate troppo sull'effetto legato all'istante e non tanto sul percorso formativo dei personaggi, cioè progressivo).
Per finire un commento estremamente personale, Air Gear a me, tralasciando tecnicismi o plot twist vari, ha insegnato qualcosa ma non "adesso ho imparato a usare i pattini" qualcosa di più profondo, qualcosa che per un ragazzino di 10, 12, 14, 16, 18 anni può valere come insegnamento sulla vita, sopratutto in un periodo moderno dove i ragazzi bhé vanno dove gli conviene, seguono la corrente senza un obbiettivo ben preciso, un "alto" ben preciso.
Questo manga può far salire la voglia ad un ragazzo di realizzare qualcosa, può far salire quello sfrenato bisogno per le "AT", per delle ali, per il voler raggiungere una stella sapendo di non poterla raggiungere ma solo per il piacere di volare verso essa sudando e come Icaro cadendo, sacrificandoci per sentirci quello che siamo: vivi.

In conclusione lo consiglio (sia l'anime che il manga) a tutti, poiché molto divertente ed estremamente toccante, insomma una bella serie da inserire nella collezione per chi non l'ha ancora vista.