Recensione
La città della luce
8.0/10
Un bambino ascolta il rumore del mondo intorno a se', nonostante debba ancora nascere. La sua coscienza vacilla, tra il limbo della morte e della vita. In fondo è tutta una ruota che gira, no?
Il bambino osserva la vita intorno a se'. Si rende conto di essere in un quartiere chiamato "La Città della Luce". Complessi residenziali moderni, nuovi, dove la gente vive le proprie vite e, sopratutto, le proprie morti.
Ma più la luce è intensa, più l'ombra si fa fitta.
In questo volume autoconclusivo di Inio Asano (What a Wonderful World) vita, morte ed emozioni s'intrecciano sullo sfondo di questo quartiere residenziale. Cose belle e cose brutte; luce dirompente e ombra sempre presente. Così un bambino, ancora non nato ma che già esiste e muove i pensieri ne mondo, ci introduce nelle atmosfere a volte lente e pacifiche, a volte tremendamente dolorose, che scorrono nella quotidianità della Città della Luce.
Questo volume raccoglie cinque capitoli generali differenti e legati tra loro per l'ambientazione di base e per il filo conduttore (compresi il prologo e l'epilogo).
Il prologo racconta del sopracitato neonato che, quasi con la coscienza di uomo appena reincarnato, ci introduce in modo mistico nella vicenda, facendo una panoramica e un excursus generale di ciò che andremo a leggere.
La prima parte, chiaramente ispirata alla storia personale dell'Autore, racconta di un fumettista in bilico tra le responsabilità del proprio lavoro, la volontà di tornare spensierato come un tempo, il confronto coi propri amici ubriaconi nullafacenti e disoccupati e il risveglio dall'illusione della speranza per il proprio futuro. Le emozioni si mischiano tra loro fino a rendere un sapore nostalgico, che colpisce senza ferire mai abbastanza il cuore.
La seconda parte, la più lunga e preponderante a livello di trama e intreccio (tanto da dover essere spezzettata in tre capitoli), è ben più pesante. Tratta di una catena di suicidi di cui un ragazzino è messaggero. Tragica ed emotivamente forte, si ha a tratti l'impressione che manchi qualcosa di concreto, almeno fino al finale della storia, dove si capirà che le luci e le ombre non sempre sono distanziate tra loro da un abisso, che tutto si mischia in un turbine, nel dolore della vita e la volontà di restare finalmente nella luce.
La terza parte narra dello sviluppo iniziale di un'amicizia tra due compagne di classe, una un po' svampita e l'altra fin troppo coi piedi per terra. Indubbiamente un delicato capitolo di poche pagine. Ci mostra, di nuovo, un altro lato della Città della Luce, dove l'amicizia è possibile e dove, tra le ombre, vi è anche spazio per la normalità.
La quarta storia, spezzettata in due parti, ha come uno dei protagonisti un personaggio molto ambiguo già apparso nel secondo capitolo. La storia narra della sua volontà di voler riscattare La Città della Luce, portandola ai campi del ricordo della sua infanzia.
L'ultima parte (o per meglio dire l'epilogo), la più onirica e suggestiva, racconta dello strano bambino che si ritrova a fare un sogno metaforico, dove l'autobus della Città della Luce raccoglie tutte le persone, le storie, i dolori, la vita e la morte degli abitanti del quartiere. E la vita scorre di nuovo, lentamente, come in tanti altri quartieri.
Si tratta di un prodotto molto affascinante e poetico. Più volte vengono i brividi, per il filo conduttore e la sensazione di connessione totale tra le vite di moltissime persone. Molti personaggi sostano negli esatti posti dove hanno interagito i personaggi di altri capitoli, tanti di loro possono essere osservati anche nelle altre storie, come apparizione o cammeo.
Numerose sono le metafore visive, come il gatto alla fine di ogni capitolo che sosta nei posti dove si è ambientato il capitolo, riproposto poi nel sogno del bambino come conduttore etereo dell'autobus.
I disegni di Asai sono concreti, le figure femminili con la faccia rotonda (com'è standard nei canoni di bellezza asiatici) e grandi occhioni.
La cosa che mi ha colpito di più nel settore grafico è la disposizione delle ombre. Create in modo delicato, graduale e sfumato, non fanno altro che accentuare la sensazione di giochi ombre e luci della vita di ogni giorno, rendendo spesso il disegno pulito e mai fastidiosamente pesante.
Il problema di fondo che permea questa opera è un certo grado di misticismo e metaforismo troppo elevato. Personalmente a me non dispiace, ma per un pubblico più largo potrebbe sembrare eccessivamente "poetizzato" e "astratto", tanto da rendere la lettura pesante in capitoli come l'epilogo finale. La seconda parte poi sembra quasi mancare di qualcosa, sembra un leggerissimo sviamento dal tema principale dell'opera (arrivando a toccare dolori più "concreti"). Tuttavia questi problemi di poco conto sono rivolti solo ad alcune tipologie di lettori: coloro a cui non piace pensare, vivere delle emozioni profonde sotto una certa arte visiva, e a coloro ricercano un prodotto leggero. Insomma, non è un volume da dedicare agli appassionati del genere shonen, poco ma sicuro.
La Città della Luce ricorda come atmosfere le musiche di Susumu Hirasawa, non per niente (in particolar modo l'epilogo) potrebbe essere paragonato benissimo a un lavoro di Satoshi Kon come metaforicità visiva e narrativa. Una quotidianità che si trasforma in un ciclo di vita, morte, rinascita, crescita... Un fumetto dove tutto si mischia nell'eternità di un sogno, per sfociare poi nella grandezza di qualcosa grande quasi quanto l'Universo.
"Tanto più la luce è potente, tanto più l'ombra è fitta..."
E' vero solo a metà. L'ombra alla fine si annulla con la luce. Sarà questo il posto dove l'autobus del sogno si reca?
In definitiva si tratta di un volume assolutamente suggestivo, consigliato a chiunque intenda emozionarsi in modo adulto e puro; sapendo però di essere in grado di riconoscere la propria sensibilità, la capacità di poter afferrare appieno concetti astratti ed emozioni nascoste nella grandezza ed eternità di un intero quartiere, dove le Luci ed Ombre giocano tra di loro, giorno dopo giorno, emozione dopo emozione.
Il bambino osserva la vita intorno a se'. Si rende conto di essere in un quartiere chiamato "La Città della Luce". Complessi residenziali moderni, nuovi, dove la gente vive le proprie vite e, sopratutto, le proprie morti.
Ma più la luce è intensa, più l'ombra si fa fitta.
In questo volume autoconclusivo di Inio Asano (What a Wonderful World) vita, morte ed emozioni s'intrecciano sullo sfondo di questo quartiere residenziale. Cose belle e cose brutte; luce dirompente e ombra sempre presente. Così un bambino, ancora non nato ma che già esiste e muove i pensieri ne mondo, ci introduce nelle atmosfere a volte lente e pacifiche, a volte tremendamente dolorose, che scorrono nella quotidianità della Città della Luce.
Questo volume raccoglie cinque capitoli generali differenti e legati tra loro per l'ambientazione di base e per il filo conduttore (compresi il prologo e l'epilogo).
Il prologo racconta del sopracitato neonato che, quasi con la coscienza di uomo appena reincarnato, ci introduce in modo mistico nella vicenda, facendo una panoramica e un excursus generale di ciò che andremo a leggere.
La prima parte, chiaramente ispirata alla storia personale dell'Autore, racconta di un fumettista in bilico tra le responsabilità del proprio lavoro, la volontà di tornare spensierato come un tempo, il confronto coi propri amici ubriaconi nullafacenti e disoccupati e il risveglio dall'illusione della speranza per il proprio futuro. Le emozioni si mischiano tra loro fino a rendere un sapore nostalgico, che colpisce senza ferire mai abbastanza il cuore.
La seconda parte, la più lunga e preponderante a livello di trama e intreccio (tanto da dover essere spezzettata in tre capitoli), è ben più pesante. Tratta di una catena di suicidi di cui un ragazzino è messaggero. Tragica ed emotivamente forte, si ha a tratti l'impressione che manchi qualcosa di concreto, almeno fino al finale della storia, dove si capirà che le luci e le ombre non sempre sono distanziate tra loro da un abisso, che tutto si mischia in un turbine, nel dolore della vita e la volontà di restare finalmente nella luce.
La terza parte narra dello sviluppo iniziale di un'amicizia tra due compagne di classe, una un po' svampita e l'altra fin troppo coi piedi per terra. Indubbiamente un delicato capitolo di poche pagine. Ci mostra, di nuovo, un altro lato della Città della Luce, dove l'amicizia è possibile e dove, tra le ombre, vi è anche spazio per la normalità.
La quarta storia, spezzettata in due parti, ha come uno dei protagonisti un personaggio molto ambiguo già apparso nel secondo capitolo. La storia narra della sua volontà di voler riscattare La Città della Luce, portandola ai campi del ricordo della sua infanzia.
L'ultima parte (o per meglio dire l'epilogo), la più onirica e suggestiva, racconta dello strano bambino che si ritrova a fare un sogno metaforico, dove l'autobus della Città della Luce raccoglie tutte le persone, le storie, i dolori, la vita e la morte degli abitanti del quartiere. E la vita scorre di nuovo, lentamente, come in tanti altri quartieri.
Si tratta di un prodotto molto affascinante e poetico. Più volte vengono i brividi, per il filo conduttore e la sensazione di connessione totale tra le vite di moltissime persone. Molti personaggi sostano negli esatti posti dove hanno interagito i personaggi di altri capitoli, tanti di loro possono essere osservati anche nelle altre storie, come apparizione o cammeo.
Numerose sono le metafore visive, come il gatto alla fine di ogni capitolo che sosta nei posti dove si è ambientato il capitolo, riproposto poi nel sogno del bambino come conduttore etereo dell'autobus.
I disegni di Asai sono concreti, le figure femminili con la faccia rotonda (com'è standard nei canoni di bellezza asiatici) e grandi occhioni.
La cosa che mi ha colpito di più nel settore grafico è la disposizione delle ombre. Create in modo delicato, graduale e sfumato, non fanno altro che accentuare la sensazione di giochi ombre e luci della vita di ogni giorno, rendendo spesso il disegno pulito e mai fastidiosamente pesante.
Il problema di fondo che permea questa opera è un certo grado di misticismo e metaforismo troppo elevato. Personalmente a me non dispiace, ma per un pubblico più largo potrebbe sembrare eccessivamente "poetizzato" e "astratto", tanto da rendere la lettura pesante in capitoli come l'epilogo finale. La seconda parte poi sembra quasi mancare di qualcosa, sembra un leggerissimo sviamento dal tema principale dell'opera (arrivando a toccare dolori più "concreti"). Tuttavia questi problemi di poco conto sono rivolti solo ad alcune tipologie di lettori: coloro a cui non piace pensare, vivere delle emozioni profonde sotto una certa arte visiva, e a coloro ricercano un prodotto leggero. Insomma, non è un volume da dedicare agli appassionati del genere shonen, poco ma sicuro.
La Città della Luce ricorda come atmosfere le musiche di Susumu Hirasawa, non per niente (in particolar modo l'epilogo) potrebbe essere paragonato benissimo a un lavoro di Satoshi Kon come metaforicità visiva e narrativa. Una quotidianità che si trasforma in un ciclo di vita, morte, rinascita, crescita... Un fumetto dove tutto si mischia nell'eternità di un sogno, per sfociare poi nella grandezza di qualcosa grande quasi quanto l'Universo.
"Tanto più la luce è potente, tanto più l'ombra è fitta..."
E' vero solo a metà. L'ombra alla fine si annulla con la luce. Sarà questo il posto dove l'autobus del sogno si reca?
In definitiva si tratta di un volume assolutamente suggestivo, consigliato a chiunque intenda emozionarsi in modo adulto e puro; sapendo però di essere in grado di riconoscere la propria sensibilità, la capacità di poter afferrare appieno concetti astratti ed emozioni nascoste nella grandezza ed eternità di un intero quartiere, dove le Luci ed Ombre giocano tra di loro, giorno dopo giorno, emozione dopo emozione.