Recensione
MØUSE
5.0/10
Quante opere inedite possiamo assaporare noi otaku e accaniti lettori di manga? Giacché essere i primi a recensire un'opera inedita (che forse, non arriverà mai in Italia) è qualcosa di elettrizzante, certe volte però si può trasformare in un avvertimento ed infatti il manga che sto recensendo si può quasi definire un avvertimento ad evitare la lettura di questo manga... e se già uno lo sconsiglia quando non è ancora pubblicato, salviamo un bel paio di vittime innocenti!
Allora, la trama parla di un giovane ventenne di nome Muoni Sorata, un docente ordinario all'università di Tokio, ma questo è solo una bugiarda copertura: in realtà lui è un abilissimo ladro conosciuto col nome di "Mouse".
Da queste poche frasi potrebbe sembrare un manga d'azione ma è qui che arriva il pezzo forte. Il nostro carissimo Muoni Sorata per le sue missioni usa tre sue assistenti (e ci chiediamo, durante la lettura del manga, il perchè della loro presenza) buttate li quasi a caso che mi danno uno strano senso di inutilità ma, comunque, più che avere l'aria di chimiche scientifiche, esperte di informatica e fisica o persino combattenti eccelse nello sport, sembrano più avere l'aspetto di fotomodelle, tant'è che l'autore non si limita a mostrare le loro "forme" ma, allo stesso tempo, si impegna a far vedere quanto siano abili nelle qualità che dovrebbero avere.
Akahori Satoru ci ha regalato un protagonista particolaramente azzeccato, non certo troppo originale, ma comunque ben fatto: un ragazzo cleptomane, diabolico, intelligente, furbo, astuto, sorridente e calmo. Ma i pregi del manga si soffermano qui purtroppo. Tutti gli altri personaggi sono mezzi incapaci e privi di spessore, Momozona è assai poco credibile, passa tutto il tempo a fare le sensuale per sedurre Muoni; peccato che la cosa si riveli inutile visto che lui non la degna neanche di uno sguardo, Kuribayashi non è da meno, passa tutto il tempo a guardare boccette e fare esperimenti chimici; ad osservarla viene in mente "ma che ci fai ad aiutare un ladro invece che lavorare in un liceo scientifico?"
Kakio poi poteva essere la migliore ma l'hanno usata solo per le gag, e salta fuori solo ogni 3-4 vignette con la sua battuta di turno.
Si salva però con alti e bassi il disegno, semplice e pulito nei volti e nei corpi dei personaggi, però scade terribilmente nelle scene d'azione. Il fatto è che Akahori Satoru non sa disegnare le scene di combattimento. Quando si guardano i disegni si avverte uno strano senso di confusione e le tavole si concentrano troppo sui volti dei protagonisti e non mostrano con accurata abilità le sparatorie e le fughe necessarie per dare suspense nel manga. E qui siamo lontani anni luce dalle pretenziosissime e dettagliatissime scene d'azione che ci regala Hajime Segawa, autore e disegnatore di Ga-Rei.
La storia poi è zoppicante e ripetitiva, infatti lo avrei mollato senza tanta fatica al volume 8, ma io odio lasciare i manga a metà.
Nei capitoli centrali si avverte un crollo drastico e la trama comincia come già detto a scadere nel banale e le gag, all'inizio carine, ora sono diventate fin troppo prevedibili: Momozona che cerca di persuadere Muoni, Kakio entra con la sua battuta di turno e Kuribayashi che se ne frega.
Sono presenti davvero molte scene ecchi (o soft henati, come preferite voi) che io non ho mai disdegnato, ma qui il problema non è che l'autore esagera (vedi Elfen Lied) ma ci presenta l'ecchi in modo totalmente fuori luogo che appesantisce la lettura del manga fino quasi a disprezzarlo, ma fortunatamente negli ultimi volumi la storia risale dandoci un po' più di divertimento e mettendo da parte il fanservice.
Nota: per chi non l'avesse notato il cognome di Kuribayashi (la tipa fissata con la chimica) è Yaoi, cioè la versione spinta dello Shounen Ai, che sta per significare per prodotti erotici per femmine. Che dire, una mezza parodia che mi fa tanto da presa in giro visto che questo manga è dedicato essenzialmente a maschi. Se non ci fosse stato tutto questo fanservice inutile, una sufficienza gliela avrei pure data senza tanti ripensamenti, ma la valutazione era già di per sé bassa...
Allora, la trama parla di un giovane ventenne di nome Muoni Sorata, un docente ordinario all'università di Tokio, ma questo è solo una bugiarda copertura: in realtà lui è un abilissimo ladro conosciuto col nome di "Mouse".
Da queste poche frasi potrebbe sembrare un manga d'azione ma è qui che arriva il pezzo forte. Il nostro carissimo Muoni Sorata per le sue missioni usa tre sue assistenti (e ci chiediamo, durante la lettura del manga, il perchè della loro presenza) buttate li quasi a caso che mi danno uno strano senso di inutilità ma, comunque, più che avere l'aria di chimiche scientifiche, esperte di informatica e fisica o persino combattenti eccelse nello sport, sembrano più avere l'aspetto di fotomodelle, tant'è che l'autore non si limita a mostrare le loro "forme" ma, allo stesso tempo, si impegna a far vedere quanto siano abili nelle qualità che dovrebbero avere.
Akahori Satoru ci ha regalato un protagonista particolaramente azzeccato, non certo troppo originale, ma comunque ben fatto: un ragazzo cleptomane, diabolico, intelligente, furbo, astuto, sorridente e calmo. Ma i pregi del manga si soffermano qui purtroppo. Tutti gli altri personaggi sono mezzi incapaci e privi di spessore, Momozona è assai poco credibile, passa tutto il tempo a fare le sensuale per sedurre Muoni; peccato che la cosa si riveli inutile visto che lui non la degna neanche di uno sguardo, Kuribayashi non è da meno, passa tutto il tempo a guardare boccette e fare esperimenti chimici; ad osservarla viene in mente "ma che ci fai ad aiutare un ladro invece che lavorare in un liceo scientifico?"
Kakio poi poteva essere la migliore ma l'hanno usata solo per le gag, e salta fuori solo ogni 3-4 vignette con la sua battuta di turno.
Si salva però con alti e bassi il disegno, semplice e pulito nei volti e nei corpi dei personaggi, però scade terribilmente nelle scene d'azione. Il fatto è che Akahori Satoru non sa disegnare le scene di combattimento. Quando si guardano i disegni si avverte uno strano senso di confusione e le tavole si concentrano troppo sui volti dei protagonisti e non mostrano con accurata abilità le sparatorie e le fughe necessarie per dare suspense nel manga. E qui siamo lontani anni luce dalle pretenziosissime e dettagliatissime scene d'azione che ci regala Hajime Segawa, autore e disegnatore di Ga-Rei.
La storia poi è zoppicante e ripetitiva, infatti lo avrei mollato senza tanta fatica al volume 8, ma io odio lasciare i manga a metà.
Nei capitoli centrali si avverte un crollo drastico e la trama comincia come già detto a scadere nel banale e le gag, all'inizio carine, ora sono diventate fin troppo prevedibili: Momozona che cerca di persuadere Muoni, Kakio entra con la sua battuta di turno e Kuribayashi che se ne frega.
Sono presenti davvero molte scene ecchi (o soft henati, come preferite voi) che io non ho mai disdegnato, ma qui il problema non è che l'autore esagera (vedi Elfen Lied) ma ci presenta l'ecchi in modo totalmente fuori luogo che appesantisce la lettura del manga fino quasi a disprezzarlo, ma fortunatamente negli ultimi volumi la storia risale dandoci un po' più di divertimento e mettendo da parte il fanservice.
Nota: per chi non l'avesse notato il cognome di Kuribayashi (la tipa fissata con la chimica) è Yaoi, cioè la versione spinta dello Shounen Ai, che sta per significare per prodotti erotici per femmine. Che dire, una mezza parodia che mi fa tanto da presa in giro visto che questo manga è dedicato essenzialmente a maschi. Se non ci fosse stato tutto questo fanservice inutile, una sufficienza gliela avrei pure data senza tanti ripensamenti, ma la valutazione era già di per sé bassa...