Recensione
Naruto
9.0/10
Recensione di Alex Andrew
-
Si sentono tante voci su Naruto… c’è chi lo definisce il proprio manga preferito, altri gli cedono lo scettro di “erede di Dragonball”, altri ancora paradossalmente lo ritengono un pessimo manga. Una grande varietà di commenti per un fumetto così variegato. Devo dire che, dopo la sua commercializzazione a seguito della serie anime su Mediaset (prima della quale ignoravo l’esistenza di questo manga) ero anch’io tra gli scettici; vedevo in Naruto una delle tante serie infantili prodotte per incontrare il consenso del classico ragazzino delle medie, senza un’effettiva trama o intreccio. La lettura del manga mi ha fatto completamente cambiare idea.
<b>[Attenzione, lievi spoiler]</b>
La trama non vuole essere nulla di straordinario o di inaspettato... quale trama può mai esserlo, nel XXI secolo, quando tutto è già stato scritto, e niente è più “nuovo”? Però già dai primi volumi ci si trova davanti qualcosa di davvero apprezzabile: il disegno è curato e piacevolissimo alla vista; gli ambienti, pur nella loro linearità, sono gradevoli, e il flavour e l’atmosfera che vengono abilmente presentate dall’autore contribuiscono a calare il lettore nella trama. Dopo pochi numeri però cambia tutto; quella che ti aspettavi essere una storia di ragazzini che fingono di essere dei ninja, finisce per diventare una lotta avvincente tra combattenti valorosi che mirano ad essere i migliori e lottano per la propria sopravvivenza; già nello scontro con Zabuza Momochi ed Haku (personaggio a mio parere gradevolissimo) il succedersi degli eventi diventa carico di suspance, per poi toccare il suo apice (qualche volume dopo) nell’esame di selezione dei Chunin. È a questo punto, tra l’altro, che vengono introdotti alcuni tra i personaggi più meritevoli dell’intera opera (due a caso, Gaara e Rock Lee). Un altro salto di qualità si ha con la presentazione del personaggio di Orochimaru, e con il suo tentativo di distruggere il villaggio della foglia, alleandosi con i ninja della sabbia. È durante queste sequenze che Gaara da il meglio di sé (qualitativamente parlando): la sua introspezione psicologica è elaborata in modo superbo ed il finale di questa mini-saga credo sia una delle parti migliori di tutta l’opera.
Con il passaggio alla serie che nell’anime è definita “Shippuden” (con i personaggi un po’ più cresciutelli) forse si ha un leggero calo della trama. Nulla da eccepire su i nuovi avversari proposti (tra i membri di Alba, Sasori in particolare credo sia uno dei più gradevoli), ma lo scorrere della sequenza si fa un po’ più lento, e i colpi di scena iniziano a diminuire. Altra pecca è che Kishimoto non riesce a gestire (a differenza, ad esempio, di un Eiichiro Oda) un gran numero di personaggi; lungo il corso della trama, infatti, molti “burattini” vengono completamente accantonati, altri vengono ripresi solo per fare da spalla al protagonista, senza la precedente profondità psicologica che gli era stata attribuita, e senza ottenere il successo che avrebbero potuto suscitare, se utilizzati in maniera migliore (nulla di sgradevole naturalmente, ma da una così bella storia, ci si aspettava la perfezione). Malgrado ciò, sulle distanze il plot torna ad essere interessante; i combattimenti non perdono la qualità che avevano nei primi volumi e lo stile (benché, ahimè, “snellito” e reso più pulito rispetto ai primi volumi) non risulta mai sgradevole. Tuttavia, intorno alla quarantina di volumi, la trama inizia una nuova risalita, e al numero attuale (#46), ritengo che abbia la suspance e il potenziale necessario per tornare ai livelli qualitativi che si erano visti con i volumi della seconda decade.
<b>[Fine spoiler]</b>
Per concludere, ritengo che questo fumetto sia davvero valido. I personaggi sono caratterizzatissimi, la trama non scade mai e il potenziale per un ulteriore miglioramento è sempre presente. Le due cifre sarebbero state possibili (almeno fino al volume 20 o 25), ma Kishimoto in alcuni momenti sembra quasi avere una carenza di idee che gli rende lo scorrere della trama più difficile o alcune trovate meno apprezzabili da parte del lettore. Un grande potenziale nelle mani, forse, della persona sbagliata, ma il 9 non glie lo toglie nessuno.
<b>[Attenzione, lievi spoiler]</b>
La trama non vuole essere nulla di straordinario o di inaspettato... quale trama può mai esserlo, nel XXI secolo, quando tutto è già stato scritto, e niente è più “nuovo”? Però già dai primi volumi ci si trova davanti qualcosa di davvero apprezzabile: il disegno è curato e piacevolissimo alla vista; gli ambienti, pur nella loro linearità, sono gradevoli, e il flavour e l’atmosfera che vengono abilmente presentate dall’autore contribuiscono a calare il lettore nella trama. Dopo pochi numeri però cambia tutto; quella che ti aspettavi essere una storia di ragazzini che fingono di essere dei ninja, finisce per diventare una lotta avvincente tra combattenti valorosi che mirano ad essere i migliori e lottano per la propria sopravvivenza; già nello scontro con Zabuza Momochi ed Haku (personaggio a mio parere gradevolissimo) il succedersi degli eventi diventa carico di suspance, per poi toccare il suo apice (qualche volume dopo) nell’esame di selezione dei Chunin. È a questo punto, tra l’altro, che vengono introdotti alcuni tra i personaggi più meritevoli dell’intera opera (due a caso, Gaara e Rock Lee). Un altro salto di qualità si ha con la presentazione del personaggio di Orochimaru, e con il suo tentativo di distruggere il villaggio della foglia, alleandosi con i ninja della sabbia. È durante queste sequenze che Gaara da il meglio di sé (qualitativamente parlando): la sua introspezione psicologica è elaborata in modo superbo ed il finale di questa mini-saga credo sia una delle parti migliori di tutta l’opera.
Con il passaggio alla serie che nell’anime è definita “Shippuden” (con i personaggi un po’ più cresciutelli) forse si ha un leggero calo della trama. Nulla da eccepire su i nuovi avversari proposti (tra i membri di Alba, Sasori in particolare credo sia uno dei più gradevoli), ma lo scorrere della sequenza si fa un po’ più lento, e i colpi di scena iniziano a diminuire. Altra pecca è che Kishimoto non riesce a gestire (a differenza, ad esempio, di un Eiichiro Oda) un gran numero di personaggi; lungo il corso della trama, infatti, molti “burattini” vengono completamente accantonati, altri vengono ripresi solo per fare da spalla al protagonista, senza la precedente profondità psicologica che gli era stata attribuita, e senza ottenere il successo che avrebbero potuto suscitare, se utilizzati in maniera migliore (nulla di sgradevole naturalmente, ma da una così bella storia, ci si aspettava la perfezione). Malgrado ciò, sulle distanze il plot torna ad essere interessante; i combattimenti non perdono la qualità che avevano nei primi volumi e lo stile (benché, ahimè, “snellito” e reso più pulito rispetto ai primi volumi) non risulta mai sgradevole. Tuttavia, intorno alla quarantina di volumi, la trama inizia una nuova risalita, e al numero attuale (#46), ritengo che abbia la suspance e il potenziale necessario per tornare ai livelli qualitativi che si erano visti con i volumi della seconda decade.
<b>[Fine spoiler]</b>
Per concludere, ritengo che questo fumetto sia davvero valido. I personaggi sono caratterizzatissimi, la trama non scade mai e il potenziale per un ulteriore miglioramento è sempre presente. Le due cifre sarebbero state possibili (almeno fino al volume 20 o 25), ma Kishimoto in alcuni momenti sembra quasi avere una carenza di idee che gli rende lo scorrere della trama più difficile o alcune trovate meno apprezzabili da parte del lettore. Un grande potenziale nelle mani, forse, della persona sbagliata, ma il 9 non glie lo toglie nessuno.