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La storia di <em>Ā Megami-sama</em> (Oh, mia Dea!) ebbe inizio nel lontano settembre del 1988, quando un ancora sconosciuto Kosuke Fujishima pubblicò sulle pagine della rivista Afternoon uno spin-off del sul primo manga, You're Under Arrest! Un inizio come tanti ce ne sono stati che, però, in questo caso ha segnato l’avvio di un’opera destinata a diventare uno dei manga più longevi della storia (22 anni di pubblicazioni).

Per introdurre il tema di Oh, mia dea! credo che il modo migliore sia il porre un semplice quesito: “<em>Vi siete mai chiesti cosa potrebbe succedere se all’improvviso una bellissima dea comparisse al vostro cospetto, dicendo di poter esaudire un qualsiasi desiderio?</em>” Forse, perché no, nella fantasia di tutti è successa una cosa simile, e chissà quali sono stati i desideri formulati in risposta a questa semplice, quanto assurda domanda. Ma in fondo una fantasia resta tale, un breve momento in cui tutto sembra possibile, salvo poi dissolversi nel nulla come una bolla di sapone. Ma se questa fantasia dovesse diventare all’improvviso realtà? Forse è stata questa semplice considerazione a ispirare Fujishima, ma, in ogni caso, è proprio da questa ‘piccola’ fantasia che prende avvio Oh, mia Dea!

Ad assumere il ruolo di protagonista della storia è Keiichi Morisato, in tutto e per tutto un ragazzo normale, anzi, sarebbe il caso di dire il classico bravo ragazzo. Grande appassionato di motori (chiaro rimando ad una delle passioni di Fujishima), è un persona estremamente buona e gentile, a tratti ingenuo, tutte qualità che non solo lo rendono schiavo dei suoi bizzarri senpai, ma che, ovviamente, non gli consentono di riscuotere grande successo presso il gentil sesso. Spesso però si dice, quasi a volersi consolare, che il bene fatto prima o poi verrà ricompensato e, nel caso di Keiichi, questa ricompensa appare nella forma della bellissima dea di prima classe Belldandy. Posto di fronte al quesito sopra detto, Keiichi, incredulo e convinto di assistere ad uno strano scherzo, formula un desiderio particolare: “<em>Vorrei che una dea come te stesse sempre al mio fianco</em>”. Pur sbalordita da tale richiesta, Belldandy conclude il contratto, esaudendo il desiderio, e dando così avvio ad Oh, mia dea! L’inizio di una strana storia in cui faranno la comparsa tanti personaggi interessanti, ma anche l’inizio di una bella, dolce e romantica storia d’amore che ormai da ben ventidue anni accompagna e appassiona i lettori.

In questo lungo viaggio, Keiichi è affiancato dalla stupenda dea Belldandy, un personaggio a mio avviso tratteggiato con estrema cura; la dolcezza e purezza dei suoi comportamenti riescono a delineare, ancor più del suo aspetto, la sua origine divina. Né lei né Keiichi sono personaggi smaliziati, anzi sono quasi ingenui nel loro modo di agire, eppure è proprio questo aspetto a rendere il loro rapporto così interessante e bello. Forse quell’immanente senso di ingenuità che circonda la loro relazione la rende quasi surreale, nondimeno ciò mi appare un pregio, e in fondo il mondo dei manga e degli anime cos’è, se non un mondo di fantasia, quasi fiabesco?

I personaggi comunque sono molti, a partire dalla presenza costante delle due sorelle di Belldandy: la provocante e, lei sì, smaliziata Urd, e la ‘piccola’ Skuld, con le sue invenzioni pericolose e strabilianti. L’una sempre impegnata ad avvicinare i due innamorati, l’altra pronta a tutto pur di allontanare dall’adorata sorella il povero Keiichi, di cui, tuttavia, resta invaghita a causa della gentilezza e bontà d’animo. Accanto a questo nucleo stabile, completato dagli angeli delle tre dee (Holy Bell, World of Elegance e Noble Scarlet), Fujishima affianca tanti altri personaggi, alternandoli nel corso del tempo; all’inizio, infatti, l’autore decide di concentrare la sua attenzione sui fatti terreni, introducendo Megumi, la sorella di Keiichi, Sayoko Mishima, acerrima rivale di Bell-chan, e narrando le bizzarre avventure del Club di Motori e dei suoi membri. Con il passare del tempo, però, non solo si assiste ad una crescita dei protagonisti, ma cambia anche la prospettiva della narrazione, dando più spazio alle vicende del mondo divino, con la comparsa di personaggi come l’impacciata Maller, la bellissima Peorth (Peitho) con la sua Gorgeous Rose, l’impassibile Lind (Rind), accompagnata da Spear Mint e Cool Mint, per finire con la sensuale e terribile Hild.

Lo stile di disegno di Fujishima merita senza dubbio un discorso approfondito. In primo luogo si può notare come il tratto, che nei primi volumi si presenta pesante e grossolano, subisce un’evoluzione stupefacente nel giro di 4-5 volumi, diventando delicato e curatissimo, tanto da sembrare l’opera di un altro autore. Questa maggiore cura si manifesta in vari modi, i visi sono tratteggiati con estrema delicatezza, con linee leggere e armoniose, e stessa attenzione è riservata anche alla capigliatura dei vari personaggi, vale citare in quest’ottica il magnifico effetto luce usato sui capelli di Belldandy, che riesce quasi a riprodurre la lucentezza propria dei colori. Un altro aspetto su cui Fujishima si è dedicato con grande impegno è il vestiario: va osservato, infatti, come ogni personaggio di Oh, mia Dea! abbia a sua disposizione una vastissima collezione di vestiti; in ogni capitolo, l’autore si diverte a creare un nuovo ed elaborato vestito per i suoi personaggi. A conti fatti, considerando il numero dei capitoli, si parla di un qualcosa come 1000 e più vestiti, numero degno di uno stilista di moda. In aggiunta, ogni personaggio esprime uno stile consono al suo carattere, si passa quindi dallo stile semplice e quasi trasandato di Keiichi, ai vestiti aggressivi e provocanti di Urd e Hild. In tutto ciò poi, è ovvio notare come la moda in ventidue anni abbia subito un’evoluzione impressionante e in Oh, mia Dea! si assiste ad una vera e propria sfilata di moda che ripropone le varie tendenze che si sono succedute nel corso del tempo, dallo stile eccentrico degli anni ’80, per finire con quello più sobrio, ma non sempre, del nuovo millennio.

L’edizione della Star Comics è in linea con lo standard dell’editore: prezzo contenuto e volumetti di media qualità. Unica pecca è la totale assenza di tavole a colori, ed è un peccato, perché, come si può notare nelle copertine, Fujishima ama utilizzare colori vivi e splendenti che si presentano particolarmente gratificanti per l’occhio. In questo senso, se può interessare, vale la pena comprare il meraviglioso art book pubblicato in Giappone per celebrare il ventennale del manga. Va fatta poi una nota sulla traduzione: i nomi dell’edizione Star Comics in alcuni casi sono diversi rispetto a quelli presenti nella versione giapponese, la scelta in sede di adattamento è stata quella di usare i nomi della tradizione mitologica classica (greca e nordica), così, ad esempio, Peorth diventa Peitho, la dea della seduzione (ruolo che ben le si addice tra l’altro :P).

Tornando alla trama, una cosa sorprendente è sicuramente la grande capacità di Fujishima di andare avanti senza cadere in ripetizioni e banalità, riuscendo a creare un’ottima alternanza tra momenti seri e situazioni comiche, tra atmosfere romantiche ed eventi soprannaturali, racchiudendo il tutto in mini-saghe. In questo continuo movimento, in cui si assiste ad una lenta e progressiva crescita dei protagonisti, l’unica costante resta sempre quel dolce e profondo legame che lega Keiichi e Belldandy, il filo conduttore dell’intera storia che accompagna il lettore nel suo viaggio nel mondo delle dee.

In conclusione, ritengo che Oh, mia Dea! sia un’opera in grado di regalare tante emozioni, probabilmente più adatta a chi già presenta una certa predisposizione verso il genere romantico/sentimentale, ma, in tutta onestà, credo di poter consigliare a tutti la lettura di questo piccolo capolavoro, che tanto mi affascinato e appassionato. Un manga leggero, divertente, romantico e tenero, che, senza prodursi in complessi artifici, riesce ad appassionare il lettore con la sua incredibile semplicità.