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9.0/10
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Avete presente quando a una storia non servono clichè per emozionarci, quando non ci sono bei tenebrosi tormentati o fidanzate magiche sempre mezze nude?
Avete presente quelle storie così semplici eppure così profonde da tirare le corde del cuore anche al più granitico degli uomini? Bé Touch è una di quelle storie.
Non si fregia certo di uno stile grafico dei migliori, Adachi sa di non saper caratterizzare graficamente i suoi eroi e si prende anche in giro da solo, geniale!
La forza di Touch è sicuramente la narrazione, talmente ben cesellata da non aver spesso bisogno di parole, nella più alta espressione dei tempi narrativi orientali: poche chiacchiere, molte emozioni.

La storia inizia come un banale triangolo amoroso, una ragazza brava e bella, un ragazzo bravo e bello, e un ragazzo che non regge la pressione di essere bravo e bello e perciò decide di ritirarsi dalla competizione un po' per non fallire e un po' per non far soffrire il fratello.
Trovare le differenza fra questa e una "commedia scolastica" è un compito che aspetta solo al lettore, ma capirete già da voi quanto la caratterizzazione del protagonista, ma anche dei comprimari, sia cesellata nei minimi particolari e permetta di riconoscere in mezzo a decine di facce uguali, al primo sguardo, chi siano Tacchan e Kacchan.