Recensione
Genshiken - Otaku club
10.0/10
Otaku club è una meravigliosa enciclopedia dell'universo Otaku, vissuta attraverso i punti di vista di diverse personificazioni del genere:
L'otaku timido e asociale incapace di valorizzare le proprie passioni.
L'otaku fanatico di videogame con la presa staccata dalla vita reale (anche se qui c'è l'espediente del bell'aspetto, che serve a fare colore).
L'otaku dalla personalità prorompente che fa da motore all'iniziativa del gruppo.
L'otaku che disegna bene, ma che non ha la personalità adatta a mettere a frutto il proprio talento.
L'otaku che rifiuta la denominazione di otaku, ma che è più otaku di tutti gli altri messi insieme.
L'otaku con il pallino per lo yaoi, che poi è lo stesso otaku, però femmina, di cui sopra.
L'otaku con il pallino del cosplay.
L'otaku weird. Che ti viene in mente la parola weird solo a vederlo.
La fidanzata dell'otaku di bell'aspetto, una nota di originalità nel gruppo, ma un ottimo espediente per mostrare un tipico punto di vista non otaku.
L'otaku straniero.
E infine, l'otaku con il pallino per l'hentai, cioè tutti quelli qua sopra.
Infatti, tra i tanti pregi di questa opera meravigliosa, il primo tra tutti un coinvolgimento emotivo di gran valore, di solito rarissimo in manga così corti, vorrei mettere un accento sul modo sublime in cui viene approcciato il mondo delle doujinshi scolastiche, in particolare quelle hentai. Senza moralismi, pudori o giustificazioni, di qualsiasi genere si tratti. Con, tra l'altro, un obiettivo puntato sulla realizzazione delle stesse, totalmente inedito per il pubblico nostrano.
Un opera seminale e di valore immenso che, nonostante un approfondimento citazionistico su videogiochi, anime e manga che rimane evidentemente vincolato ad una fascia di lettori giapponesi che se ne intendono, rimane godibile per tutti, (ne sono un esempio io stesso) grazie a delle tecniche narrative sublimi e ad uno sviluppo dei personaggi invidiabile. Un capolavoro che deve essere letto.
L'otaku timido e asociale incapace di valorizzare le proprie passioni.
L'otaku fanatico di videogame con la presa staccata dalla vita reale (anche se qui c'è l'espediente del bell'aspetto, che serve a fare colore).
L'otaku dalla personalità prorompente che fa da motore all'iniziativa del gruppo.
L'otaku che disegna bene, ma che non ha la personalità adatta a mettere a frutto il proprio talento.
L'otaku che rifiuta la denominazione di otaku, ma che è più otaku di tutti gli altri messi insieme.
L'otaku con il pallino per lo yaoi, che poi è lo stesso otaku, però femmina, di cui sopra.
L'otaku con il pallino del cosplay.
L'otaku weird. Che ti viene in mente la parola weird solo a vederlo.
La fidanzata dell'otaku di bell'aspetto, una nota di originalità nel gruppo, ma un ottimo espediente per mostrare un tipico punto di vista non otaku.
L'otaku straniero.
E infine, l'otaku con il pallino per l'hentai, cioè tutti quelli qua sopra.
Infatti, tra i tanti pregi di questa opera meravigliosa, il primo tra tutti un coinvolgimento emotivo di gran valore, di solito rarissimo in manga così corti, vorrei mettere un accento sul modo sublime in cui viene approcciato il mondo delle doujinshi scolastiche, in particolare quelle hentai. Senza moralismi, pudori o giustificazioni, di qualsiasi genere si tratti. Con, tra l'altro, un obiettivo puntato sulla realizzazione delle stesse, totalmente inedito per il pubblico nostrano.
Un opera seminale e di valore immenso che, nonostante un approfondimento citazionistico su videogiochi, anime e manga che rimane evidentemente vincolato ad una fascia di lettori giapponesi che se ne intendono, rimane godibile per tutti, (ne sono un esempio io stesso) grazie a delle tecniche narrative sublimi e ad uno sviluppo dei personaggi invidiabile. Un capolavoro che deve essere letto.