Recensione
Saiyuki
8.0/10
Nostalgica di Wild Adapter, ho finalmente recuperato l'opera prima di Kazuya Minekura, e vi ho trovato qualcosa di totalmente diverso rispetto a W.A., sia nell'ambientazione che negli "intenti" della trama.
Saiyuki è un fantasy che riprende, e rivisita, la leggenda del "Viaggio in Occidente": vengono narrate le avventure di un gruppo di fuorilegge composto dal monaco corrotto Sanzo, dalla stupida scimmia Goku, dal pervertito Gojyo e dall'inquietante Hakkai (così come loro stessi si definiscono), in viaggio per mettere fine all'anomalia che sta facendo impazzire la razza dei demoni. A metter loro i bastoni tra le ruote quelli che hanno causato l’anomalia tentando di resuscitare una divinità demoniaca e innumerevoli avversari che si susseguono nel corso dei vari capitoli del manga.
Se la struttura interna al manga si regge su questi fondamenti, in tutti i 9 volumi dell’opera non è però possibile trovare un chiaro svolgimento: per tutta la prima serie di Saiyuki seguiamo i protagonisti nelle loro avventure, che disegnano una trama del tutto episodica, priva di un vero e proprio sviluppo. Semplicemente, i nostri incontrano il cattivo di turno, che dà loro modo di confrontarsi con un passato mai completamente lasciato alle spalle, o con questioni sospese, o con debolezze da affrontare. È forse proprio la trama così frammentaria il punto debole di Saiyuki, che non può contare su un inizio e una fine propriamente detti.
In ogni caso, Saiyuki è nell’insieme più che buono: se i primi tre volumi sono stereotipati e ripetitivi, dal quarto in poi, con una serie di flashback eccezionalmente belli che ci permettono di conoscere da vicino i nostri protagonisti e con una decisa raffinatura delle situazioni pericolose, Saiyuki diventa qualcosa che vale realmente la pena di leggere e la Minekura dimostra tutto il suo talento. Targato come josei, il manga ha un’anima combattiva, ribelle e violenta, e non lascia assolutamente spazio alle smancerie e agli ideali, se non si considera un ideale il tenersi stretta la vita a morsi.
Per spendere qualche parola sui personaggi, bisogna dire che l’attenzione dell’autrice è chiaramente investita sulla descrizione del loro carattere, del loro modo di vivere e del loro passato, e poca importanza è data alle varie comparse (e, nell’assenza di una vera e propria trama, questo è del tutto naturale). All’inizio, i “quattro fuorilegge” sono delle classiche macchiette, con l’ottima qualità di far ridere quando serve, ma pian piano assumono spessore, facendo sì che sia quasi impossibile non prendere in simpatia almeno uno di essi.
Per concludere, il disegno: partendo acerbo e quasi sgangherato nei primi volumi, Saiyuki si conclude con l’aspetto di un’opera d’arte, recuperando ampiamente terreno per ciò che riguarda le linee dei visi e le scene più dinamiche.
Nota di demerito, da parte mia, per l’edizione Dynit: belle le sovraccoperte e le pagine a colori, meno la rilegatura con la colla a vista, le pagine giallognole, la quantità immane di refusi e l’incredibile sensazione che qualche balloon non dica quello che dovrebbe dire.
Il voto è un 8 che media tra il 6 scarso dei primi volumi e il 9 meritatissimo di quelli successivi, a cui si aggiunge il mio amore sconfinato per la Minekura in sé.
Consigliato a chi si fa affascinare da fuorilegge incalliti e sensualissimi disillusi.
Saiyuki è un fantasy che riprende, e rivisita, la leggenda del "Viaggio in Occidente": vengono narrate le avventure di un gruppo di fuorilegge composto dal monaco corrotto Sanzo, dalla stupida scimmia Goku, dal pervertito Gojyo e dall'inquietante Hakkai (così come loro stessi si definiscono), in viaggio per mettere fine all'anomalia che sta facendo impazzire la razza dei demoni. A metter loro i bastoni tra le ruote quelli che hanno causato l’anomalia tentando di resuscitare una divinità demoniaca e innumerevoli avversari che si susseguono nel corso dei vari capitoli del manga.
Se la struttura interna al manga si regge su questi fondamenti, in tutti i 9 volumi dell’opera non è però possibile trovare un chiaro svolgimento: per tutta la prima serie di Saiyuki seguiamo i protagonisti nelle loro avventure, che disegnano una trama del tutto episodica, priva di un vero e proprio sviluppo. Semplicemente, i nostri incontrano il cattivo di turno, che dà loro modo di confrontarsi con un passato mai completamente lasciato alle spalle, o con questioni sospese, o con debolezze da affrontare. È forse proprio la trama così frammentaria il punto debole di Saiyuki, che non può contare su un inizio e una fine propriamente detti.
In ogni caso, Saiyuki è nell’insieme più che buono: se i primi tre volumi sono stereotipati e ripetitivi, dal quarto in poi, con una serie di flashback eccezionalmente belli che ci permettono di conoscere da vicino i nostri protagonisti e con una decisa raffinatura delle situazioni pericolose, Saiyuki diventa qualcosa che vale realmente la pena di leggere e la Minekura dimostra tutto il suo talento. Targato come josei, il manga ha un’anima combattiva, ribelle e violenta, e non lascia assolutamente spazio alle smancerie e agli ideali, se non si considera un ideale il tenersi stretta la vita a morsi.
Per spendere qualche parola sui personaggi, bisogna dire che l’attenzione dell’autrice è chiaramente investita sulla descrizione del loro carattere, del loro modo di vivere e del loro passato, e poca importanza è data alle varie comparse (e, nell’assenza di una vera e propria trama, questo è del tutto naturale). All’inizio, i “quattro fuorilegge” sono delle classiche macchiette, con l’ottima qualità di far ridere quando serve, ma pian piano assumono spessore, facendo sì che sia quasi impossibile non prendere in simpatia almeno uno di essi.
Per concludere, il disegno: partendo acerbo e quasi sgangherato nei primi volumi, Saiyuki si conclude con l’aspetto di un’opera d’arte, recuperando ampiamente terreno per ciò che riguarda le linee dei visi e le scene più dinamiche.
Nota di demerito, da parte mia, per l’edizione Dynit: belle le sovraccoperte e le pagine a colori, meno la rilegatura con la colla a vista, le pagine giallognole, la quantità immane di refusi e l’incredibile sensazione che qualche balloon non dica quello che dovrebbe dire.
Il voto è un 8 che media tra il 6 scarso dei primi volumi e il 9 meritatissimo di quelli successivi, a cui si aggiunge il mio amore sconfinato per la Minekura in sé.
Consigliato a chi si fa affascinare da fuorilegge incalliti e sensualissimi disillusi.