Recensione
Alice in Heartland
6.0/10
Alice è una ragazza - non so come definirla esattamente, perché di lei ci viene detto poco e niente - che viene improvvisamente rapita da Peter White, un tale con delle orecchie in testa che sarebbe il corrispettivo del Bianconiglio. Peter la porta nel paese di Heartland, un paese dove tutti sono in guerra - fondamentalmente con il Cappellaio, qui rappresentato come un boss mafioso - e dove l'unico luogo rimasto neutrale è la Torre dell'Orologio.
Dopo aver bevuto una strana pozione, Alice inizia il suo "gioco" per riempire di nuovo la boccetta e poter così tornare a casa.
Peccato, le premesse c'erano, poteva venir fuori una storia interessante, ma l'autrice non ha saputo sfruttarle. Il risultato è una storia confusa, a tratti noiosa, con un finale sì imprevedibile, ma che lascia molti interrogativi irrisolti; con tanti, tanti personaggi molto superficiali.
Ci sono vari punti interrogativi che saltano fuori nel corso della storia: per prima cosa, tutti si innamorano di Alice perché è una "straniera" - ovvero una persona che non fa parte del mondo di Heartland - però mi ha lasciata molto perplessa il fatto che non incontri altri Stranieri, o che l'autrice non spieghi se le regole di questo "gioco" sono universali oppure no, né il ruolo preciso di Nightmare o cosa porti Peter a rapire Alice, o meglio, perché lui può passare da un mondo all'altro così come se niente fosse, e come a fa conoscere Alice se non l'ha mai incontrata prima di rapirla.
Anche il "gioco" mi sembra una cosa insensata: Alice, per riempire la boccetta, deve interagire con gli altri personaggi. E basta. Cioè, interagire con i personaggi è già una cosa che normalmente si fa, è inutile metterlo come regola principale del "gioco" ; sarebbe stato invece più interessante se Alice avesse dovuto trovare una data cosa o una data persona che gli permettesse di riempire la boccetta. È di certo cosa già vista, ma l'abilità di un autore sta proprio nel rendere intrigante anche una cosa vista e rivista. Che poi, con questa trovata dei personaggi uno si aspetta chissà quale introspezione psicologica, e invece nemmeno quello. I personaggi sono piatti, non si evolvono nel corso della storia, e sul loro passato - eccetto due o tre - non ci viene detto niente. Alla fine, l'unica parte davvero interessante è quella che spiega il funzionamento del mondo di Heartland e tutta la storia dei ruoli e degli orologi.
Belli, invece, i disegni: ci sono molti particolari negli sfondi e soprattutto i personaggi sono disegnati con cura. Ma un bel disegno non compensa una trama a tratti noiosa e che zoppica.
Dunque, in conclusione, questo è una manga che va bene per chi inizia, nel senso che può essere un buon primo approccio: semplice a livello di trama e di personaggi - pure troppo- con delle tavole non troppo piene e senza dialoghi troppo lunghi. Appunto perché è stato il primo manga che ho letto, all'inizio gli avevo dato sette, ma ora che ho più esperienza i difetti si fanno più marcati, e il mio voto non può che abbassarsi a sei, e neanche troppo pieno. Diciamo che non lo vendo più per una questione affettiva che per altro.
Dopo aver bevuto una strana pozione, Alice inizia il suo "gioco" per riempire di nuovo la boccetta e poter così tornare a casa.
Peccato, le premesse c'erano, poteva venir fuori una storia interessante, ma l'autrice non ha saputo sfruttarle. Il risultato è una storia confusa, a tratti noiosa, con un finale sì imprevedibile, ma che lascia molti interrogativi irrisolti; con tanti, tanti personaggi molto superficiali.
Ci sono vari punti interrogativi che saltano fuori nel corso della storia: per prima cosa, tutti si innamorano di Alice perché è una "straniera" - ovvero una persona che non fa parte del mondo di Heartland - però mi ha lasciata molto perplessa il fatto che non incontri altri Stranieri, o che l'autrice non spieghi se le regole di questo "gioco" sono universali oppure no, né il ruolo preciso di Nightmare o cosa porti Peter a rapire Alice, o meglio, perché lui può passare da un mondo all'altro così come se niente fosse, e come a fa conoscere Alice se non l'ha mai incontrata prima di rapirla.
Anche il "gioco" mi sembra una cosa insensata: Alice, per riempire la boccetta, deve interagire con gli altri personaggi. E basta. Cioè, interagire con i personaggi è già una cosa che normalmente si fa, è inutile metterlo come regola principale del "gioco" ; sarebbe stato invece più interessante se Alice avesse dovuto trovare una data cosa o una data persona che gli permettesse di riempire la boccetta. È di certo cosa già vista, ma l'abilità di un autore sta proprio nel rendere intrigante anche una cosa vista e rivista. Che poi, con questa trovata dei personaggi uno si aspetta chissà quale introspezione psicologica, e invece nemmeno quello. I personaggi sono piatti, non si evolvono nel corso della storia, e sul loro passato - eccetto due o tre - non ci viene detto niente. Alla fine, l'unica parte davvero interessante è quella che spiega il funzionamento del mondo di Heartland e tutta la storia dei ruoli e degli orologi.
Belli, invece, i disegni: ci sono molti particolari negli sfondi e soprattutto i personaggi sono disegnati con cura. Ma un bel disegno non compensa una trama a tratti noiosa e che zoppica.
Dunque, in conclusione, questo è una manga che va bene per chi inizia, nel senso che può essere un buon primo approccio: semplice a livello di trama e di personaggi - pure troppo- con delle tavole non troppo piene e senza dialoghi troppo lunghi. Appunto perché è stato il primo manga che ho letto, all'inizio gli avevo dato sette, ma ora che ho più esperienza i difetti si fanno più marcati, e il mio voto non può che abbassarsi a sei, e neanche troppo pieno. Diciamo che non lo vendo più per una questione affettiva che per altro.