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Ho sempre sentito parlare bene dell'autrice Natsume Ono, e dopo aver letto "La quinta camera" ho capito il perché.
La quinta camera è uno slice of life che racconta la storia di tutti i giorni di quattro coinquilini che abitano in un appartamento di cui una camera (che dà il titolo dell'opera) viene abitata dallo studente di turno.

Ogni personaggio ha la propria personalità e la caratterizzazione dei personaggi è resa talmente bene, che sembra di conoscerli da sempre. La storia si apre con l'arrivo della studentessa che occuperà la quinta camera e che diventerà parte fissa del cast. In ogni capitolo viene preso in esame un personaggio, presentandoci la propria storia e le debolezze.

Tutta la vicenda è ambientata in Italia, probabilmente a Bologna, ed è piacevole come l'autrice voglia evidenziare le diversità di abitudini che intercorrono tra l'Italia e e la nazionalità dell'abitante della quinta camera (da notare la fedele riproduzione dei prodotti della mulino bianco, o dei panettoni).

Il tratto del disegno è atipico tra i manga pubblicati in Italia, mentre in Giappone ci sono molti mangaka (soprattutto di gag manga) che utilizzano il tratto essenziale e "minimal", ma raro in un seinen. Il disegno può far storcere il naso a molti, a mio avviso ci si abitua facilmente (l'occhio più allenato può notare un miglioramento tra il primo capitolo e il sesto; gli ultimi 2 capitoli sono extra pubblicati prima di tutta la storia) e tutto il volume scorre che è una meraviglia.
Finita la lettura mi è rimasto impresso un senso di umanità, di affetto quasi famigliare e caldo che mi ha convinto a scrivere questa recensione.

L'edizione della J-pop pecca nella trasparenza delle pagine dovuta al tipo di inchiostrazione: non viene usato un inchiostro nero, ma una tinta marrone scura, donando una piacevole atmosfera occidentale e antica, che si addice al Bel Paese.

Un manga adulto, piacevole, intimo come pochi di cui consiglio vivamente la lettura ai più grandicelli.