Recensione
Alive - Evoluzione finale
8.0/10
Recensione di magnamanga
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Alive - Evoluzione Finale è un manga shounen al limite del seinen poiché le tematiche presentate richiedono una certa maturità per poter essere apprese nella sua reale forma e per non rischiare di essere banalizzate.
Non mi soffermo sulla rivista originaria di appartenenza per decretare la tipologia di una manga come questo; preferisco andare oltre questo aspetto e considerare quelle che sono le reali motivazioni che possono portare una determinata serie a target differenti. E nonostante Alive presenti una storia fantascientifica, con persone dotate di superpoteri e dalle incredibili capacità, ritengo che sia una di quelle storie ambivalenti ; in grado di mantenersi in perfetto equilibrio sulla sottile linea di confine che separa il genere shounen da quello seinen.
La storia fin da subito può risultare molto cruda e a tratti persino realistica poiché pone al centro del primo stralcio della vicenda il tema portante del suicidio.
Molte possono essere le motivazioni che portano una persona a questa drastica e fatale decisione ma indubbiamente in questo manga non vengono riportati moralismi o narcisistiche idee religiose, bensì ci viene fornita una congettura idealistica della morte, la quale non viene demonizzata né tanto meno rivestita di connotati negativi, ma viene reputata importante tanto quanto la vita; due facce della stessa medaglia. Persino il VERO potere del protagonista (sul quale si avrà modo di fare delle chiare congetture solo alla fine della storia) è un chiaro rimando a come questi due aspetti della vita di ciascun individuo siano correlati fra loro, quasi a volersi unire.
È questo secondo me il tema portante di tutto il racconto (che indubbiamente risente di un forte senso di pessimismo generale dovuto alla malattia terminale dell'autore), ovvero all'inutile idea collettiva di reputare la "morte" strettamente opposta alla "vita".
Mi rendo conto di quanto possa risultare difficile comprendere una cosa del genere ma la sensazione scaturita dagli ultimi volumi di Alive rende perfettamente questa idea e riesce in generale ad emozionare moltissimo, soprattutto se si va al di là del puro e semplice "scontro" in stile shounen tra due parti contrapposte.
Insomma, secondo me Alive è un manga più vicino al genere seinen poiché il finale risulta assai criptico e forse l'incredibile mole di informazioni che ci vengono riversate contro nell'ultima parte, ci allontanano un po' troppo da quello che è il senso ultimo di tutta la storia.
I protagonisti risultano carismatici e ben definiti pur lasciando un grande senso di vuoto alla fine della vicenda; anche la narrazione generale risente in alcuni momenti di una generalizzata velocità, quasi a voler terminare in fretta una scena densa di azione per passare subito alla successiva.
Ottimo invece come l'interpolazione delle vicende porti l'intera storia a svilupparsi su più fronti contemporaneamente; così da non dedicare molte pagine al susseguirsi degli eventi del solo protagonista ma dando ampia considerazione anche ai personaggi secondari nonché agli anti-erori della storia e alle loro vicissitudini.
In definitiva trovo questo manga un ottimo spunto di riflessione su ciò che rappresenta realmente il legame tra vita e morte e ne consiglio la lettura a tutti gli appassionati di storie cariche di azione, suspance e drammaticità.
Un riconosciutissimo elogio va al maestro Tadashi Kawashima che, nonostante il tumore al fegato, è riuscito a portare a compimento questa sua opera prima che la malattia lo strappasse dalla vita all'età di 42 anni. Un sentito grazie sensei.
Non mi soffermo sulla rivista originaria di appartenenza per decretare la tipologia di una manga come questo; preferisco andare oltre questo aspetto e considerare quelle che sono le reali motivazioni che possono portare una determinata serie a target differenti. E nonostante Alive presenti una storia fantascientifica, con persone dotate di superpoteri e dalle incredibili capacità, ritengo che sia una di quelle storie ambivalenti ; in grado di mantenersi in perfetto equilibrio sulla sottile linea di confine che separa il genere shounen da quello seinen.
La storia fin da subito può risultare molto cruda e a tratti persino realistica poiché pone al centro del primo stralcio della vicenda il tema portante del suicidio.
Molte possono essere le motivazioni che portano una persona a questa drastica e fatale decisione ma indubbiamente in questo manga non vengono riportati moralismi o narcisistiche idee religiose, bensì ci viene fornita una congettura idealistica della morte, la quale non viene demonizzata né tanto meno rivestita di connotati negativi, ma viene reputata importante tanto quanto la vita; due facce della stessa medaglia. Persino il VERO potere del protagonista (sul quale si avrà modo di fare delle chiare congetture solo alla fine della storia) è un chiaro rimando a come questi due aspetti della vita di ciascun individuo siano correlati fra loro, quasi a volersi unire.
È questo secondo me il tema portante di tutto il racconto (che indubbiamente risente di un forte senso di pessimismo generale dovuto alla malattia terminale dell'autore), ovvero all'inutile idea collettiva di reputare la "morte" strettamente opposta alla "vita".
Mi rendo conto di quanto possa risultare difficile comprendere una cosa del genere ma la sensazione scaturita dagli ultimi volumi di Alive rende perfettamente questa idea e riesce in generale ad emozionare moltissimo, soprattutto se si va al di là del puro e semplice "scontro" in stile shounen tra due parti contrapposte.
Insomma, secondo me Alive è un manga più vicino al genere seinen poiché il finale risulta assai criptico e forse l'incredibile mole di informazioni che ci vengono riversate contro nell'ultima parte, ci allontanano un po' troppo da quello che è il senso ultimo di tutta la storia.
I protagonisti risultano carismatici e ben definiti pur lasciando un grande senso di vuoto alla fine della vicenda; anche la narrazione generale risente in alcuni momenti di una generalizzata velocità, quasi a voler terminare in fretta una scena densa di azione per passare subito alla successiva.
Ottimo invece come l'interpolazione delle vicende porti l'intera storia a svilupparsi su più fronti contemporaneamente; così da non dedicare molte pagine al susseguirsi degli eventi del solo protagonista ma dando ampia considerazione anche ai personaggi secondari nonché agli anti-erori della storia e alle loro vicissitudini.
In definitiva trovo questo manga un ottimo spunto di riflessione su ciò che rappresenta realmente il legame tra vita e morte e ne consiglio la lettura a tutti gli appassionati di storie cariche di azione, suspance e drammaticità.
Un riconosciutissimo elogio va al maestro Tadashi Kawashima che, nonostante il tumore al fegato, è riuscito a portare a compimento questa sua opera prima che la malattia lo strappasse dalla vita all'età di 42 anni. Un sentito grazie sensei.