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Difficilmente manga composti da 40 e più volumi mantengono quell'attrattiva che induce il lettore a chiudere un numero per aprire subito il successivo. Il plot può essere originale, i personaggi possono essere ben caratterizzati ma nel momento in cui viene allungato il brodo molta dell'originalità che si poteva riscontrare all'inizio di una determinata opera va scemando.

Tuttavia esiste sempre l'eccezione che conferma la regola, e nel caso di Garasu No Kamen, conosciuto da noi col titolo de "Il Grande Sogno di Maya", i "primi" 47 numeri usciti sembrano anche troppo pochi.

La storia di questo manga, come dice il titolo italiano stesso, ruota intorno a Maya e al suo grande sogno: quello di poter calcare il palcoscenico. La ragazza tuttavia non vive in un mondo tutto rose e fiori: orfana di padre, Maya è costretta a lavorare in un ristorante cinese in qualità di addetta alle consegne a domicilio di ramen, poichè deve aiutare la madre che lavora nel medesimo posto. Un giorno tuttavia, mentre interpreta davanti a dei bambini le battute di uno sceneggiato che aveva visto la sera prima in televisione, viene notata da un'ombrosa donna vestita di nero: la signora Tsukikage.

Questa donna, benchè appaia grottesca si scopre sin da subito essere stata in passato una grande attrice, famosa per l'interpretazione unica che aveva conferito alla "Dea Scarlatta", opera di cui detiene i diritti d'autore; il suo attuale obiettivo è quello di riportare in scena la suddetta opera, tuttavia la scelta della protagonista risulta ostica e per questo decide di aprire una compagnia teatrale tutta sua; vedendo in Maya un talento innato le chiede se vuole entrare nella sua compagnia e ovviamente quest'ultima accetta.
Con enorme disappunto da parte di sua madre, Maya se ne va di casa e inizia la sua nuova vita, costellata di sacrifici, sentimento e anche di amore: quello unico per il teatro, inizialmente.

I numeri si susseguono uno dopo l'altro, Maya recita sempre un ruolo diverso: una volta interpreta la protagonista di "Cime Tempestose", un'altra volta ricopre il ruolo di una bambola il cui unico ruolo è quello di stare immobile ed un'altra volta inscena il personaggio di una bambina sordo-cieca. Maya si immedesima nei copioni con una passione tale da far rimanere stupiti sia i personaggi dell'opera, sia il lettore; il modo in cui questa ragazza riesce a mettersi ogni volta una "maschera" diversa è impressionante, tuttavia la fragilità di queste maschere è come quella del vetro: una volta che cade va in frantumi.

Ovviamente la storia, articolandosi in quasi 50 albi, è ricca di tantissimi personaggi che, in un modo o nell'altro sono legati alla protagonista. Come in ogni shojo che si rispetti, è presente un protagonista maschile, Masumi Hayami: un cinico e algido imprenditore di una delle case di produzione più importanti dello spettacolo, e una rivale (non in amore eh!): la talentuosissima attrice Ayumi Himekawa, figlia d'arte.

Sicuramente la tematica del sacrificio è quella più marcata nell'opera, che essendo partita negli anni '70, presenta delle tematiche tipiche di quel periodo e che si possono riscontrare anche in altre opere quali per esempio "Attack no. 1"

I disegni sono molto belli, in puro stile anni '70 (occhi che brillano e affini), tuttavia la sensei Miuchi andando avanti con gli anni ha modernizzato il tratto facendo risultare lo stile di disegno degli ultimi numeri nettamente differente (e anche un po' inferiore) da quello dei primi.

Benchè la parola "fine" non sia stata ancora messa, è un'opera che consiglio caldamente prima di tutto a coloro che amano i classici, secondo poi a quelli che amano il teatro e ovviamente agli inguaribili romantici che apprezzano sempre una bella storia d'amore.