Recensione
Devilman
9.0/10
Ho la fortuna di possedere i volumi della Granata Press che ogni tanto rileggo con la solita stessa emozione che mi ha pervaso all'epoca della prima pubblicazione della casa editrice bolognese.
Ammetto di amare Go Nagai in modo incondizionato, per il talento che ci ha mostrato attraverso le sue opere geniali e innovative, che di fatto, hanno innescato l'amore dei ragazzi italiani per il mondo dell'animazione nipponica (e di conseguenza, anni dopo, per i manga).
Quest'opera che mi accingo a recensire la considero un po' una sorta di "manifesto" nagaiano, la serie, in pratica, in cui tutte le tematiche di questo autore sono state espresse con incisività e coerenza.
Prima tra tutte : il ribaltamento, o meglio l'offuscamento del concetto di bene o male. Se nel lavoro precedente (l'incompleto Mao Dante) il concetto di ribaltamento tra figura benevola e quella malevola era nettamente e ostentatamente dichiarato, qui Nagai, dovendo anche rendere conto a un editore che non voleva un prodotto eccessivamente estremista o di nicchia, si limita a giocare con quest'idea, con umano che diventa demone, ma buono, e umanità che da vittima e buona, diventa folle e demoniaca carnefice.
Il ritmo della narrazione è sempre incalzante, e la fine di ogni albo è letteralmente vista come un fastidioso problema, dovendo interrompersi per passare al volumetto successivo.
I colpi di scena sono tantissimi e non voglio rivelarli ovviamente, ma sono davvero significativi, per quantità e intensità.
La narrazione è poi arricchita dal testo dei balloon che è veramente pregnante e talvolta, sfiora l'epicità, in alcune frasi usate dai protagonisti.
La parte grafica è forse l'unico anello debole, nella catena di quest'opera, ma soltanto a un'esame poco accurato.
Va premesso infatti che Nagai nella sua ossessiva presentazione di corpi nudi, talvolta sanguinanti o mutilati e deformi, solitamente immersi in sfondi cupi e neri come la pece, ha pescato a piene mani da un'edizione de "La divina commedia", che la sua famiglia possedeva, e che era arricchita dalle famose illustrazioni di Dorè, che sono state sicuramente una sorta di "palestra" per il nostro autore, tanto che lo stile dei corpi richiama davvero alla mente le illustrazioni di Dorè.
Anche la caratterizzazione psicologica dei personaggi è davvero memorabile, dal cambiamento di Akira, acquisita la forza demoniaca, ai misteriosi presagi di Ryo, fino ad arrivare al drammatico epilogo, in cui il maestro Nagai mostra finalmente le sue carte, donandoci un momento di vera e propria poesia narrativa.
Insomma, un'opera che ogni amante dei manga dovrebbe assolutamente leggere almeno una volta: capolavoro!
Ammetto di amare Go Nagai in modo incondizionato, per il talento che ci ha mostrato attraverso le sue opere geniali e innovative, che di fatto, hanno innescato l'amore dei ragazzi italiani per il mondo dell'animazione nipponica (e di conseguenza, anni dopo, per i manga).
Quest'opera che mi accingo a recensire la considero un po' una sorta di "manifesto" nagaiano, la serie, in pratica, in cui tutte le tematiche di questo autore sono state espresse con incisività e coerenza.
Prima tra tutte : il ribaltamento, o meglio l'offuscamento del concetto di bene o male. Se nel lavoro precedente (l'incompleto Mao Dante) il concetto di ribaltamento tra figura benevola e quella malevola era nettamente e ostentatamente dichiarato, qui Nagai, dovendo anche rendere conto a un editore che non voleva un prodotto eccessivamente estremista o di nicchia, si limita a giocare con quest'idea, con umano che diventa demone, ma buono, e umanità che da vittima e buona, diventa folle e demoniaca carnefice.
Il ritmo della narrazione è sempre incalzante, e la fine di ogni albo è letteralmente vista come un fastidioso problema, dovendo interrompersi per passare al volumetto successivo.
I colpi di scena sono tantissimi e non voglio rivelarli ovviamente, ma sono davvero significativi, per quantità e intensità.
La narrazione è poi arricchita dal testo dei balloon che è veramente pregnante e talvolta, sfiora l'epicità, in alcune frasi usate dai protagonisti.
La parte grafica è forse l'unico anello debole, nella catena di quest'opera, ma soltanto a un'esame poco accurato.
Va premesso infatti che Nagai nella sua ossessiva presentazione di corpi nudi, talvolta sanguinanti o mutilati e deformi, solitamente immersi in sfondi cupi e neri come la pece, ha pescato a piene mani da un'edizione de "La divina commedia", che la sua famiglia possedeva, e che era arricchita dalle famose illustrazioni di Dorè, che sono state sicuramente una sorta di "palestra" per il nostro autore, tanto che lo stile dei corpi richiama davvero alla mente le illustrazioni di Dorè.
Anche la caratterizzazione psicologica dei personaggi è davvero memorabile, dal cambiamento di Akira, acquisita la forza demoniaca, ai misteriosi presagi di Ryo, fino ad arrivare al drammatico epilogo, in cui il maestro Nagai mostra finalmente le sue carte, donandoci un momento di vera e propria poesia narrativa.
Insomma, un'opera che ogni amante dei manga dovrebbe assolutamente leggere almeno una volta: capolavoro!