Recensione
Buraiden gai
8.0/10
La storia narra le vicende di un ragazzo di 13 anni: Gai, che afferma di essere stato incastrato in un omicidio che non ha commesso. La sua resistenza e la sua opposizione alle forze della legge lo porteranno nell'istituto umanistico, dove vengono riabilitati i giovani criminali della società, ma Gai cercherà di provare la sua innocenza e fare giustizia sul caso.
Ideato da Noboyuki Fukumoto, particolarmente noto per i suoi titoli "Kaiji" e "Akagi", Buraiden Gai rappresenta un ottimo punto d'inizio per avvicinarsi all'autore ed esaminarlo da vicino, infatti il manga è un'opera che rasenta il genere Shonen, pur mantenendo la forte componente psicologica e lo stile che delinea la maggior parte dei titoli dell'autore. Anche se il genere Seinen permette una maggiore profondità e libertà d'azione da parte dell'autore, Buraiden Gai riesce a presentare la profondità di tale genere, infatti si può dire che è Shonen che sfiora il genere Seinen, insomma un caso decisamente raro, che si riscontra in pochi titoli (un esempio è Evangelion).
Per coloro che invece sono a conoscenza delle altre opere dell'autore, si può dire che il titolo presenta una maggiore improvvisazione nella sceneggiatura, pur mantenendo la stessa intensità emotiva che si presenta nei momenti critici; il tutto è dovuta dalla storia stessa che vede il protagonista, coinvolto a sua insaputa in quello che è un terribile omicidio che lo porta ad essere ingiustamente il colpevole di tale evento, infatti il protagonista dovrà sopravvivere ma sopratutto raggiungere le evidenze che permettono di provare la sua innocenza. Il che è profondamente diverso da Kaiji che partecipa alle sue tragiche ma coinvolgenti scommesse, senza che nessuno lo costringa in un modo brutale e violento, eppure entrambi condividono la stessa voglia di sopravvivere di fronte alla sfide che gli impone la società stessa.
La trama ci porterà nell'Istituto Umanistico, dove i giovani criminali vengono rieducati per essere rimessi alla società, tuttavia le violenze fisiche e psicologiche alle quali dovranno sottostare sono tutt'altro che normali, infatti saranno proprio quest'ultime a sfiorare la crudezza del genere Seinen, che tende a presentare spesso queste componenti. Lo stile narrativo non è nuovo, ma riesce a rivelarsi una sorta di "evergreen" per la sua originalità, che si lega alla forte componente emotiva e psicologica dell'autore, infatti il lettore si ritroverà ad avere pietà per un gruppo di giovani criminali che dovranno sottostare alle violenze di un ammasso di secondini fanatici che vestono un'angosciante tenuta militare, per esercitare il loro assurdo corso di riabilitazione. Il protagonista è per l'appunto Gai, un ragazzo di 13 anni con una cicatrice che gli dona un'aria poco promettente, insomma a prima vista possiamo dire che è un teppista qualunque, che ha alzato il gomito più del dovuto, al punto da uccidere un onesto membro della società moderna, il tutto permette di creare quell'atmosfera di giudizio privo di dubbio che identifica il protagonista come l'assassino. Ma con l'avanzare della trama scopriremo la versione dei fatti e sopratutto il punto di vista di Gai nei confronti della società, che nonostante la sua età mostra un forte senso di responsabilità e di indipendenza nei confronti di quest'ultima, ma la sua maturazione interiore dovrà scontrarsi con l'Istituto Umanistico, dove insieme alle numerose conoscenze, dovrà mettere a dura prova le sue convinzioni. Nonostante la sua particolarità, Gai non rappresenta l'estremizzazione che si può notare in Akagi o Kaiji, anche se il suo sguardo freddo e indifferente lascia trasparire un forte senso di sicurezza, il protagonista tenterà degli atti di disperazione per sopravvivere, inoltre a causa della sua età e del suo forte senso di indipendenza, Gai si appoggia spesso al suo orgoglio, che dovrà scontrarsi non solo con i secondini dell'Istituto Umanistico, ma anche con il protagonista stesso e il suo desiderio di sopravvivere.
La maggior parte delle serie di Fukumoto ospita la figura di un vecchio pazzo psicopatico, che tende ad essere la nemesi del protagonista; indubbiamente la figura di Sawaii riesce a rientrare pienamente in tale ruolo, infatti il direttore non solo tenterà di opporsi a Gai, ma soprattutto mostrerà il suo folle ideale che lo porta a dirigere le operazioni dell'Istituto Umanistico, sarà per l'appunto la presenza di tale personaggio a rappresentare il lato oscuro del titolo, poiché i disonesti si scontreranno con un pazzo furioso che crede con fermezza di fare la cosa giusta.
La forte introspezione psicologica dei personaggi li costringe a rubare la scena dei personaggi secondari, infatti la maggior parte di essi si ridurrà al ruolo di semplici comparse che permetteranno lo svolgersi degli eventi grazie alla loro presenza. Un aspetto interessante di Buraiden Gai è la visione fredda e violenta della realtà, dove la gente gentile e onesta in realtà è capace soltanto di mentire, mentre i disonesti riescono ad essere sinceri nella loro comportamento e quindi ci si può affidare a loro attraverso la condivisione del proprio ideale e la conseguente realizzazione di quest'ultimo.
Lo stile dell'autore è ancora più grezzo di quanto si possa credere, i personaggi presentano dei nasi grossi o particolarmente lunghi, che creano un effetto di "bruttezza" che non passa inosservata, grazie alle espressioni cariche di sentimenti forti come: la follia, la disperazione e la determinazione. Senza contare la grande quantità di sfondi carichi di fumo nero, che incrementano l'intensità emotiva delle numerose scene proposte dal titolo. Uno stile effettivamente brutto, che tende ad andare controcorrente rispetto a quelli attuali, eppure riesce ad essere fresco ed innovativo nella sua particolarità, ma sopratutto ritengo che un vecchio dalle espressioni maniacali, sia indubbiamente più realistico rispetto ad un semplice Bishonen dall'atteggiamento cattivo, perché in fondo è la bruttezza imposta dall'autore, che ci permette di identificare il marcio che risiede nell'animo dei suoi personaggi.
Il titolo presenta una forte quantità di nudo (niente di particolarmente esplicito), che viene posto a sfondo drammatico e non provocatorio come si vuole credere.
Buraiden Gai è indubbiamente un titolo decisamente forte e provocatorio, ma nel suo profondo trasmette delle critiche profonde alla società moderna, dove dei semplici teppisti che alzano le mani, appaiono decisamente più "puliti" rispetto all'alta società, che spesso tende a manipolare disinteressandosi delle conseguenze che si riversano sulla società stessa. Inoltre viene criticato ed esposto il problema riguardante i minori e i casi giudiziari in cui vengono coinvolti, dove spesso non subiscono un trattamento con la giusta serietà.
Un ottimo titolo, che grazie alla sua durata, permette un identificazione dell'autore e delle tematiche da lui trattate, che invita a non arrendersi mai e di andare fino in fondo, pur di realizzare i propri ideali di giustizia che vengono ignorati dalla società.
Ideato da Noboyuki Fukumoto, particolarmente noto per i suoi titoli "Kaiji" e "Akagi", Buraiden Gai rappresenta un ottimo punto d'inizio per avvicinarsi all'autore ed esaminarlo da vicino, infatti il manga è un'opera che rasenta il genere Shonen, pur mantenendo la forte componente psicologica e lo stile che delinea la maggior parte dei titoli dell'autore. Anche se il genere Seinen permette una maggiore profondità e libertà d'azione da parte dell'autore, Buraiden Gai riesce a presentare la profondità di tale genere, infatti si può dire che è Shonen che sfiora il genere Seinen, insomma un caso decisamente raro, che si riscontra in pochi titoli (un esempio è Evangelion).
Per coloro che invece sono a conoscenza delle altre opere dell'autore, si può dire che il titolo presenta una maggiore improvvisazione nella sceneggiatura, pur mantenendo la stessa intensità emotiva che si presenta nei momenti critici; il tutto è dovuta dalla storia stessa che vede il protagonista, coinvolto a sua insaputa in quello che è un terribile omicidio che lo porta ad essere ingiustamente il colpevole di tale evento, infatti il protagonista dovrà sopravvivere ma sopratutto raggiungere le evidenze che permettono di provare la sua innocenza. Il che è profondamente diverso da Kaiji che partecipa alle sue tragiche ma coinvolgenti scommesse, senza che nessuno lo costringa in un modo brutale e violento, eppure entrambi condividono la stessa voglia di sopravvivere di fronte alla sfide che gli impone la società stessa.
La trama ci porterà nell'Istituto Umanistico, dove i giovani criminali vengono rieducati per essere rimessi alla società, tuttavia le violenze fisiche e psicologiche alle quali dovranno sottostare sono tutt'altro che normali, infatti saranno proprio quest'ultime a sfiorare la crudezza del genere Seinen, che tende a presentare spesso queste componenti. Lo stile narrativo non è nuovo, ma riesce a rivelarsi una sorta di "evergreen" per la sua originalità, che si lega alla forte componente emotiva e psicologica dell'autore, infatti il lettore si ritroverà ad avere pietà per un gruppo di giovani criminali che dovranno sottostare alle violenze di un ammasso di secondini fanatici che vestono un'angosciante tenuta militare, per esercitare il loro assurdo corso di riabilitazione. Il protagonista è per l'appunto Gai, un ragazzo di 13 anni con una cicatrice che gli dona un'aria poco promettente, insomma a prima vista possiamo dire che è un teppista qualunque, che ha alzato il gomito più del dovuto, al punto da uccidere un onesto membro della società moderna, il tutto permette di creare quell'atmosfera di giudizio privo di dubbio che identifica il protagonista come l'assassino. Ma con l'avanzare della trama scopriremo la versione dei fatti e sopratutto il punto di vista di Gai nei confronti della società, che nonostante la sua età mostra un forte senso di responsabilità e di indipendenza nei confronti di quest'ultima, ma la sua maturazione interiore dovrà scontrarsi con l'Istituto Umanistico, dove insieme alle numerose conoscenze, dovrà mettere a dura prova le sue convinzioni. Nonostante la sua particolarità, Gai non rappresenta l'estremizzazione che si può notare in Akagi o Kaiji, anche se il suo sguardo freddo e indifferente lascia trasparire un forte senso di sicurezza, il protagonista tenterà degli atti di disperazione per sopravvivere, inoltre a causa della sua età e del suo forte senso di indipendenza, Gai si appoggia spesso al suo orgoglio, che dovrà scontrarsi non solo con i secondini dell'Istituto Umanistico, ma anche con il protagonista stesso e il suo desiderio di sopravvivere.
La maggior parte delle serie di Fukumoto ospita la figura di un vecchio pazzo psicopatico, che tende ad essere la nemesi del protagonista; indubbiamente la figura di Sawaii riesce a rientrare pienamente in tale ruolo, infatti il direttore non solo tenterà di opporsi a Gai, ma soprattutto mostrerà il suo folle ideale che lo porta a dirigere le operazioni dell'Istituto Umanistico, sarà per l'appunto la presenza di tale personaggio a rappresentare il lato oscuro del titolo, poiché i disonesti si scontreranno con un pazzo furioso che crede con fermezza di fare la cosa giusta.
La forte introspezione psicologica dei personaggi li costringe a rubare la scena dei personaggi secondari, infatti la maggior parte di essi si ridurrà al ruolo di semplici comparse che permetteranno lo svolgersi degli eventi grazie alla loro presenza. Un aspetto interessante di Buraiden Gai è la visione fredda e violenta della realtà, dove la gente gentile e onesta in realtà è capace soltanto di mentire, mentre i disonesti riescono ad essere sinceri nella loro comportamento e quindi ci si può affidare a loro attraverso la condivisione del proprio ideale e la conseguente realizzazione di quest'ultimo.
Lo stile dell'autore è ancora più grezzo di quanto si possa credere, i personaggi presentano dei nasi grossi o particolarmente lunghi, che creano un effetto di "bruttezza" che non passa inosservata, grazie alle espressioni cariche di sentimenti forti come: la follia, la disperazione e la determinazione. Senza contare la grande quantità di sfondi carichi di fumo nero, che incrementano l'intensità emotiva delle numerose scene proposte dal titolo. Uno stile effettivamente brutto, che tende ad andare controcorrente rispetto a quelli attuali, eppure riesce ad essere fresco ed innovativo nella sua particolarità, ma sopratutto ritengo che un vecchio dalle espressioni maniacali, sia indubbiamente più realistico rispetto ad un semplice Bishonen dall'atteggiamento cattivo, perché in fondo è la bruttezza imposta dall'autore, che ci permette di identificare il marcio che risiede nell'animo dei suoi personaggi.
Il titolo presenta una forte quantità di nudo (niente di particolarmente esplicito), che viene posto a sfondo drammatico e non provocatorio come si vuole credere.
Buraiden Gai è indubbiamente un titolo decisamente forte e provocatorio, ma nel suo profondo trasmette delle critiche profonde alla società moderna, dove dei semplici teppisti che alzano le mani, appaiono decisamente più "puliti" rispetto all'alta società, che spesso tende a manipolare disinteressandosi delle conseguenze che si riversano sulla società stessa. Inoltre viene criticato ed esposto il problema riguardante i minori e i casi giudiziari in cui vengono coinvolti, dove spesso non subiscono un trattamento con la giusta serietà.
Un ottimo titolo, che grazie alla sua durata, permette un identificazione dell'autore e delle tematiche da lui trattate, che invita a non arrendersi mai e di andare fino in fondo, pur di realizzare i propri ideali di giustizia che vengono ignorati dalla società.