Recensione
Detonation Island
6.0/10
Tsutomu Takahashi è un mangaka raffinato, che ho conosciuto per il bel noir Jiraishin e che ho riscoperto in una veste diversa in ogni sua opera, da Tetsuwan Girl, a Sidooh e, appunto, Detonation Island. In quest'ultimo manga Takahashi dipinge una Tokyo degli anni '80 attraverso le scorrazzate in moto di bande di biker in perfetto stile teppista e "paninaro". L'atmosfera è malinconica e decadente e il punto di forza del manga sta proprio nella raffigurazione grafica suggestiva dello stato d'animo accidioso di un gruppo di giovani che trovano nelle moto lo sfogo alla pochezza delle loro esistenze, alla ricerca di una ribellione e di un'affermazione di loro stessi, nascondendo il proprio animo inquieto ed insoddisfatto dietro l'assordante rombo dei motori. Le bande di bikers serpeggiano nelle notti di una periferia di Tokyo alla ricerca talvolta del puro senso di ribellione e di libertà e in altre occasioni della supremazia nei confronti delle altre gang, il tutto cercando di non finire tra le grinfie della polizia, che rappresenta il rigore di una società nella quale i bikers non riescono a trovare affermazione.
Lo stile grafico di Takahashi è come sempre emozionale e affascinante, sporco e noir. Ma il protagonista del manga è insignificante e deprimente nella sua pochezza. Takashi è un debosciato senza ambizioni che trasmette al lettore solo un senso di apatia, non riuscendo a conquistarlo. La scelta di un simile protagonista invisibile forse è voluta, ma rende il manga piuttosto noioso. Se quello che Takahasi voleva disegnare era un affresco emozionale, bastavano pochi numeri di disegni decadenti. Quello che non si capisce è la necessità di andare avanti per numeri e numeri a raccontare praticamente nulla.
Se penso alla trama di questo manga non riesco quasi ad esprimerla, perché non accade assolutamente nulla. Nei primi numeri Takashi passa a mascherarsi da teppista per sfuggire alla sua insignificanza e per cercare la classica ribellione adolescenziale, ma da questo momento non fa più assolutamente nulla: giro in moto, rissa, accidia, giro in moto, rissa, muore qualcuno che non si ricorda bene chi sia nemmeno in corso di lettura per la scarsa caratterizzazione dei membri della banda, qualche lacrima, giro in moto, rissa, ecc... Metà del manga è una rappresentazione di rombi di moto e di affascinanti scorci di una Tokyo notturna, ma alla lunga il tutto stufa. Credo di aver compreso cosa l'autore volesse comunicare con questo manga, ma lo si poteva a parer mio fare con un personaggio un po' più convincente o comunque presentando una serie di eventi che invogliasse in po' di più a sapere cosa accadrà nel numero successivo, mentre il sospetto è sempre che il volumetto che deve ancora uscire presenterà un giro in moto, una rissa, ecc...il tutto sempre non finalizzato ad alcunché.
Personalmente rimango sempre affascinato dai disegni maturi di Takahashi e apprezzo la poliedricità di questo autore, il che mi spinge ad acquistare e a leggere in maniera incondizionata tutte le sue opere, ma Detonation Island non mi ha conquistato. Mi piacciono i seinen e le storie mature e particolari, ma a questo titolo manca proprio verve, anche se forse l'autore ricercava proprio questo senso di decadenza fine a se stesso nel tratteggiare Detonation Island.
Consigliato solo a chi adora l'autore e il suo stile, per chi non avesse mai letto nulla di Takahashi, invece, suggerisco di leggere altri titoli di questo bravo mangaka! Voto 6.
Lo stile grafico di Takahashi è come sempre emozionale e affascinante, sporco e noir. Ma il protagonista del manga è insignificante e deprimente nella sua pochezza. Takashi è un debosciato senza ambizioni che trasmette al lettore solo un senso di apatia, non riuscendo a conquistarlo. La scelta di un simile protagonista invisibile forse è voluta, ma rende il manga piuttosto noioso. Se quello che Takahasi voleva disegnare era un affresco emozionale, bastavano pochi numeri di disegni decadenti. Quello che non si capisce è la necessità di andare avanti per numeri e numeri a raccontare praticamente nulla.
Se penso alla trama di questo manga non riesco quasi ad esprimerla, perché non accade assolutamente nulla. Nei primi numeri Takashi passa a mascherarsi da teppista per sfuggire alla sua insignificanza e per cercare la classica ribellione adolescenziale, ma da questo momento non fa più assolutamente nulla: giro in moto, rissa, accidia, giro in moto, rissa, muore qualcuno che non si ricorda bene chi sia nemmeno in corso di lettura per la scarsa caratterizzazione dei membri della banda, qualche lacrima, giro in moto, rissa, ecc... Metà del manga è una rappresentazione di rombi di moto e di affascinanti scorci di una Tokyo notturna, ma alla lunga il tutto stufa. Credo di aver compreso cosa l'autore volesse comunicare con questo manga, ma lo si poteva a parer mio fare con un personaggio un po' più convincente o comunque presentando una serie di eventi che invogliasse in po' di più a sapere cosa accadrà nel numero successivo, mentre il sospetto è sempre che il volumetto che deve ancora uscire presenterà un giro in moto, una rissa, ecc...il tutto sempre non finalizzato ad alcunché.
Personalmente rimango sempre affascinato dai disegni maturi di Takahashi e apprezzo la poliedricità di questo autore, il che mi spinge ad acquistare e a leggere in maniera incondizionata tutte le sue opere, ma Detonation Island non mi ha conquistato. Mi piacciono i seinen e le storie mature e particolari, ma a questo titolo manca proprio verve, anche se forse l'autore ricercava proprio questo senso di decadenza fine a se stesso nel tratteggiare Detonation Island.
Consigliato solo a chi adora l'autore e il suo stile, per chi non avesse mai letto nulla di Takahashi, invece, suggerisco di leggere altri titoli di questo bravo mangaka! Voto 6.