Recensione
To LOVE Ru
6.0/10
Che fregatura! Ho conosciuto To Love Ru vedendolo citato dai protagonisti di Bakuman come uno dei manga che vendendo tanto andava preso come modello di opera di successo. A questo punto ho provato a sfogliare un volumetto in fumetteria e, attirato dai bei disegni - e, non lo nascondo, dal modo in cui l'autore disegna i corpi femminili - mi sono procurato tutti i volumi andando sulla fiducia che si sarebbe trattato di un manga divertente. Ed effettivamente To Love Ru è un manga simpatico, che nella sua banalità e prevedibilità fa già capire al lettore cosa accadrà in ogni episodio solamente leggendone due o tre pagine.
La trama effettivamente non è particolarmente cervellotica. Ufficialmente la storia racconta le vicessitudini di Lala, un'aliena che giunge sulla Terra e che si innamora di un ragazzo qualunque, Ataru Moroboshi... ops, un lapsus, Rito Yuki, che naturalmente non riesce a farsela piacere del tutto, ma impazzisce per una sua compagna di classe, Shinobu - ehm, no, Haruna Sairenji.
Il manga prende presto una piega paranormale e una volta ufficializzata la natura aliena di Lala a tutti i compagni di scuola di Rito degenera in una serie di vicende demenziali sullo stile di Lamù ma con tutt'altra finalità: Lamù è un manga geniale e divertente che non sfrutta mai la volgarità per far ridere il lettore, mentre To Love Ru, invece, è solo un pretesto per far vedere mutandine, seni di tutte le dimensioni e passerine velate da fumo, code, brandelli di vestiti, ecc. Come dicevo poc'anzi, ogni episodio è mirato non tanto a sviluppare una trama, bensì a trovare l'espediente per esibire le grazie delle protagoniste.
Di protagonisti maschi più o meno non ce ne sono e uno dei pochi, dopo un paio di apparizioni, si scopre che si trasforma in donna starnutendo. Ogni ragazza serve a fornire al lettore maschio una diversa tipologia fisica da ammirare, dall'adulta maggiorata e provocante all'adolescente piatta e parimenti provocante. La lettura procede così spedita, perché effettivamente si sfoglia volentieri tale tripudio di disegni osé, ma alla fine dell'opera To Love Ru non ha dato nulla di più che un appagamento degli occhi per i maschietti, mentre le femminucce non so cosa potrebbero trovare di bello in questo manga. I protagonisti sono anche simpatici, ma l'opera rimane una sorta di leggera "macchietta" di cui non si sentiva particolarmente l'esigenza.
Effettivamente stupisce che una storia del genere abbia bisogno di uno sceneggiatore, perché l'unico compito a cui assolve è di trovare un nuovo contesto per fornire il fan-service successivo. Kentaro Yabuki possiede invece uno stile di disegno che meriterebbe di essere utilizzato in un manga con una storia più matura e con meno mutandine.
Siccome a conti fatti ho comunque letto To Love Ru volentieri non me la sento di dargli un'insufficienza, perché nel genere ecchi non se la cava affatto male, basta prenderlo per quello che è. Consigliato più agli adolescenti che ai sedicenti appassionati di seinen come me, che poi si fanno ogni tanto attirare, in gran parte pentendosi, dal fan-service. Voto 6.
La trama effettivamente non è particolarmente cervellotica. Ufficialmente la storia racconta le vicessitudini di Lala, un'aliena che giunge sulla Terra e che si innamora di un ragazzo qualunque, Ataru Moroboshi... ops, un lapsus, Rito Yuki, che naturalmente non riesce a farsela piacere del tutto, ma impazzisce per una sua compagna di classe, Shinobu - ehm, no, Haruna Sairenji.
Il manga prende presto una piega paranormale e una volta ufficializzata la natura aliena di Lala a tutti i compagni di scuola di Rito degenera in una serie di vicende demenziali sullo stile di Lamù ma con tutt'altra finalità: Lamù è un manga geniale e divertente che non sfrutta mai la volgarità per far ridere il lettore, mentre To Love Ru, invece, è solo un pretesto per far vedere mutandine, seni di tutte le dimensioni e passerine velate da fumo, code, brandelli di vestiti, ecc. Come dicevo poc'anzi, ogni episodio è mirato non tanto a sviluppare una trama, bensì a trovare l'espediente per esibire le grazie delle protagoniste.
Di protagonisti maschi più o meno non ce ne sono e uno dei pochi, dopo un paio di apparizioni, si scopre che si trasforma in donna starnutendo. Ogni ragazza serve a fornire al lettore maschio una diversa tipologia fisica da ammirare, dall'adulta maggiorata e provocante all'adolescente piatta e parimenti provocante. La lettura procede così spedita, perché effettivamente si sfoglia volentieri tale tripudio di disegni osé, ma alla fine dell'opera To Love Ru non ha dato nulla di più che un appagamento degli occhi per i maschietti, mentre le femminucce non so cosa potrebbero trovare di bello in questo manga. I protagonisti sono anche simpatici, ma l'opera rimane una sorta di leggera "macchietta" di cui non si sentiva particolarmente l'esigenza.
Effettivamente stupisce che una storia del genere abbia bisogno di uno sceneggiatore, perché l'unico compito a cui assolve è di trovare un nuovo contesto per fornire il fan-service successivo. Kentaro Yabuki possiede invece uno stile di disegno che meriterebbe di essere utilizzato in un manga con una storia più matura e con meno mutandine.
Siccome a conti fatti ho comunque letto To Love Ru volentieri non me la sento di dargli un'insufficienza, perché nel genere ecchi non se la cava affatto male, basta prenderlo per quello che è. Consigliato più agli adolescenti che ai sedicenti appassionati di seinen come me, che poi si fanno ogni tanto attirare, in gran parte pentendosi, dal fan-service. Voto 6.