Recensione
Tutor Hitman Reborn!
3.0/10
Se dovesi definirlo con una parola, userei "ridicolo". Quando l'ho letto la prima volta mi è piaciuto; ripensando poi a quello che ho letto, ho capito cosa realmente è.
L'incipit è davvero di cattivo gusto. Parla di mafia come non dovrebbe. Non sarebbe costato niente inventarsi una qualsiasi altra organizzazione, perché di mafia non ha proprio nulla: nessun collegamento culturale, di pensiero o di qualsiasi altra cosa. In pratica ha preso solo il nome, perché i mafiosi che compaiono nel manga non possono essere definiti tali. Si potrebbe quasi considerare un'offesa, una presa in giro.
Veniamo ai personaggi. Non capisco come personaggi del calibro di Hibari e Mokuro siano finiti dentro questo manga: sono gli unici due che si salvano, se comparati con tutti gli altri. Pensare che Yamamoto occupa lo stesso ruolo che ha Zoro in “One Piece” fa rabbrividire. Nella prima parte – comica - del manga crede che la storia dei mafiosi sia un gioco: una gag che ci può stare per un personaggio di contorno, ma quando il manga diventa "serio" diventa l'esemplare perfetto di mafioso, lodato da tutti. Secondo me ha sofferto molto il passaggio dalla parte comica allo Shonen perché si è dovuto adattare il clima demenziale che si era creato con le battaglie.
Gli altri personaggi sono stati creati per le gag nella prima parte, e trascinati a forza nella seconda: i vari Bianchi, I-Pin, Lambo, Shamal eccetera non hanno ragione di esistere. Gli altri sono tutti stereotipi, come Kyoko, la ragazza fragile e indifesa di cui è innamorato il protagonista.
I poteri poi, li trovo fra i più brutti in circolazione. Tralasciando la parte iniziale, fatta di fiammelle, di mazze da baseball e di dinamite, si arriva a scoprire le vere armi del manga: scatolette completamente antiestetiche da cui escono armi o animali, per cui servono degli anelli per essere attivate.
I disegni nella parte iniziale sono davvero brutti, per poi diventare molto piacevoli nella seconda. Tuttavia, niente di eccezionale: anche i design dei personaggi non è niente di che.
L'unica nota positiva, secondo me, è il personaggio di Hibari, l'unico per cui valga la pena leggere il manga e che salva una saga intera con un semplice gesto.
Insomma, THR è un manga che poteva avere delle potenzialità... anzi no, perché inizia già male per poi non recuperare in corso d'opera. Con delle trovate di cattivo gusto, l'autrice rovina qualche bel personaggio e qualche bella idea di trama, ma nel complesso non lascia proprio niente.
L'incipit è davvero di cattivo gusto. Parla di mafia come non dovrebbe. Non sarebbe costato niente inventarsi una qualsiasi altra organizzazione, perché di mafia non ha proprio nulla: nessun collegamento culturale, di pensiero o di qualsiasi altra cosa. In pratica ha preso solo il nome, perché i mafiosi che compaiono nel manga non possono essere definiti tali. Si potrebbe quasi considerare un'offesa, una presa in giro.
Veniamo ai personaggi. Non capisco come personaggi del calibro di Hibari e Mokuro siano finiti dentro questo manga: sono gli unici due che si salvano, se comparati con tutti gli altri. Pensare che Yamamoto occupa lo stesso ruolo che ha Zoro in “One Piece” fa rabbrividire. Nella prima parte – comica - del manga crede che la storia dei mafiosi sia un gioco: una gag che ci può stare per un personaggio di contorno, ma quando il manga diventa "serio" diventa l'esemplare perfetto di mafioso, lodato da tutti. Secondo me ha sofferto molto il passaggio dalla parte comica allo Shonen perché si è dovuto adattare il clima demenziale che si era creato con le battaglie.
Gli altri personaggi sono stati creati per le gag nella prima parte, e trascinati a forza nella seconda: i vari Bianchi, I-Pin, Lambo, Shamal eccetera non hanno ragione di esistere. Gli altri sono tutti stereotipi, come Kyoko, la ragazza fragile e indifesa di cui è innamorato il protagonista.
I poteri poi, li trovo fra i più brutti in circolazione. Tralasciando la parte iniziale, fatta di fiammelle, di mazze da baseball e di dinamite, si arriva a scoprire le vere armi del manga: scatolette completamente antiestetiche da cui escono armi o animali, per cui servono degli anelli per essere attivate.
I disegni nella parte iniziale sono davvero brutti, per poi diventare molto piacevoli nella seconda. Tuttavia, niente di eccezionale: anche i design dei personaggi non è niente di che.
L'unica nota positiva, secondo me, è il personaggio di Hibari, l'unico per cui valga la pena leggere il manga e che salva una saga intera con un semplice gesto.
Insomma, THR è un manga che poteva avere delle potenzialità... anzi no, perché inizia già male per poi non recuperare in corso d'opera. Con delle trovate di cattivo gusto, l'autrice rovina qualche bel personaggio e qualche bella idea di trama, ma nel complesso non lascia proprio niente.