Recensione
Generation Basket
6.0/10
Una premessa è necessaria: I'll - Generation Basket è il primo manga sportivo che ho letto seriamente, e non mi intendo per nulla di basket; ho deciso di seguire la serie per "fedeltà" all'autore (chiedendomi oltretutto come si potesse passare dal basket al fantasy steampunk). Quello che ho trovato è stato un manga per molti versi decisamente immaturo, con qualche punto veramente di valore ma che continuamente rischia la banalità, a partire dalla trama: la serie ruota intorno a due ragazzi, Hiragi e Tachibana, che si riconoscono a vicenda come compagni di squadra per elezione, tanto grande è la loro affinità sul campo. Seguiremo la Kouzu, squadra in cui giocano i due, verso la finale di campionato, imparando a conoscere i protagonisti, la loro allenatrice, i loro vecchi e attuali compagni di squadra e i loro avversari.
Iniziamo con la caratterizzazione dei personaggi: l'ingenuità di fondo del manga si nota soprattutto su questo versante. Tachibana è una macchietta, gli altri giocatori non lo diventano perché semplicemente non viene loro dato abbastanza spazio, i comprimari sono praticamente invisibili. Se si ha avuto l'occasione di avere fra le mani un manga o anime per ragazzi fra i più classici, si avrà presente il carattere di Tachibana, tipico fino ai limiti della noia nel suo essere schietto, ribelle, indelicato e vagamente ignorante; e si conoscerà a menadito anche il carattere opposto del coprotagonista - rivale, taciturno e tormentato, incapace di esprimere i propri sentimenti, tipo che è qui impersonato a perfezione da Hiragi. Quasi non serve specificare come i due siano dei veri e propri talenti naturali nel basket. Abbiamo poi la ragazza del boss, eterna innamorata e ignorata, l'amica intraprendente, il timido, quello che ha poca fiducia in sé stesso, il leader, la sexy, il delinquente redento … insomma, non ci siamo: i personaggi sono talmente stereotipati che basta vederne il viso per capirne il ruolo nella vicenda; i ragazzi risultano simpatici per il semplice fatto che sembra quasi di conoscerli da sempre. E probabilmente non è solo un'impressione.
Passiamo ai dialoghi. Come sopra, se avete presente qualche shounen potrete tranquillamente anticipare la maggior parte delle battute, che esprimono variamente concetti ed emozioni che (ma dai, che novità!) vertono per la maggiore sulla fiducia reciproca, l'amicizia, lo spirito di squadra, la lealtà, il credere in se stessi. Tuttavia, non me la sento di stroncare del tutto il testo, che ha comunque la capacità di coinvolgere, visto che non sfocia mai nello scontato, nonostante la sua prevedibilità.
Per quel che riguarda i disegni, sono davvero belli, curati nei dettagli, dinamici nelle scene clou. Ho fatto fatica a capire passaggi e azioni, e non credo che la cosa sia dovuta solo alla mia ignoranza in materia, ma nel complesso resta sempre molto bello da vedere. Inoltre, ho apprezzato la cura con cui Asada ha ricostruito ambiente e vestiario: sembra di essere tornati in direttissima agli anni '90.
In generale, il manga ha numerose pecche, ma si fa leggere. Ho preferito la prima parte, in cui veniamo a conoscenza dei personaggi, impariamo ad apprezzarne i punti di forza e il carattere, anche attraverso alcuni episodi fra loro slegati che fanno da introduzione. A mio parere, dal momento in cui la Kouzu entra nel torneo la vicenda diventa lentissima, si trascina canestro dopo canestro fino a culminare in un'estenuante partita finale che si dilunga per pagine e pagine. La tentazione di mollare la serie è stata grande, almeno finché non ho finalmente raggiunto la conclusione dello scontro: indescrivibile perché talmente bella, coinvolgente e intensa da togliere il fiato. Nella conclusione dell'ultima partita che vediamo nel manga ho riconosciuto Asada, ho rivalutato la serie (che si è solo da questo punto garantita la sufficienza) e, purtroppo un po' tardi, I'll - Generation Basket è finalmente riuscito ad emanciparsi dagli stereotipi che gli tranciavano le gambe, sviluppandosi in maniera coraggiosa e profondamente commovente. Intensità che - forse con una punta di crudeltà dell'autore - si è protratta fino alle ultime pagine, che cambiano di parecchio lo scenario del manga e il suo senso complessivo (si può dire che abbiamo finalmente la "generation" del titolo) e che rappresentano delle vere e proprie perle, pur non allontanandosi di molto dai classici temi shounen.
Il mio voto è 6, giustificato dal sapore di già visto che si ha costantemente in bocca durante la lettura. Bisogna sicuramente tener conto del fatto che il manga non è fra i più nuovi e forse risente dell'età, oltre che del target cui è rivolto, ma il fatto che Asada sia riuscito a mettere in piedi una conclusione così bella mi spinge ad essere severa nei suoi confronti: a fronte di una certa abilità di scrittura e di disegni così eleganti era più che possibile confezionare qualcosa di più creativo e intenso, non necessariamente rispetto ai temi ma piuttosto nel modo di elaborarli. Consigliato solo a chi ama gli spokon e a chi apprezza gli shounen perché sono shounen; sconsigliato a chi non capisce cosa ci sia di emozionante in un pallone che si infila dentro un cerchio e a chi non ha mai avuto un rivale per la vita: potreste non arrivare vivi all'ultimo volume.
Iniziamo con la caratterizzazione dei personaggi: l'ingenuità di fondo del manga si nota soprattutto su questo versante. Tachibana è una macchietta, gli altri giocatori non lo diventano perché semplicemente non viene loro dato abbastanza spazio, i comprimari sono praticamente invisibili. Se si ha avuto l'occasione di avere fra le mani un manga o anime per ragazzi fra i più classici, si avrà presente il carattere di Tachibana, tipico fino ai limiti della noia nel suo essere schietto, ribelle, indelicato e vagamente ignorante; e si conoscerà a menadito anche il carattere opposto del coprotagonista - rivale, taciturno e tormentato, incapace di esprimere i propri sentimenti, tipo che è qui impersonato a perfezione da Hiragi. Quasi non serve specificare come i due siano dei veri e propri talenti naturali nel basket. Abbiamo poi la ragazza del boss, eterna innamorata e ignorata, l'amica intraprendente, il timido, quello che ha poca fiducia in sé stesso, il leader, la sexy, il delinquente redento … insomma, non ci siamo: i personaggi sono talmente stereotipati che basta vederne il viso per capirne il ruolo nella vicenda; i ragazzi risultano simpatici per il semplice fatto che sembra quasi di conoscerli da sempre. E probabilmente non è solo un'impressione.
Passiamo ai dialoghi. Come sopra, se avete presente qualche shounen potrete tranquillamente anticipare la maggior parte delle battute, che esprimono variamente concetti ed emozioni che (ma dai, che novità!) vertono per la maggiore sulla fiducia reciproca, l'amicizia, lo spirito di squadra, la lealtà, il credere in se stessi. Tuttavia, non me la sento di stroncare del tutto il testo, che ha comunque la capacità di coinvolgere, visto che non sfocia mai nello scontato, nonostante la sua prevedibilità.
Per quel che riguarda i disegni, sono davvero belli, curati nei dettagli, dinamici nelle scene clou. Ho fatto fatica a capire passaggi e azioni, e non credo che la cosa sia dovuta solo alla mia ignoranza in materia, ma nel complesso resta sempre molto bello da vedere. Inoltre, ho apprezzato la cura con cui Asada ha ricostruito ambiente e vestiario: sembra di essere tornati in direttissima agli anni '90.
In generale, il manga ha numerose pecche, ma si fa leggere. Ho preferito la prima parte, in cui veniamo a conoscenza dei personaggi, impariamo ad apprezzarne i punti di forza e il carattere, anche attraverso alcuni episodi fra loro slegati che fanno da introduzione. A mio parere, dal momento in cui la Kouzu entra nel torneo la vicenda diventa lentissima, si trascina canestro dopo canestro fino a culminare in un'estenuante partita finale che si dilunga per pagine e pagine. La tentazione di mollare la serie è stata grande, almeno finché non ho finalmente raggiunto la conclusione dello scontro: indescrivibile perché talmente bella, coinvolgente e intensa da togliere il fiato. Nella conclusione dell'ultima partita che vediamo nel manga ho riconosciuto Asada, ho rivalutato la serie (che si è solo da questo punto garantita la sufficienza) e, purtroppo un po' tardi, I'll - Generation Basket è finalmente riuscito ad emanciparsi dagli stereotipi che gli tranciavano le gambe, sviluppandosi in maniera coraggiosa e profondamente commovente. Intensità che - forse con una punta di crudeltà dell'autore - si è protratta fino alle ultime pagine, che cambiano di parecchio lo scenario del manga e il suo senso complessivo (si può dire che abbiamo finalmente la "generation" del titolo) e che rappresentano delle vere e proprie perle, pur non allontanandosi di molto dai classici temi shounen.
Il mio voto è 6, giustificato dal sapore di già visto che si ha costantemente in bocca durante la lettura. Bisogna sicuramente tener conto del fatto che il manga non è fra i più nuovi e forse risente dell'età, oltre che del target cui è rivolto, ma il fatto che Asada sia riuscito a mettere in piedi una conclusione così bella mi spinge ad essere severa nei suoi confronti: a fronte di una certa abilità di scrittura e di disegni così eleganti era più che possibile confezionare qualcosa di più creativo e intenso, non necessariamente rispetto ai temi ma piuttosto nel modo di elaborarli. Consigliato solo a chi ama gli spokon e a chi apprezza gli shounen perché sono shounen; sconsigliato a chi non capisce cosa ci sia di emozionante in un pallone che si infila dentro un cerchio e a chi non ha mai avuto un rivale per la vita: potreste non arrivare vivi all'ultimo volume.