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Non sapremo mai se Fuyumi Soryo, intervistata su Kappa Magazine in seguito al grande successo riportato dalla pubblicazione di "Mars", dicesse la verità o meno quando affermò senza troppi fronzoli che lei non amava disegnare manga. Disse infatti che lei non voleva fare la mangaka, lei voleva lavorare per il cinema, la sua attività era quindi un puro ripiego economico. Insomma aveva detto a chiare lettere che lei fa i manga per i soldi (oltre ad avere ammesso di aver tirato un posacenere di metallo ad un editor una volta, ma vabbé...).
Certo, c'è da dire che guardando la sua produzione non si può darle proprio torto. Alla fine Fuyumi Soryo deve la sua fama principalmente a shojo manga adolescenziali come "Boyfriend" e il già citato "Mars", dove non si va oltre lo schema ritrito della sfigata cosmica che si innamora del bello & ribelle della sua classe, guarda caso sempre ricambiata, e poi c'è tutta una serie di inenarrabili sfighe che ostacola il loro amore fino alla fine.
Eppure se si scava più a fondo, Fuyumi Soryo appare subito appartenere ad un altro pianeta rispetto alle sue colleghe appassionatissime del loro lavoro di fumettiste. I suoi personaggi sono sempre plausibili e mai idealizzati, non ci sono mai facili lirismi, non c'è retorica o buonismo, non esiste la scontatezza nei suoi manga. Insomma leggere un'opera di Fuyumi Soryo non significa mai baloccarsi con una soap opera ampollosa, ma con autentici drammi dal pathos ineguagliabile.
Personalmente io ho sempre creduto che abbia detto di fare manga per soldi solo per fare una boutade. Perché una persona che non è animata da una sincera passione, oltre che da un talento fuori dal comune, non se ne esce fuori con un manga come "Cesare". A differenza di tanti altri mangaka di successo ormai prigionieri del loro glorioso passato (tipo Tsukasa Hojo), o impegnati a far scrivere i propri manga ai risultati delle ricerche di marketing (come Rumiko Takahashi), o che proprio non hanno fatto più nulla (Naoko Takeuchi), Fuyumi Soryo molla definitivamente i generi più mainstream e decide di dedicare tutto il resto della sua vita alla biografia di Cesare Borgia, il Duca di Valentino. L'uomo che sarebbe diventato il signore della Romagna, il figlio del papa Alessandro VI, il condottiero apparso nel momento in cui l'Italia, con la morte di Lorenzo de' Medici, avrebbe visto saltare i fragili equilibri che l'avrebbero portata a diventare terra di conquista straniera è descritto con impressionante cura.

"Cesare" non è certo la solita biografia a fumetti che si esplica in un solo volumetto. Fuyumi Soryo infatti riesce, almeno in questi primi numeri, a ricreare dal nulla un intero mondo, quello del Rinascimento. Tutto è riportato con dovizia di particolari: la società, gli usi, i costumi, la mentalità dell'epoca. Paragonerei una tale precisione nel dipingere un mondo così lontano e diverso da quello in cui l'autore si trova a vivere a quella del manga "I giorni della sposa" di Kaoru Mori: non è certo un caso se la Soryo sta scrivendo questo fumetto in collaborazione con Motoaki Hara, un docente universitario. Non parliamo poi dei disegni. Per carità, un altro dei motivi per cui ho sempre amato alla follia Fuyumi Soryo è il suo stile di disegno, così lontano dagli stereotipi degli shojo classici, privo di occhioni, sbrilluccichii, fiori e melensaggini assortite. Il suo tratto è sempre stato realistico, pulito, tagliente come le battute che fa pronunciare ai suoi personaggi. In "Cesare" assistiamo ad un notevole balzo in avanti, si sfiora la perfezione a mio avviso, tra sfondi che ricostruiscono luoghi e monumenti dell'epoca con un realismo estremo e una caratterizzazione dei personaggi che si fa ricchissima e ancora più matura. Insomma, fin dalla prima pagina, si capisce che si ha tra le mani un vero e proprio kolossal, un'opera per cui l'autrice si sta spendendo fino all'ultimo.

Tuttavia, tutti i pregi che ho già elencato non costituiscono il motivo principale per cui "Cesare" è, a conti fatti, il capolavoro assoluto di Fuyumi Soryo. "Cesare" infatti rappresenta la summa delle tematiche preferite da questa autrice. In tutti i suoi fumetti (come "ES", fino alle storie brevi tipo "Il Pesce Arcobaleno") il tema ricorrente è la dualità della persona. Tutti i suoi personaggi vivono costantemente in bilico tra quello che la morale e la società pretendono da loro e quello che sono o desiderano realmente. Che si tratti di semplice anticonformismo (come nel caso de "Il Pesce Arcobaleno") o di irrefrenabili pulsioni distruttive (come nel caso di "ES") i personaggi creati da Fuyumi Soryo sono costantemente in bilico tra luce e ombra, tra apparenza sociale e intima sostanza: in breve mai assolutamente positivi o negativi. Alla luce di quanto detto Cesare Borgia e il mondo in cui vive e prospera sono il più vivido manifesto di questa poetica. Difatti a farci da Cicerone nel mondo della politica ai tempi del Rinascimento sarà il personaggio di Angelo di Canossa, un fiorentino di umili origini che per intercessione di Lorenzo de' Medici riesce a frequentare l'Università di Pisa. Lì conoscerà Cesare Borgia e ne diventerà amico fraterno, entrando in contatto con il suo mondo, quello dei potenti dell'epoca. Sarà quindi tramite gli occhi perennemente sgranati dallo sgomento di Angelo che entreremo in questo microcosmo fatto di intrighi, tradimenti e doppiogiochi, dove tutto è ammantato da valori come la religione, la cultura e l'onore quando invece nella realtà dei fatti nulla sembra avere un senso se non la perpetrazione del potere. D'altronde Cesare Borgia è l'uomo da cui Niccolò Machiavelli prese ispirazione per scrivere "Il Principe", il saggio dove per la prima volta non si discetta della politica per come dovrebbe essere, ma per come essa è davvero, ovvero un agire secondo cui "il fine giustifica i mezzi". Cesare Borgia, per come è caratterizzato dalla Soryo, è un uomo moralmente ambiguo, calcolatore, intelligentissimo, eternamente impegnato in una metaforica partita a scacchi con nemici in tutto e per tutto uguali a lui. Non è tuttavia né una persona compiaciuta di un simile agire, né al tempo stesso tormentata. E' perfettamente consapevole che è così che va realmente il mondo. Dalle sue riflessioni emerge infatti, di volumetto in volumetto, l'idea che la politica agisce in maniera positiva non nel momento in cui viene incontro ai precetti della morale riconosciuta, bensì quando la sua azione è efficace e va incontro agli obbiettivi che si è prefissata.

Verrebbe a questo punto da chiedersi perché dopo questo profluvio di lodi metta nove anziché dieci. Semplice: siamo ancora al nono numero e l'effetto Berserk è sempre dietro l'angolo (cioè partire in maniera bruciante per poi dissipare tutto). Insomma voglio restare cauta.
Per il resto e per quanto ho finora letto, per me "Cesare-Il creatore che ha distrutto" è un'opera sontuosa, una meraviglia che tutti dovrebbero avere in libreria. Se l'autrice riuscirà a mantenere su questi binari la narrazione, "Cesare" sarà un punto fermo non tanto nella storia dei manga, ma del fumetto in generale.
Per concludere, dopo avere letto questi primi nove volumi, penso che se Rumiko Takahashi è la principessa dei manga, la corona di regina va ormai senza dubbio a Fuyumi Soryo.