Recensione
Yokan
5.0/10
Ho trovato questo manga sconclusionato, irreale e assurdo. Il protagonista, Akira, è il cantante di una giovane band, assai affermata nel mondo dello spettacolo, gli Charon. Durante un concerto si innamora della canzone di un attore, che decide di dargliela in cambio di Akira stesso.
Da qui prende avvio una strana relazione tra i due uomini, fatta di ripicche, minacce ammorbidite da sguardi languidi che parlano più delle parole stesse. Akira è un personaggio strano: durante la vicenda passa da aggressore a vittima, mantenendo sempre un vena masochista non indifferente. Sunaga, l'altro protagonista, è un sadico represso, angosciato dal proprio passato, che non riesce a trovare pace.
Quello che più mi ha lasciato perplessa è l'evoluzione della loro relazione. Inizialmente c'è, concedetemi la terminologia, tutto un rituale di accoppiamento basato su segnali e dichiarazioni accolte solo in parte e rese nello stesso stile provocatorio e sensuale; dopodiché l'azione si fa più rapida e si passa a minacce pesanti, per poi sfociare in atti illeciti e terribili. Arrivati a questo punto, in una situazione reale, i personaggi dovrebbero essere talmente sconvolti da non riuscire più a vedere il loro aggressore e provare ripulsione, invece qui avviene l'opposto: tutta la situazione non fa altro che accrescere i sentimenti e il desiderio carnale e sentimentale. A seguito di tutti questi passaggi la trama prosegue in maniera prevedibile per giungere velocemente all'epilogo.
Direi che è un'opera un po' sbrigativa, soprattutto nella parte centrale, nei passaggi tra rivelazioni e abusi.
I personaggi secondari sono solo presentati e hanno una parte marginale all'interno dell'intera vicenda.
Il disegno è cristallino, dai tratti delicati, talvolta sembra appena accennato sul foglio. Le figure sono poco caratterizzate nel complesso, ma vi è una grande cura negli occhi e negli abiti da concerto. Akira forse è la figura a cui la Sensei si dedica maggiormente, ma lo rende troppo efebico e femminile, sia nel carattere che nell'aspetto.
Da qui prende avvio una strana relazione tra i due uomini, fatta di ripicche, minacce ammorbidite da sguardi languidi che parlano più delle parole stesse. Akira è un personaggio strano: durante la vicenda passa da aggressore a vittima, mantenendo sempre un vena masochista non indifferente. Sunaga, l'altro protagonista, è un sadico represso, angosciato dal proprio passato, che non riesce a trovare pace.
Quello che più mi ha lasciato perplessa è l'evoluzione della loro relazione. Inizialmente c'è, concedetemi la terminologia, tutto un rituale di accoppiamento basato su segnali e dichiarazioni accolte solo in parte e rese nello stesso stile provocatorio e sensuale; dopodiché l'azione si fa più rapida e si passa a minacce pesanti, per poi sfociare in atti illeciti e terribili. Arrivati a questo punto, in una situazione reale, i personaggi dovrebbero essere talmente sconvolti da non riuscire più a vedere il loro aggressore e provare ripulsione, invece qui avviene l'opposto: tutta la situazione non fa altro che accrescere i sentimenti e il desiderio carnale e sentimentale. A seguito di tutti questi passaggi la trama prosegue in maniera prevedibile per giungere velocemente all'epilogo.
Direi che è un'opera un po' sbrigativa, soprattutto nella parte centrale, nei passaggi tra rivelazioni e abusi.
I personaggi secondari sono solo presentati e hanno una parte marginale all'interno dell'intera vicenda.
Il disegno è cristallino, dai tratti delicati, talvolta sembra appena accennato sul foglio. Le figure sono poco caratterizzate nel complesso, ma vi è una grande cura negli occhi e negli abiti da concerto. Akira forse è la figura a cui la Sensei si dedica maggiormente, ma lo rende troppo efebico e femminile, sia nel carattere che nell'aspetto.