Recensione
Kenshin, Samurai Vagabondo
7.0/10
Ruroni Kenshin è la dimostrazione di come, a volte, il mondo dei manga e quello dei videogiochi siano di ispirazione l'uno all'altro.
Nel mondo dei videogiochi l'uscita di un titolo come "Street Fighter 2", nel 1991, ha inaugurato un genere video ludico molto diffuso anche attualmente. Molte software house, da lì in poi, hanno creato le loro saghe di picchiaduro ad incontri. Nel 1993, la già famosa SNK, creò la serie di Samurai Shodown/Spirits.
Per farla breve la trama di "Kenshin, Smaurai vagabondo" è come quella di uno di quei videogiochi usciti in quegli anni, Un sacco di personaggi: ad ogni volume salta fuori un nemico nuovo, prontamente sconfitto dal protagonista, che a quel punto o diventa suo amico, o sparisce o muore. Come nei picchiaduro ad incontri ogni personaggio ha alle storie una semplice storia che viene raccontata velocemente per giustificare la sua scesa in campo.
Alcuni personaggi sono più ricorrenti di altri e un po' alla volta vanno a costituire il team che affiancherà il protagonista e di conseguenza la loro storia sarà più approfondita. I personaggi sono veramente tanti e l'autore è stato comunque bravo a trovare sempre soluzioni originali per far saltar fuori personaggi sempre diversi, con armi e colpi speciali diversi non nascondendo, se si leggevano le note dell'autore a fine volume, di essersi ispirato ad elementi di diverso tipo: dal personaggio di Venom di Spiderman, al costume di Gambit degli X-Men o ai colpi dei personaggi del videgioco "Samurai Shodown". Alcuni magari si somigliano un po' troppo tra loro:è il caso del Ninja Aoshi Shinomori, che praticamente ha lo stesso viso del Maestro Sijuro Hiko.
La storia è ambientata nell'era Meiji, anni in cui non era più permesso portare spade. Il protagonista è Kenshin Himura, un samurai dalla corporatura esile e dall'aria gentile, che però ha un passato fatto di violenza, cosa che gli ha fatto decidere di non voler più uccidere nessuno, tanto da andarsene in giro con una strana spada a lama invertita. Nel corso della storia, un po' alla volta, verrà raccontato tutto il suo passato, spiegando bene al lettore chi e cosa hanno portato Kenshin ad essere quello che è.
La trama è molto semplice, quasi scontata, molti personaggi hanno analogie con molti altri personaggi di altri manga, ma nonostante tutto io l'ho trovata una storia divertente, con tanta azione e diverse gag spassose.
Forse non è un manga che può piacere a tutti: se non si cerca una lettura "leggera" passate pure oltre, altrimenti correte il rischio di divertirvi. Agli appassionati di videogiochi piacerà senz'altro.
Nel mondo dei videogiochi l'uscita di un titolo come "Street Fighter 2", nel 1991, ha inaugurato un genere video ludico molto diffuso anche attualmente. Molte software house, da lì in poi, hanno creato le loro saghe di picchiaduro ad incontri. Nel 1993, la già famosa SNK, creò la serie di Samurai Shodown/Spirits.
Per farla breve la trama di "Kenshin, Smaurai vagabondo" è come quella di uno di quei videogiochi usciti in quegli anni, Un sacco di personaggi: ad ogni volume salta fuori un nemico nuovo, prontamente sconfitto dal protagonista, che a quel punto o diventa suo amico, o sparisce o muore. Come nei picchiaduro ad incontri ogni personaggio ha alle storie una semplice storia che viene raccontata velocemente per giustificare la sua scesa in campo.
Alcuni personaggi sono più ricorrenti di altri e un po' alla volta vanno a costituire il team che affiancherà il protagonista e di conseguenza la loro storia sarà più approfondita. I personaggi sono veramente tanti e l'autore è stato comunque bravo a trovare sempre soluzioni originali per far saltar fuori personaggi sempre diversi, con armi e colpi speciali diversi non nascondendo, se si leggevano le note dell'autore a fine volume, di essersi ispirato ad elementi di diverso tipo: dal personaggio di Venom di Spiderman, al costume di Gambit degli X-Men o ai colpi dei personaggi del videgioco "Samurai Shodown". Alcuni magari si somigliano un po' troppo tra loro:è il caso del Ninja Aoshi Shinomori, che praticamente ha lo stesso viso del Maestro Sijuro Hiko.
La storia è ambientata nell'era Meiji, anni in cui non era più permesso portare spade. Il protagonista è Kenshin Himura, un samurai dalla corporatura esile e dall'aria gentile, che però ha un passato fatto di violenza, cosa che gli ha fatto decidere di non voler più uccidere nessuno, tanto da andarsene in giro con una strana spada a lama invertita. Nel corso della storia, un po' alla volta, verrà raccontato tutto il suo passato, spiegando bene al lettore chi e cosa hanno portato Kenshin ad essere quello che è.
La trama è molto semplice, quasi scontata, molti personaggi hanno analogie con molti altri personaggi di altri manga, ma nonostante tutto io l'ho trovata una storia divertente, con tanta azione e diverse gag spassose.
Forse non è un manga che può piacere a tutti: se non si cerca una lettura "leggera" passate pure oltre, altrimenti correte il rischio di divertirvi. Agli appassionati di videogiochi piacerà senz'altro.