Recensione
Le Memorie di Emanon
10.0/10
«Non Dio ha creato l'uomo, quanto piuttosto l'uomo ha creato Dio.»
Un peccato che nel XIX secolo, periodo in cui visse Ludwig Feuerbach, le memorie di Emanon fossero in Giappone, negandogli così la possibilità di incontrarla e confermare quest'affermazione. Una ragazza, anzi, più che una ragazza: l'incarnazione della storia della vita, la portatrice di un fardello tanto pesante quanti sono gli anni che è stata costretta a reggerlo sulle spalle. Bella e misteriosa, incarna il sogno di una notte dell'autore, che l'ha immaginata con tanta forza, con tanto impegno e così a lungo, che alla fine ha preso vita sotto la matita del Sensei Kenji Tsuruta. Non credo di volerne leggere lo spin-off, "Sasurai Emanon", perché ho paura che distrugga l'incanto causatomi dal suo predecessore. "Omoide Emanon" è veramente una di quelle storie stravaganti, misteriose e inconcluse, ma capaci di farti riflettere, e dotate di una forza così viva da farti quasi credere che sia tutto vero, che Emanon sia un personaggio reale, proprio come le sue memorie.
Il protagonista della storia è lo stesso autore, il quale ci spiega al termine del manga che Emanon non è altro che un prodotto delle sue fantasie, creato durante un viaggio sul traghetto fra Nagoya e Kagoshima, durante il quale si è immaginato di trascorrere tutto il tempo assieme a questa ragazza frutto delle sue visioni. Solo anni più tardi Emanon avrebbe assunto i caratteri che costituiscono oggi il suo personaggio, notabilmente i suoi ricordi: la ragazza è, infatti, detentrice di un dono ereditario, quello di tenere a mente la storia della vita sulla Terra. E' colmo di significato il fatto che, nonostante ciò dovrebbe renderla una creatura arcana e irragiungibile, Emanon sia esattamente come noi mortali: un'anima sperduta, incapace di figurarsi né lo scopo della sua esistenza, né il motivo del dono che ha ricevuto, e costretta ad abbassarsi a quel gioco delle distrazioni, del "divertissement", che Blaise Pascal riteneva permeasse l'intera permanenza dell'uomo sulla Terra. La nostra protagonista, "Senza-nome" ("Emanon" è il rovesciamento dell'inglese "No-name") ha tutti i piccoli vizi e le piccole passioni che potrebbero caratterizzare chiunque, fra di noi: beve, fuma una sigaretta dopo l'altra, ne sa un milione sull'arte del cinema... e sa innamorarsi, anzi, è stata innamorata tante volte quante le vite che le è toccato subire. Cosa ha visto con i suoi occhi, Emanon? Ogni cosa, ma questo non le ha tolto nulla di ciò che definisce un essere vivente: la lotta per la sopravvivenza, per cercare il motivo che la spinge a vivere... tutto questo è presente in lei, il che significa che non si è arresa, né è ancora giunta ad una risposta, come se l'autore volesse dimostrare che non importa quanto lunghe siano le nostre vite, né quanto profonde siano le nostre esperienze, siamo solo noi a decidere qual è il senso della nostra esistenza, anche se probabilmente non giungeremo mai alla verità assoluta. E il tenero rapporto che si instaura fra il protagonista sognatore e l'imperscrutabile compagna è quasi una celebrazione dell'attimo che può significare l'adempimento di tutta una vita. L'autore uscirà profondamente segnato dall'incontro con Emanon, e nonostante cerchi di procurarsi una vita normale, dopo tale incontro, si accorgerà che quell'attimo ha significato tutto, per lui: ha significato il suo passaggio, effimero ma indelebile, nella grande memoria della Storia.
Una vera favola in stile realismo magico, densa di significati nascosti, e con un finale davvero sorprendente. Il viaggio... non si poteva trovare un contesto migliore, per ambientare una vicenda del genere, ed è molto espressivo il fatto che l'ultimo atto sia ambientato in una stazione ferroviaria. Il viaggio non è, in fondo, la metafora della vita, quel grande sentiero dal quale si deve ripartire ogni volta dal via? Come si concluderanno i vagabondaggi di Emanon? Cosa sta cercando, che ancora non ha trovato? O forse è tutto un muoversi a vuoto? E se Emanon fosse fine a sé stessa, se non avesse bisogno di trovare uno scopo nella vita, perché è la vita stessa ad avere uno scopo in lei? Solo il lettore potrà decidere che senso dare alla storia di Emanon, se sentirsene coinvolto, se ignorarla, o finirne cambiato un pochino. Dove ci conduce la via? Se Emanon non ha ancora trovato la risposta, che speranze abbiamo noi miseri mortali? Michelangelo Buonarroti credeva che fosse proprio questa consapevolezza, la certezza di non essere in grado di trovare una risposta, a denotare la natura eroica dell'umanità: per questo motivo, nei suoi dipinti, i personaggi sono tutti raffigurati come persone bellissime, radiose e muscolose. Emanon non ha rifiutato l'umanità, segno che, nonostante l'evidente disprezzo (memorabile una sua frase con cui descrive l'evoluzione della civiltà), ha ancora la volontà di venire a contatto con il lato "eroico" della vita. Con le creature che, nonostante la natura abbia dato loro la consapevolezza di sé stesse, si sforzano ancora di sopravvivere nei loro fragili gusci mortali. Con noi, insomma. Finché non raggiungeremo uno stato spirituale superiore, l'apice della vita, l'apice della Storia.
Non so se dovrei pronunciarmi sui disegni: dovrebbero necessariamente essere elaborati, dato che stiamo parlando di un manga da un unico volume, ma nonostante tale sottinteso che dovrebbe essere la regola, la grafica colpisce ancora per l'accuratezza e la moltitudine di dettagli di cui è composta. Gli sfondi bianchi servono solo ad evidenziare momenti di profonda intensità, e i personaggi sono resi splendidamente: perfino l'autore della trama, Shinji Kajio, ha elogiato l'artista Kenji Tsuruta per il merito di aver dato una vera forma e una vera consistenza alla sua ragazza immaginaria, ed ha aggiunto che l'immagine di Emanon per come compare nel fumetto è stata, dal momento in cui Tsuruta l'ha tracciata per la prima volta, la sola e unica a dominare i suoi pensieri riguardo lei. Memorabile, davvero memorabile: se c'è un personaggio che resta impresso per il suo impatto visivo, questa non può che essere Emanon.
Poche opere sono riuscite a strapparmi un voto così pieno, e non sono neanche sicuro che fumetto e riflessione spirituale/intellettuale costituiscano un connubio particolarmente felice, ma "Omoide Emanon" sembra smentire tutto quello in cui ho creduto finora. Se avete avuto la pazienza di leggere fino in fondo, forse avrete colto il mio entusiasmo nei confronti di quest'opera, e non posso che confermarvi che, se aprirete la mente e l'anima, anche voi vi innamorerete di Emanon, che siate uomini o donne, bambini o vecchi, nobili o miserabili. E tutto questo non può non lasciarci che una speranza: la speranza che anche noi, un giorno, non grazie ad imprese mirabolanti o atti eroici, ma semplicemente con il nostro essere noi stessi, incontreremo Emanon e lasceremo la nostra firma nel libro infinito della vita.
Un peccato che nel XIX secolo, periodo in cui visse Ludwig Feuerbach, le memorie di Emanon fossero in Giappone, negandogli così la possibilità di incontrarla e confermare quest'affermazione. Una ragazza, anzi, più che una ragazza: l'incarnazione della storia della vita, la portatrice di un fardello tanto pesante quanti sono gli anni che è stata costretta a reggerlo sulle spalle. Bella e misteriosa, incarna il sogno di una notte dell'autore, che l'ha immaginata con tanta forza, con tanto impegno e così a lungo, che alla fine ha preso vita sotto la matita del Sensei Kenji Tsuruta. Non credo di volerne leggere lo spin-off, "Sasurai Emanon", perché ho paura che distrugga l'incanto causatomi dal suo predecessore. "Omoide Emanon" è veramente una di quelle storie stravaganti, misteriose e inconcluse, ma capaci di farti riflettere, e dotate di una forza così viva da farti quasi credere che sia tutto vero, che Emanon sia un personaggio reale, proprio come le sue memorie.
Il protagonista della storia è lo stesso autore, il quale ci spiega al termine del manga che Emanon non è altro che un prodotto delle sue fantasie, creato durante un viaggio sul traghetto fra Nagoya e Kagoshima, durante il quale si è immaginato di trascorrere tutto il tempo assieme a questa ragazza frutto delle sue visioni. Solo anni più tardi Emanon avrebbe assunto i caratteri che costituiscono oggi il suo personaggio, notabilmente i suoi ricordi: la ragazza è, infatti, detentrice di un dono ereditario, quello di tenere a mente la storia della vita sulla Terra. E' colmo di significato il fatto che, nonostante ciò dovrebbe renderla una creatura arcana e irragiungibile, Emanon sia esattamente come noi mortali: un'anima sperduta, incapace di figurarsi né lo scopo della sua esistenza, né il motivo del dono che ha ricevuto, e costretta ad abbassarsi a quel gioco delle distrazioni, del "divertissement", che Blaise Pascal riteneva permeasse l'intera permanenza dell'uomo sulla Terra. La nostra protagonista, "Senza-nome" ("Emanon" è il rovesciamento dell'inglese "No-name") ha tutti i piccoli vizi e le piccole passioni che potrebbero caratterizzare chiunque, fra di noi: beve, fuma una sigaretta dopo l'altra, ne sa un milione sull'arte del cinema... e sa innamorarsi, anzi, è stata innamorata tante volte quante le vite che le è toccato subire. Cosa ha visto con i suoi occhi, Emanon? Ogni cosa, ma questo non le ha tolto nulla di ciò che definisce un essere vivente: la lotta per la sopravvivenza, per cercare il motivo che la spinge a vivere... tutto questo è presente in lei, il che significa che non si è arresa, né è ancora giunta ad una risposta, come se l'autore volesse dimostrare che non importa quanto lunghe siano le nostre vite, né quanto profonde siano le nostre esperienze, siamo solo noi a decidere qual è il senso della nostra esistenza, anche se probabilmente non giungeremo mai alla verità assoluta. E il tenero rapporto che si instaura fra il protagonista sognatore e l'imperscrutabile compagna è quasi una celebrazione dell'attimo che può significare l'adempimento di tutta una vita. L'autore uscirà profondamente segnato dall'incontro con Emanon, e nonostante cerchi di procurarsi una vita normale, dopo tale incontro, si accorgerà che quell'attimo ha significato tutto, per lui: ha significato il suo passaggio, effimero ma indelebile, nella grande memoria della Storia.
Una vera favola in stile realismo magico, densa di significati nascosti, e con un finale davvero sorprendente. Il viaggio... non si poteva trovare un contesto migliore, per ambientare una vicenda del genere, ed è molto espressivo il fatto che l'ultimo atto sia ambientato in una stazione ferroviaria. Il viaggio non è, in fondo, la metafora della vita, quel grande sentiero dal quale si deve ripartire ogni volta dal via? Come si concluderanno i vagabondaggi di Emanon? Cosa sta cercando, che ancora non ha trovato? O forse è tutto un muoversi a vuoto? E se Emanon fosse fine a sé stessa, se non avesse bisogno di trovare uno scopo nella vita, perché è la vita stessa ad avere uno scopo in lei? Solo il lettore potrà decidere che senso dare alla storia di Emanon, se sentirsene coinvolto, se ignorarla, o finirne cambiato un pochino. Dove ci conduce la via? Se Emanon non ha ancora trovato la risposta, che speranze abbiamo noi miseri mortali? Michelangelo Buonarroti credeva che fosse proprio questa consapevolezza, la certezza di non essere in grado di trovare una risposta, a denotare la natura eroica dell'umanità: per questo motivo, nei suoi dipinti, i personaggi sono tutti raffigurati come persone bellissime, radiose e muscolose. Emanon non ha rifiutato l'umanità, segno che, nonostante l'evidente disprezzo (memorabile una sua frase con cui descrive l'evoluzione della civiltà), ha ancora la volontà di venire a contatto con il lato "eroico" della vita. Con le creature che, nonostante la natura abbia dato loro la consapevolezza di sé stesse, si sforzano ancora di sopravvivere nei loro fragili gusci mortali. Con noi, insomma. Finché non raggiungeremo uno stato spirituale superiore, l'apice della vita, l'apice della Storia.
Non so se dovrei pronunciarmi sui disegni: dovrebbero necessariamente essere elaborati, dato che stiamo parlando di un manga da un unico volume, ma nonostante tale sottinteso che dovrebbe essere la regola, la grafica colpisce ancora per l'accuratezza e la moltitudine di dettagli di cui è composta. Gli sfondi bianchi servono solo ad evidenziare momenti di profonda intensità, e i personaggi sono resi splendidamente: perfino l'autore della trama, Shinji Kajio, ha elogiato l'artista Kenji Tsuruta per il merito di aver dato una vera forma e una vera consistenza alla sua ragazza immaginaria, ed ha aggiunto che l'immagine di Emanon per come compare nel fumetto è stata, dal momento in cui Tsuruta l'ha tracciata per la prima volta, la sola e unica a dominare i suoi pensieri riguardo lei. Memorabile, davvero memorabile: se c'è un personaggio che resta impresso per il suo impatto visivo, questa non può che essere Emanon.
Poche opere sono riuscite a strapparmi un voto così pieno, e non sono neanche sicuro che fumetto e riflessione spirituale/intellettuale costituiscano un connubio particolarmente felice, ma "Omoide Emanon" sembra smentire tutto quello in cui ho creduto finora. Se avete avuto la pazienza di leggere fino in fondo, forse avrete colto il mio entusiasmo nei confronti di quest'opera, e non posso che confermarvi che, se aprirete la mente e l'anima, anche voi vi innamorerete di Emanon, che siate uomini o donne, bambini o vecchi, nobili o miserabili. E tutto questo non può non lasciarci che una speranza: la speranza che anche noi, un giorno, non grazie ad imprese mirabolanti o atti eroici, ma semplicemente con il nostro essere noi stessi, incontreremo Emanon e lasceremo la nostra firma nel libro infinito della vita.