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Negli anni settanta il panorama dello shojo giapponese venne rivoluzionato dalle autrici del gruppo del 24, mangaka del calibro di Ryoko Ikeda, Moto Hagio, Ryoko Yamagishi e Yumiko Ooshima. Keiko Takemiya è una delle più importanti autrici del gruppo, famosa per il celebre "Poema del vento e degli alberi", per "To Terra" e per vari altri lavori importanti, di genere fantascientifico, storico o drammatico. Di suo io ho letto "Natsu e no tobira" e visto il film di "Andromeda Stories". L'importanza storica e il successo di Keiko Takemiya sono innegabili: ciò non significa necessariamente che le sue opere debbano piacere a ogni tipo di pubblico. Se autrici come Ryoko Ikeda e Ryoko Yamagishi proponevano eroine forti e coraggiose, senza timore di andare controcorrente e in grado di giocare a volte anche ruoli maschili (queste autrici sono all'origine del genere yuri), Keiko Takemiya e in minor misura Moto Hagio proponevano come protagonisti dei giovani effeminati e molto sensibili: del resto queste autrici sono all'origine del genere yaoi.

Sono proprio i personaggi maschili il punto dolente di Keyko Takemiya, per lo meno per una larga porzione del pubblico maschile, porzione di cui faccio parte: i ragazzini piagnucolosi che propone come protagonisti mi sono del tutto intollerabili. Sono maschi solo di nome e spendono giornate intere a deprimersi in preda a una misteriosa nostalgia che sembra più affine a una sindrome premestruale che a un problema reale: tutto ciò li rende ben poco credibili. Per questo motivo tutte le disgrazie che subiscono - in quegli anni il finale tragico era pressoché obbligatorio - non riescono minimalmente a toccarmi e le loro storie mi risultano estremamente tediose da leggere. Finire "To Terra" mi ha richiesto oltre un anno, proprio perché la lettura non mi ha preso per nulla. Non mi piace neppure il chara design e lo stile di disegno. Dal punto di vista prettamente fantascientifico qualche idea buona ci poteva pure essere, ma i personaggi sono così fastidiosi che il manga risulta comunque difficile da seguire. Diversa è la situazione per Moto Hagio, che vedo come un'autrice molto più interessante e i cui personaggi androgini non mi hanno dato nessun problema, sia perché hanno una giustificazione fantascientifica sia perché sono molto meno depressi (sto pensando ad opere fantascientifiche come "A, À", "Marginal" e "Siamo in Undici"). Mi piace di più anche come disegnatrice. In conclusione la faticosa lettura di "To Terra" ha confermato la prima impressione ricevuta da "Natsu e no tobira": non sono un fan di questa autrice e non la raccomando a chi odia i personaggi che si piangono addosso.