Recensione
La spada incantata di Sakura
8.0/10
Da considerarsi l'opera più matura di Arina Tanemura, "La spada incantata di Sakura" affonda le sue radici nel poetico periodo Heian (794 - 1185), che ha visto il fiorire della letteratura giapponese e quello di una miriade di ciliegi, i cui petali restano a simboleggiarne la magia. Ispirato a quel momento storico, il manga fa proprie le usanze e i costumi dell'antica epoca splendente: a partire dal rispetto dell'etichetta, per arrivare ai grandi e sfarzosi kimono che il principe Genji bagnava di lacrime, per finire ai profumi, copricapi, capigliature, armi, edifici; ogni particolare richiama l'ambientazione di quel tempo.
"Sakura-hime kaden" prende avvio da una leggenda racchiusa nel più antico esempio di narrativa giapponese, il "Taketori Monogatari", che vide la luce nel X secolo. La storia racconta di come un tagliabambù trovi una bambina bellissima, la accolga in casa crescendola come una figlia e poi scopra provenire dalla luna. Sakura, la protagonista dell'ultima fatica della sensei, è una discendente proprio della principessa Kaguya. Tanto affascinante da stregare gli uomini, con i quali non troverà mai un'alchimia, Kaguya-hime ha il sangue di chi è costretto a vivere un destino nefasto, che trasmette alla sua eredità, condannando tutte le principesse della luna a soffrire di un immenso dolore. Il destino è già scritto e sembra che nulla possa cambiarlo: l'ideogramma di "sterminio" (滅) che Sakura riceve dalla sua mentore Byakuya all'inizio dell'opera esprime il fato di distruzione che la protagonista dovrà vivere. Chiamata ad annientare gli orchi e a combattere contro la sua stessa specie, gli abitanti della luna, odiata dagli uomini che ne temono la potenza, Sakura non si sente accettata dall'umanità e nemmeno accetta le scelte dei Lunari. Per tutto il corso del manga la principessa cerca di trovare il suo posto nel mondo, che scoprirà essere accanto alle persone che ama, dove può lottare per proteggerle e vederle felici.
Tra le protagoniste della Tanemura, Sakura è sicuramente la più positiva e solare, nonostante la sua vita sia costellata di esperienze negative. Di fronte alla morte di tanti dei suoi cari, si fa forza e va avanti piuttosto che lasciarsi prendere dallo sconforto. C'è da dire che l'innumerevole schiera di personaggi che mamma Arina le ha messo intorno hanno principalmente lo scopo di sostenerla e farla ravvedere in questi momenti bui che le tocca vivere. Sta di fatto che Sakura non perde nemmeno per un istante la sua passionalità, vive ogni attimo della sua esistenza al massimo, non si lascia sfuggire nemmeno un sorriso della piccola Asagiri, abbraccia e accarezza chi sente che ha bisogno di lei, come la pietra lapislazzuli Rurijo. Soprattutto ama l'uomo a cui è destinata da sempre, il principe Aoba.
L'amore è infatti la tematica centrale de "La spada incantata di Sakura". Sia esso fraterno o espresso fra fidanzati, tra amici, fra padre e figlio, tra madre e figlia, oppure sia brama, desiderio, possesso, l'amore è la condizione a cui tutti i personaggi del manga tendono, in un continuo processo di ricerca del senso della vita. E' strano che proprio coloro i quali il destino è scritto dalla nascita cerchino un significato all'esistenza che stanno affrontando. Eppure la Tanemura vuole dimostrare esattamente che le persone il cui fato è stato dettato dal grembo materno sentano il bisogno di comprendere a fondo la natura della vita, sviscerandone ogni momento, analizzandone ogni sentimento, confrontandone con gli altri le caratteristiche, come a voler dire a se stessi che non tutto è già stabilito ma che il futuro gli appartiene e risiede nelle scelte che compiranno da ora in avanti.
Si evince fin dall'impostazione del primo volume che "Sakura-hime kaden" ha qualcosa di diverso rispetto ai suoi fratelli. La narrazione ha una velocità marcata, fin dall'inizio l'autrice mette molte cose in ballo, che tendono a spaventare e a confondere il lettore. Mentre le opere precedenti avevano un ritmo tranquillo e soltanto nei numeri finali si aveva il cliffhanger che dava l'avvio all'arco finale, quest'ultima fatica della Tanemura ha un passo serrato dall'incipit alla fine, a cui i suoi lettori affezionati non sono abituati. Perciò sebbene l'autrice nei free talk affermi di stare vivendo intensamente la stesura del suo lavoro, sembra quasi come se ci fosse superficialità in alcuni passaggi ed altri appaiono troppo frettolosi e poco approfonditi. Per esempio, lo stesso personaggio di Aoba non appare ben caratterizzato nei confronti di altri protagonisti maschili by Arina; il principe ha poca incisività, presenza, a volte sembra come se non ci si curasse abbastanza di lui. Tuttavia, questo nuovo stile non è da vedere solo in negativo, anzi rappresenta anche un punto di forza di "Sakura-hime kaden"; pur se in contrasto con la delicatezza dell'epoca Heian, la rapidità della narrazione che lo contraddistingue coinvolge emotivamente il lettore, da riuscire a strappare anche qualche lacrima di commozione.
Il disegno di Arina Tanemura è una garanzia: sfondi dettagliati, accessori e abbigliamento decorati nei particolari, personaggi sempre diversi che si distinguono sul palcoscenico, il tutto esaltato da uno stile elegante e curato. Anche in questo lavoro non mancano le mascotte, come il rospo Hayate e il mononoke Asagiri, che richiamano la dolcezza e il lato materno della maestra. Piccola pecca è la trasformazione in lupo di Aoba, che è un po' grossolana e non riproduce fedelmente la bellezza del solitario animale, e la lunghezza dei capelli di alcuni personaggi come Sakura e Shuri, che hanno forma quasi tentacolare.
L'edizione Planet Manga non è tra le più riuscite: gli ultimi 3 volumetti hanno subito un ingrossamento dovuto al cambio della carta, che rovina l'armonia di insieme della collezione; l'inchiostro spesso viene via colorando il polpastrello del pollice di nero, come se qualcuno dovesse prenderci le impronte digitali da un momento all'altro; la rigidità della rilegatura provoca alcuni crampi alle dita durante la lettura. Insomma, come al solito bisognava impegnarsi di più!
In conclusione, "La spada incantata di Sakura" lo consiglio agli appassionati della Tanemura, che vedranno la sensei in una nuova veste, pronta per il suo debutto sulla rivista "Margaret", abbandonando così "Ribon" e il genere fantasy. Mentre ad un lettore che non conosce la maestra Arina consiglierei di iniziare con un'altra opera, come "Full Moon wo sagashite" o "Kamikaze Kaitou Jeanne", per familiarizzare col suo stile, perché "Sakura-hime kaden" è il culmine di un processo di maturazione che vede anche le tematiche più semplici trattate in altri manga come la vita, la morte, l'amore, affrontate con uno spirito più adulto. Quindi anche se nella narrazione è diverso dalle precedenti opere e potrebbe essere letto di per se stesso, per un livello di comprensione maggiore è auspicabile che il lettore già conosca l'autrice e abbia potuto apprezzarne lo stile.
"Sakura-hime kaden" prende avvio da una leggenda racchiusa nel più antico esempio di narrativa giapponese, il "Taketori Monogatari", che vide la luce nel X secolo. La storia racconta di come un tagliabambù trovi una bambina bellissima, la accolga in casa crescendola come una figlia e poi scopra provenire dalla luna. Sakura, la protagonista dell'ultima fatica della sensei, è una discendente proprio della principessa Kaguya. Tanto affascinante da stregare gli uomini, con i quali non troverà mai un'alchimia, Kaguya-hime ha il sangue di chi è costretto a vivere un destino nefasto, che trasmette alla sua eredità, condannando tutte le principesse della luna a soffrire di un immenso dolore. Il destino è già scritto e sembra che nulla possa cambiarlo: l'ideogramma di "sterminio" (滅) che Sakura riceve dalla sua mentore Byakuya all'inizio dell'opera esprime il fato di distruzione che la protagonista dovrà vivere. Chiamata ad annientare gli orchi e a combattere contro la sua stessa specie, gli abitanti della luna, odiata dagli uomini che ne temono la potenza, Sakura non si sente accettata dall'umanità e nemmeno accetta le scelte dei Lunari. Per tutto il corso del manga la principessa cerca di trovare il suo posto nel mondo, che scoprirà essere accanto alle persone che ama, dove può lottare per proteggerle e vederle felici.
Tra le protagoniste della Tanemura, Sakura è sicuramente la più positiva e solare, nonostante la sua vita sia costellata di esperienze negative. Di fronte alla morte di tanti dei suoi cari, si fa forza e va avanti piuttosto che lasciarsi prendere dallo sconforto. C'è da dire che l'innumerevole schiera di personaggi che mamma Arina le ha messo intorno hanno principalmente lo scopo di sostenerla e farla ravvedere in questi momenti bui che le tocca vivere. Sta di fatto che Sakura non perde nemmeno per un istante la sua passionalità, vive ogni attimo della sua esistenza al massimo, non si lascia sfuggire nemmeno un sorriso della piccola Asagiri, abbraccia e accarezza chi sente che ha bisogno di lei, come la pietra lapislazzuli Rurijo. Soprattutto ama l'uomo a cui è destinata da sempre, il principe Aoba.
L'amore è infatti la tematica centrale de "La spada incantata di Sakura". Sia esso fraterno o espresso fra fidanzati, tra amici, fra padre e figlio, tra madre e figlia, oppure sia brama, desiderio, possesso, l'amore è la condizione a cui tutti i personaggi del manga tendono, in un continuo processo di ricerca del senso della vita. E' strano che proprio coloro i quali il destino è scritto dalla nascita cerchino un significato all'esistenza che stanno affrontando. Eppure la Tanemura vuole dimostrare esattamente che le persone il cui fato è stato dettato dal grembo materno sentano il bisogno di comprendere a fondo la natura della vita, sviscerandone ogni momento, analizzandone ogni sentimento, confrontandone con gli altri le caratteristiche, come a voler dire a se stessi che non tutto è già stabilito ma che il futuro gli appartiene e risiede nelle scelte che compiranno da ora in avanti.
Si evince fin dall'impostazione del primo volume che "Sakura-hime kaden" ha qualcosa di diverso rispetto ai suoi fratelli. La narrazione ha una velocità marcata, fin dall'inizio l'autrice mette molte cose in ballo, che tendono a spaventare e a confondere il lettore. Mentre le opere precedenti avevano un ritmo tranquillo e soltanto nei numeri finali si aveva il cliffhanger che dava l'avvio all'arco finale, quest'ultima fatica della Tanemura ha un passo serrato dall'incipit alla fine, a cui i suoi lettori affezionati non sono abituati. Perciò sebbene l'autrice nei free talk affermi di stare vivendo intensamente la stesura del suo lavoro, sembra quasi come se ci fosse superficialità in alcuni passaggi ed altri appaiono troppo frettolosi e poco approfonditi. Per esempio, lo stesso personaggio di Aoba non appare ben caratterizzato nei confronti di altri protagonisti maschili by Arina; il principe ha poca incisività, presenza, a volte sembra come se non ci si curasse abbastanza di lui. Tuttavia, questo nuovo stile non è da vedere solo in negativo, anzi rappresenta anche un punto di forza di "Sakura-hime kaden"; pur se in contrasto con la delicatezza dell'epoca Heian, la rapidità della narrazione che lo contraddistingue coinvolge emotivamente il lettore, da riuscire a strappare anche qualche lacrima di commozione.
Il disegno di Arina Tanemura è una garanzia: sfondi dettagliati, accessori e abbigliamento decorati nei particolari, personaggi sempre diversi che si distinguono sul palcoscenico, il tutto esaltato da uno stile elegante e curato. Anche in questo lavoro non mancano le mascotte, come il rospo Hayate e il mononoke Asagiri, che richiamano la dolcezza e il lato materno della maestra. Piccola pecca è la trasformazione in lupo di Aoba, che è un po' grossolana e non riproduce fedelmente la bellezza del solitario animale, e la lunghezza dei capelli di alcuni personaggi come Sakura e Shuri, che hanno forma quasi tentacolare.
L'edizione Planet Manga non è tra le più riuscite: gli ultimi 3 volumetti hanno subito un ingrossamento dovuto al cambio della carta, che rovina l'armonia di insieme della collezione; l'inchiostro spesso viene via colorando il polpastrello del pollice di nero, come se qualcuno dovesse prenderci le impronte digitali da un momento all'altro; la rigidità della rilegatura provoca alcuni crampi alle dita durante la lettura. Insomma, come al solito bisognava impegnarsi di più!
In conclusione, "La spada incantata di Sakura" lo consiglio agli appassionati della Tanemura, che vedranno la sensei in una nuova veste, pronta per il suo debutto sulla rivista "Margaret", abbandonando così "Ribon" e il genere fantasy. Mentre ad un lettore che non conosce la maestra Arina consiglierei di iniziare con un'altra opera, come "Full Moon wo sagashite" o "Kamikaze Kaitou Jeanne", per familiarizzare col suo stile, perché "Sakura-hime kaden" è il culmine di un processo di maturazione che vede anche le tematiche più semplici trattate in altri manga come la vita, la morte, l'amore, affrontate con uno spirito più adulto. Quindi anche se nella narrazione è diverso dalle precedenti opere e potrebbe essere letto di per se stesso, per un livello di comprensione maggiore è auspicabile che il lettore già conosca l'autrice e abbia potuto apprezzarne lo stile.