Recensione
Volume speciale della serie Kodomo no Omocha di Miho Obana, questo volume prende totalmente le distanze dall'opera da cui deriva, presentandosi più come opera a se stante, che non come semplice manga bonus.
Il volume si divide in due parti, due storie brevi di cui solo la prima è ancora legata all'opera di partenza.
Essa, infatti, narra la trama del film che Sana e Naozuki recitano nel quinto e nel sesto volume di Kodocha, intitolato appunto "La villa dell'acqua".
Sebbene in esso appaiano sia Sana che Naozuki, non c'è traccia del loro carattere e delle loro peculiarità, sono solo due semplici attori, praticamente, due personaggi completamente diversi.
La trama è essenzialmente horror, Hiroto (Naozuki) è un ragazzino che ha perso i suoi genitori e che decide di mettersi alla ricerca del fratello maggiore, scomparso sei anni prima.
Con l'aiuto di un detective inesperto, riesce a sapere che la sua sparizione è legata a quella della sua ragazza, Mako (Sana), e di una loro amica, Miwa. Scoperto che i tre potrebbero essere stati in una villa vicino a un lago di proprietà del nonno di Mako, Hiroto decide di mettersi alla ricerca di questo posto che, finora, nessuno è riuscito a trovare.
Quando riuscirà nel suo intento, però, si troverà di fronte ad una verità che non avrebbe mai immaginato.
La seconda parte, invece, mette in scena un'altra opera breve, quella di Pochi. Proprio questo nome, Pochi, racchiude il senso di tutta la storia, in quanto è il classico nome giapponese che viene dato ai cani, un po' come il nostro Fido.
Pochi è un ragazzino la cui madre, in seguito a vari traumi che saranno poi spiegati nel corso della storia, è convinta che lui sia un cane, e come tale lo tratta. Il protagonista della storia, però, non è affatto Pochi, ma una sua coetanea molto stressata, Sayaka Kano, che, grazie all'incontro con quest'individuo così particolare e spensierato, riuscirà a dare finalmente una svolta alla sua vita.
Mentre la seconda storia torna a percorrere i binari della storia originaria, trattando temi molto simili e con gli stessi toni tipici di Kodocha, a spiccare sensibilmente per la sua originalità è la prima parte.
In essa non c'è alcuna traccia di quelle frivolezze, di quegli intermezzi comici o di quelle problematiche con cui i protagonisti hanno sempre a che fare, essa non pretende di creare un legame emotivo tra il lettore e i protagonisti, ma soltanto di raccontare una storia che, seppur con i suoi limiti, si dimostra alquanto valida.
Purtroppo, la storia dura soltanto cento pagine, pagine che l'autrice, in alcuni passaggi, non ha saputo gestire al meglio. Alcuni passaggi, infatti, come l'inizio stesso della storia, rivestono un'importanza a tratti esagerata, mentre altri vengono risolti in poche, misere paginette, impedendo all'opera di raggiungere i livelli più alti cui, con qualche accortezza, avrebbe potuto arrivare la storia.
Tuttavia, sebbene questi limiti e il solito disegno non proprio impeccabile di Miho Obana, La villa dell'acqua merita di essere letta, forse anche più della stessa opera madre.
Il volume si divide in due parti, due storie brevi di cui solo la prima è ancora legata all'opera di partenza.
Essa, infatti, narra la trama del film che Sana e Naozuki recitano nel quinto e nel sesto volume di Kodocha, intitolato appunto "La villa dell'acqua".
Sebbene in esso appaiano sia Sana che Naozuki, non c'è traccia del loro carattere e delle loro peculiarità, sono solo due semplici attori, praticamente, due personaggi completamente diversi.
La trama è essenzialmente horror, Hiroto (Naozuki) è un ragazzino che ha perso i suoi genitori e che decide di mettersi alla ricerca del fratello maggiore, scomparso sei anni prima.
Con l'aiuto di un detective inesperto, riesce a sapere che la sua sparizione è legata a quella della sua ragazza, Mako (Sana), e di una loro amica, Miwa. Scoperto che i tre potrebbero essere stati in una villa vicino a un lago di proprietà del nonno di Mako, Hiroto decide di mettersi alla ricerca di questo posto che, finora, nessuno è riuscito a trovare.
Quando riuscirà nel suo intento, però, si troverà di fronte ad una verità che non avrebbe mai immaginato.
La seconda parte, invece, mette in scena un'altra opera breve, quella di Pochi. Proprio questo nome, Pochi, racchiude il senso di tutta la storia, in quanto è il classico nome giapponese che viene dato ai cani, un po' come il nostro Fido.
Pochi è un ragazzino la cui madre, in seguito a vari traumi che saranno poi spiegati nel corso della storia, è convinta che lui sia un cane, e come tale lo tratta. Il protagonista della storia, però, non è affatto Pochi, ma una sua coetanea molto stressata, Sayaka Kano, che, grazie all'incontro con quest'individuo così particolare e spensierato, riuscirà a dare finalmente una svolta alla sua vita.
Mentre la seconda storia torna a percorrere i binari della storia originaria, trattando temi molto simili e con gli stessi toni tipici di Kodocha, a spiccare sensibilmente per la sua originalità è la prima parte.
In essa non c'è alcuna traccia di quelle frivolezze, di quegli intermezzi comici o di quelle problematiche con cui i protagonisti hanno sempre a che fare, essa non pretende di creare un legame emotivo tra il lettore e i protagonisti, ma soltanto di raccontare una storia che, seppur con i suoi limiti, si dimostra alquanto valida.
Purtroppo, la storia dura soltanto cento pagine, pagine che l'autrice, in alcuni passaggi, non ha saputo gestire al meglio. Alcuni passaggi, infatti, come l'inizio stesso della storia, rivestono un'importanza a tratti esagerata, mentre altri vengono risolti in poche, misere paginette, impedendo all'opera di raggiungere i livelli più alti cui, con qualche accortezza, avrebbe potuto arrivare la storia.
Tuttavia, sebbene questi limiti e il solito disegno non proprio impeccabile di Miho Obana, La villa dell'acqua merita di essere letta, forse anche più della stessa opera madre.