Recensione
White Dragon
6.0/10
White Dragon è una miniserie Shounen di tre volumetti, edita da Planet Manga nel 2000. La storia, senza infamia né lode, vede la caratteristica principale nella caratterizzazione del suo protagonista Pailong, il drago bianco. Pailong è un avventuriero, professionista (non è ben chiaro) dal corpo androgino e dal brutto carattere che come compito principale ha la protezione delle persone (una sorta di protezione testimoni ma illegale). Il drago bianco è un vero asso nel suo mestiere, ma dà il meglio di se quando deve uccidere. La sua arma è una futuristica pistola ad acqua in grado di uccidere esattamente come una normale pistola, ma con la caratteristica di non lasciare tracce. La pistola è nascosta nel suo corpo ed assomiglia ad un lungo guanto utilizzabile grosso modo come gli spara ragnatele dell'Uomo Ragno.
Un'altra versione dell'arma, invece, sfrutta la caratteristica androgina di Pailong. Quando l'avventuriero è vestito da donna, camuffamento che gli riesce molto bene (troppo bene, e la cosa funziona solo nei manga), spara dalle poppe come fossero due mitragliatrici ad acqua, chiaramente finte. Questo secondo modo di uccidere è abbastanza surreale e al limite del trash, però almeno nella storia sembra avere successo, cogliendo tutti impreparati (e vorrei vedere chi si aspetta un attacco del genere).
Termino la presentazione del protagonista con due accenni al comportamento. Tabagista, pessimo carattere, portato all'ira, tutto gli fa schifo a partire dal cibo, senza scrupoli, davvero un antieroe.
Veniamo alla trama. La storia parte con la presentazione di Pailong e della coprotagonista, una ragazza di nome Ayaka, in fuga dopo aver visto morire i genitori per opera della Yakuza. La ragazza è la tipica ragazzina caruccia, spaesata ed intimorita e dal momento in cui entrerà nell'abitazione dell'avventuriero i loro destini si legheranno. La relazione che si instaura tra i due (che in teoria dovrebbero avere una certa differenza d'età, direi da galera) è un po' come quella tra la Bella e la Bestia. Pailong è naturalmente la bestia, ma terminato il suo compito di protezione e vendetta non riesce a liberarsi di Ayaka, se non altro perché la ragazza è una brava cuoca e il giovane da tempo mangia e si nutre molto male (lo stereotipo della donna brava in cucina e che conquista l'uomo tramite il palato è una storia vecchia ma internazionale).
Se il primo volume racconta della relazione tra i due e del conflitto contro la Yakuza, il secondo e il terzo sono uniti in una nuova avventura contro dei pericolosi criminali che conoscono Pailong e i suoi punti deboli. Naturalmente Ayaka sarà presente e spesso di troppo nelle varie situazioni, tanto che Pailong è costretto a fuggire e a proteggerla invece che affrontare i suoi avversari (e sistemarli con il liquidator).
Siccome il manga non offre molto di più rispetto a quello che ho raccontato, la scelta di concludere la miniserie senza allungare il brodo penso sia azzeccata. Ritengo che al di là dell'idea della pistola ad acqua non vi siano tanti altri motivi per leggere quest'opera, che rimane tuttavia un prodotto gradevole sia per la grafica e sia per la lettura poco impegnata. L'edizione Planet Manga con sovracopertina mi è sembrata buona (almeno per il tempo) e la sua lettura è stata un buon diversivo in mezzo a tante serie lunghe anni e anni.
Un'altra versione dell'arma, invece, sfrutta la caratteristica androgina di Pailong. Quando l'avventuriero è vestito da donna, camuffamento che gli riesce molto bene (troppo bene, e la cosa funziona solo nei manga), spara dalle poppe come fossero due mitragliatrici ad acqua, chiaramente finte. Questo secondo modo di uccidere è abbastanza surreale e al limite del trash, però almeno nella storia sembra avere successo, cogliendo tutti impreparati (e vorrei vedere chi si aspetta un attacco del genere).
Termino la presentazione del protagonista con due accenni al comportamento. Tabagista, pessimo carattere, portato all'ira, tutto gli fa schifo a partire dal cibo, senza scrupoli, davvero un antieroe.
Veniamo alla trama. La storia parte con la presentazione di Pailong e della coprotagonista, una ragazza di nome Ayaka, in fuga dopo aver visto morire i genitori per opera della Yakuza. La ragazza è la tipica ragazzina caruccia, spaesata ed intimorita e dal momento in cui entrerà nell'abitazione dell'avventuriero i loro destini si legheranno. La relazione che si instaura tra i due (che in teoria dovrebbero avere una certa differenza d'età, direi da galera) è un po' come quella tra la Bella e la Bestia. Pailong è naturalmente la bestia, ma terminato il suo compito di protezione e vendetta non riesce a liberarsi di Ayaka, se non altro perché la ragazza è una brava cuoca e il giovane da tempo mangia e si nutre molto male (lo stereotipo della donna brava in cucina e che conquista l'uomo tramite il palato è una storia vecchia ma internazionale).
Se il primo volume racconta della relazione tra i due e del conflitto contro la Yakuza, il secondo e il terzo sono uniti in una nuova avventura contro dei pericolosi criminali che conoscono Pailong e i suoi punti deboli. Naturalmente Ayaka sarà presente e spesso di troppo nelle varie situazioni, tanto che Pailong è costretto a fuggire e a proteggerla invece che affrontare i suoi avversari (e sistemarli con il liquidator).
Siccome il manga non offre molto di più rispetto a quello che ho raccontato, la scelta di concludere la miniserie senza allungare il brodo penso sia azzeccata. Ritengo che al di là dell'idea della pistola ad acqua non vi siano tanti altri motivi per leggere quest'opera, che rimane tuttavia un prodotto gradevole sia per la grafica e sia per la lettura poco impegnata. L'edizione Planet Manga con sovracopertina mi è sembrata buona (almeno per il tempo) e la sua lettura è stata un buon diversivo in mezzo a tante serie lunghe anni e anni.