Recensione
Soul Messenger
6.0/10
Oops, I did it again!
Fu il titolo di un famoso album di Britney Spears e in italiano si potrebbe tradurre con un "Mannaggia, l'ho fatto ancora una volta". È una semplice frase che mi piace abbinare all'immaginario di un Tohoru Fujisawa che per l'ennesima volta sforna un'opera interessante, ben congeniata, ben disegnata, intrigante e che, nel vivo del suo corso, "improvvisamente"... finisce! Ma come? Siamo giunti al punto di svolta principale della storia, si aprono risvolti non solo interessanti ma addirittura fondamentali e... cosa accade? L'autore decide di mettere la parola fine alla serie. Assurdo! Ingiustificabile, e per l'appunto non si tratta del primo caso di questo tipo.
Tohru Fujisawa è il mangaka autore del famosissimo Great Teacher Onizuka (GTO), di tutti i sui relativi sequel, prequel e spin-off nonché di una discreta serie di opere "minori" tra le quali possiamo annoverare Soul Messenger e Rose Hip Rose, due esempi lampanti del problema sopra esposto: trame che raggiungono il loro punto di maggior interesse e che invece di progredire vengono terminate senza nessunissimo senso logico. Non sto parlando di opere sospese, no! Magari si trattasse di questo! Potremmo perlomeno conservare la speranza che l'autore ci possa tornare sopra, presto o tardi. E invece no. L'autore ha deciso che la serie debba essere terminata così, aprendo risvolti centralissimi proprio poco prima di scrivere la parola "fine". Così facendo non si può assolutamente parlare di un finale aperto: si deve necessariamente parlare di opere brutalmente mozzate fatte passare per storie concluse. Ai fortunati che non hanno mai avuto la sfortuna d'imbattersi in questo tipo di opere posso assicurare che la delusione alla fine è tanta, specie se il manga sino a quel punto ti era piaciuto e ti cominciava a piacere ancora di più.
Quale che sia la "logica" dell'autore dietro questi bruttissimi esperimenti francamente mi sfugge, voglio solo augurarmi che perda questa malsana abitudine prima di perdere tutti i suoi fans.
Per completezza e per correttezza è giusto precisare che Soul Messenger è nato da una collaborazione di Toru Fujisawa (che curava la storia) e Sho Kitagawa ad occuparsi del lato tecnico. È quindi possibile che lo stop prematuro dell'opera non sia attribuibile al solo Fujisawa che, tuttavia, come precedentemente accennato, ci ha già abituati a brutte sorprese come questa.
La trama era semplice, tanto da poter sembrare persino banale ad una prima occhiata.
Avremo a che fare con una neo fotoreporter dotata del potere di vedere e interagire con gli spiriti dei defunti che, grazie ad un incontro fortuito, finirà per collaborare con un giovane ispettore di polizia sulla soluzione di due avvincenti casi di omicidio. Ci sarebbe stato spazio anche il terzo fondamentale caso sul quale indagare ma, come riportato in precedenza, arrivati a questo punto l'autore decide di "imbandire per bene la tavola" per poi "spegnere la luce ed andarsene a spasso".
Contrariamente a ciò che poteva sembrare, a primo acchito la trama non era affatto banale; sicuramente non brillava di originalità, ma era capacissima di tenere alto l'interesse del lettore sfruttando lo stile grafico di Sho Kitagawa, che è semplice, chiaro e pulito. Anche i due protagonisti principali in breve tempo cominceranno ad esserci simpatici, convincenti e molto ben abbinati.
Ma tutto questo si perde in un "The end" bugiardo e oserei dire "trolloso", una vera presa in giro per i lettori. Con un finale degno di questo nome la valutazione sarebbe stata senza alcun dubbio molto più elevata, ma così come stanno le cose assegnare un 6 è quasi eccessivo - è figlio del fatto che l'opera, fino a quel punto, era risultata molto più che gradevole.
L'edizione della J.Pop è sui suoi soliti standard qualitativi, gode di ottima carta, sovraccopertina e una rilegatura robusta.
Fu il titolo di un famoso album di Britney Spears e in italiano si potrebbe tradurre con un "Mannaggia, l'ho fatto ancora una volta". È una semplice frase che mi piace abbinare all'immaginario di un Tohoru Fujisawa che per l'ennesima volta sforna un'opera interessante, ben congeniata, ben disegnata, intrigante e che, nel vivo del suo corso, "improvvisamente"... finisce! Ma come? Siamo giunti al punto di svolta principale della storia, si aprono risvolti non solo interessanti ma addirittura fondamentali e... cosa accade? L'autore decide di mettere la parola fine alla serie. Assurdo! Ingiustificabile, e per l'appunto non si tratta del primo caso di questo tipo.
Tohru Fujisawa è il mangaka autore del famosissimo Great Teacher Onizuka (GTO), di tutti i sui relativi sequel, prequel e spin-off nonché di una discreta serie di opere "minori" tra le quali possiamo annoverare Soul Messenger e Rose Hip Rose, due esempi lampanti del problema sopra esposto: trame che raggiungono il loro punto di maggior interesse e che invece di progredire vengono terminate senza nessunissimo senso logico. Non sto parlando di opere sospese, no! Magari si trattasse di questo! Potremmo perlomeno conservare la speranza che l'autore ci possa tornare sopra, presto o tardi. E invece no. L'autore ha deciso che la serie debba essere terminata così, aprendo risvolti centralissimi proprio poco prima di scrivere la parola "fine". Così facendo non si può assolutamente parlare di un finale aperto: si deve necessariamente parlare di opere brutalmente mozzate fatte passare per storie concluse. Ai fortunati che non hanno mai avuto la sfortuna d'imbattersi in questo tipo di opere posso assicurare che la delusione alla fine è tanta, specie se il manga sino a quel punto ti era piaciuto e ti cominciava a piacere ancora di più.
Quale che sia la "logica" dell'autore dietro questi bruttissimi esperimenti francamente mi sfugge, voglio solo augurarmi che perda questa malsana abitudine prima di perdere tutti i suoi fans.
Per completezza e per correttezza è giusto precisare che Soul Messenger è nato da una collaborazione di Toru Fujisawa (che curava la storia) e Sho Kitagawa ad occuparsi del lato tecnico. È quindi possibile che lo stop prematuro dell'opera non sia attribuibile al solo Fujisawa che, tuttavia, come precedentemente accennato, ci ha già abituati a brutte sorprese come questa.
La trama era semplice, tanto da poter sembrare persino banale ad una prima occhiata.
Avremo a che fare con una neo fotoreporter dotata del potere di vedere e interagire con gli spiriti dei defunti che, grazie ad un incontro fortuito, finirà per collaborare con un giovane ispettore di polizia sulla soluzione di due avvincenti casi di omicidio. Ci sarebbe stato spazio anche il terzo fondamentale caso sul quale indagare ma, come riportato in precedenza, arrivati a questo punto l'autore decide di "imbandire per bene la tavola" per poi "spegnere la luce ed andarsene a spasso".
Contrariamente a ciò che poteva sembrare, a primo acchito la trama non era affatto banale; sicuramente non brillava di originalità, ma era capacissima di tenere alto l'interesse del lettore sfruttando lo stile grafico di Sho Kitagawa, che è semplice, chiaro e pulito. Anche i due protagonisti principali in breve tempo cominceranno ad esserci simpatici, convincenti e molto ben abbinati.
Ma tutto questo si perde in un "The end" bugiardo e oserei dire "trolloso", una vera presa in giro per i lettori. Con un finale degno di questo nome la valutazione sarebbe stata senza alcun dubbio molto più elevata, ma così come stanno le cose assegnare un 6 è quasi eccessivo - è figlio del fatto che l'opera, fino a quel punto, era risultata molto più che gradevole.
L'edizione della J.Pop è sui suoi soliti standard qualitativi, gode di ottima carta, sovraccopertina e una rilegatura robusta.